Carpi , domenica, 30. gennaio, 2022 10:00 (ACI Stampa).
La prima lettura della Santa Messa ci presenta la vocazione di Geremia. Oggi vogliamo soffermarci sulla figura e la missione del profeta perchè in esse troviamo la ragion d’essere di ogni persona che giunge alla fede. Infatti, i profeti costituiscono come uno specchio nel quale rifletterci. Il primo aspetto che emerge dalla storia di Geremia è la gratuità della vocazione. E’ Dio che chiama. Tuttavia la chiamata di Dio non è una decisione improvvisa, noi diremmo estemporanea, ma è la conclusione di “un cammino d’amore”, di un amore che viene da molto lontano. Dice Dio: “ Prima di formarti nel seno materno ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”. Dunque, quando io ancora non esistevo, non sapevo di me, Qualcuno già mi conosceva, mi aveva pensato, voluto, amato, desiderato. All’origine della vita e della chiamata alla fede di ognuno di noi c’è un disegno più grande di me, che mi sovrasta. C’è Dio e il suo Amore.
“Il profeta - possiamo dire ogni battezzato - è mandato ad annunciare la Parola che Dio gli ha affidato non a un ristretto cerchio di amici o ad una città, ma a tutti. Dice il Signore: Ti ho stabilito profeta delle nazioni”. L’interesse di Dio è il mondo. Si tratta di un compito che va ben oltre la piccola misura umana e che diviene possibile solo perchè il Signore assicura la sua presenza ed il suo aiuto:“ Non temere, io sono con te per salvarti”. La Chiesa fonda la sua sicurezza non sulla ricchezza, non sul potere umano, non sul prestigio, non sulla capacità di influenzare, ma unicamente sulla sicurezza che le viene dal Signore Gesù che è presente in lei e agisce con la sua grazia converte i cuori. Solo così potrà testimoniare un altro mondo, un’altra vita, un altro cielo. In una parola la Verità che è Cristo, salvatore del mondo.
Il rifiuto che il profeta Geremia subisce da parte del popolo è figura dell’esperienza vissuta da Cristo nella sinagoga del suo villaggio di Nazareth. I suoi concittadini rifiutano che Dio possa manifestarsi loro in un uomo che conoscevano e la cui vita era apparsa ai loro occhi banale e vissuta in una quotidianità che suscitava scandalo. Pertanto, per credere che Egli è il Messia, chiedono una prova ben precisa: il miracolo. Cristo non accetta il “ricatto” perché il miracolo avviene dove c’è la fede, non dove regna l’arroganza e la costrizione. La reazione dei Nazaretani è violenta: cercano di ucciderlo.
Questo episodio se una parte prefigura il dramma della passione, dall’altra descrive l’atteggiamento dell’uomo di tutti i tempi nei confronti di Cristo. Di fronte a lui non è possibile rimanere neutrali è necessario operare una scelta perché la Sua pretesa di essere Dio suscita ammirazione o sospetto, adesione fiduciosa o paura, coinvolgimento personale o rifiuto.
Il destino di Gesù si rinnova nella vita della Chiesa e del singolo cristiano. Essi si trovano continuamente di fronte ad un bivio: piegare la Parola di Dio al gusto degli ascoltatori, per piacere al mondo ed ottenere il suo consenso, oppure vivere nell’obbedienza al Signore Via, Verità e Vita e possedere così il bene della vita eterna.