Gyumri , mercoledì, 27. settembre, 2023 11:00 (ACI Stampa).
Nel Caucaso meridionale, dal 27 settembre 2020, gli armeni vivono un calvario che quasi ma non tutti dimenticano. Un popolo cristiano già vittima di un genocidio soffocato da supposte "ragioni politiche".
Ora l'atto che sembra finale e porta all'esodo di migliaia di persone per cercare una possibile fine del conflitto che coinvolge l'enclave tra Azerbaijan e Armenia il Nagorno Karabakh o come lo chiamano gli armeni l'Artsakh.
La storia è lunga ma più recentemente dopo il 1991 il soviet locale, utilizzando la legislazione sovietica dell'epoca, dichiarò la nascita della nuova repubblica dopo che l'Azerbaigian aveva deciso di fuoriuscire dall'Unione Sovietica. Seguirono un referendum ed elezioni, ma nel gennaio dell'anno seguente la reazione militare azera accese il conflitto che si concluse con un accordo di cessate il fuoco nel 1994. Da allora sono in corso negoziati di pace sotto l'egida del Gruppo di Minsk. Il 27 settembre 2020, l'Azerbaigian ha ripreso il conflitto occupando la parte meridionale del Nagorno Karabakh. La Russia è intervenuta dopo gli appelli dell'ONU ed il 10 novembre 2020 ha annunciato un accordo di tregua tra Azerbaigian ed Armenia e lo schieramento di una forza militare russa lungo il confine. Di fatto un accerchiamento. Lo Stato è interamente circondato dall'Azerbaigian, tranne lo stretto collegamento con l'Armenia garantito dal corridoio di Laçın, sotto controllo e vigilanza della forza russa per il mantenimento della pace e interdetto dal 12 dicembre 2022. Un blocco con gravi conseguenze umanitarie perché é stato interrotto il transito di beni essenziali come cibo, medicine e carburante oltre che, in certe occasioni, anche gas, elettricità e tele comunicazioni.
Ora l'ultimo atto le truppe di questo territorio, riconosciuto dalla comunità internazionale come facente parte dell’Azerbaijan, sono state costrette ad arrendersi lo scorso 20 settembre, dopo una guerra lampo iniziata e vinta dall’esercito azero.
E di ora in ora si aggiorna il bilancio e cresce l’allarme. 'Per fronteggiare quest’emergenza avremo bisogno dell’aiuto dell’Europa', ha dichiarato il direttore della Caritas armena Gagik Tarasyan dal suo ufficio nella città di Gyumri. Decina di migliaia di profughi che cercano rifugio in Armenia.