Città del Vaticano , mercoledì, 3. febbraio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
“Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo”.
Queste parole sono attribuite a Leone XII, al secolo Annibale della Genga, il papa che regnò dal 1823 al 1829 e che avrebbe vietato la vaccinazione contro il vaiolo nello Stato Pontificio.
La frase compare in una lunga catena di citazioni nella letteratura scientifica della seconda metà del Novecento. Ma all’origine della catena manca la fonte per attribuirla a Leone XII, se non l’induzione che tale frase potrebbe essere credibile in bocca di colui che, prima dell’elezione al soglio pontificio, avrebbe definito la vaccinazione un “innesto bestiale”.
La vaccinazione introdotta da Edward Jenner alla fine del Settecento prevedeva infatti l’inoculazione di pus del vaiolo delle mucche da latte (in francese vache, di qui vaccinazione). Tale metodo di immunizzazione risultava più efficace e sicuro rispetto alla variolizzazione, o vaiolizzazione, fino a quel momento praticata, che prevedeva l’inoculazione di pus del vaiolo umano. Ma anche questa esternazione attribuita al della Genga non è documentata, è una notizia riportata di seconda mano durante il conclave del 1823 dall’ambasciatore austriaco a Roma. Per quest’ultimo il futuro Leone XII è un candidato indesiderabile, perché contrario all’ingerenza delle potenze europee nel governo della Chiesa e quindi non gradito alla corte di Vienna.
Non corrisponde alla realtà storica anche l’argomento del presunto divieto di vaccinazione voluto da Leone XII per annullare quanto realizzato dal predecessore, Pio VII, e dal suo segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, in linea con le innovazioni introdotte in Italia durante l’occupazione francese. Questa notizia non è esatta perché in realtà nel 1824 Leone XII non vieta ma rende facoltativa la vaccinazione, che si era diffusa a Roma e nello Stato pontificio sin dai primissimi anni dell’Ottocento senza che si sollevassero da parte delle autorità scrupoli morali o religiosi ma incontrando una certa diffidenza in larghi strati della popolazione. Lo sconcerto per l’introduzione di umori animali nel corpo umano veniva rafforzato da alcuni incidenti che occorsi durante le vaccinazioni impressionarono l’opinione pubblica ostacolando un’ampia e rapida diffusione di tale pratica nel territorio.