Gniezno , venerdì, 15. aprile, 2016 16:00 (ACI Stampa).
“Polonia semper fidelis”, recitava uno degli striscioni portato dai giovani polacchi in piazza San Pietro durante l’agonia di San Giovanni Paolo II nel 2005. Ed è rimasta fedele, la Polonia, al suo Battesimo, avvenuto 1050 anni fa. Tanto che oggi il Paese ex sovietico si può proporre come un modello di nuova evangelizzazione, come ha quasi suggerito il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, inviato speciale per le celebrazioni di questo anniversario specialissimo. Perché per la prima volta in tanti anni la Polonia può celebrare uno degli anniversari speciali del suo Battesimo da Paese libero.
Cinquanta anni fa, per i mille anni del suo Battesimo, Paolo VI accarezzava il sogno di arrivare in Polonia la notte di Natale, celebrare Messa a Czestochowa e poi ripartire. Le autorità sovietiche non volevano, la prova di forza non sarebbe servita, Paolo VI desistette. Poi venne Giovanni Paolo II, il Papa polacco, che con la forza della sua autorevolezza aprì la Polonia al mondo.
Oggi forse è la Polonia che deve aprirsi all’Europa. O viceversa. Il processo democratico ha portato anche ad uno scontro tra la Corte Costituzionale e il governo, con modifiche legislative che hanno creato un forte conflitto istituzionale.
Al di là dei conflitti istituzionali, però, quello che si può denotare è una Polonia più che mai decisa a difendere vita e famiglia. Valori che provengono direttamente da quelle radici cattoliche che nella nazione slava sono rimaste saldissime, nonostante la Polonia sia stata tradita, divisa, fatta sparire e poi restituita al mondo. Nonostante la Polonia abbia salvato l’Europa cristiana a Vienna nel 1683, ma anche le sorti dell’esercito alleato a Montecassino durante la Seconda Guerra Mondiale e l'Europa intera dall'invasione bolscevica nel 1920.
Viene da qui la forza della Polonia, che il Cardinal Parolin ha riconosciuto nella Messa celebrata nella cattedrale di Gniezno il 14 aprile, in occasione del 1050esimo anniversario del Battesimo della Polonia. “L’impegno evangelizzatore – ha detto il Cardinale – è più che mai necessario in una società europea sempre più secolarizzata. E ha invitato, il cardinale, a “guardare il futuro con speranza e rinnovata e fede”.