Città del Vaticano , mercoledì, 7. febbraio, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Con un comunicato scarno, senza fare nomi, l’Istituto per le Opere di Religione ha comunicato il 6 febbraio che il Tribunale Civile dello Stato di Città del Vaticano “ha riconosciuto due ex dirigenti di lungo corso dello IOR responsabili di mala gestione”.
I due dirigenti sono stati condannati a risarcire lo IOR dei danni emersi.
“La decisione della Corte – si legge nel comunicato - è il risultato della causa civile avviata dallo IOR nel settembre 2014 attraverso un’approfondita ispezione degli investimenti finanziari intrapresi dall’Istituto nella prima metà del 2013”.
Il comunicato sottolinea anche che la decisione del tribunale “dimostra il significativo sforzo del management dello IOR negli ultimi 4 anni per trasformare l’Istituto”, e “il costante impegno dello IOR verso una governance forte, verso la trasparenza della propria operatività e la determinazione nel soddisfare i migliori standard internazionali”, e conferma “la volontà dello IOR di perseguire attraverso i procedimenti giudiziari qualsiasi cattiva condotta intrapresa a suo danno, non importa dove e da parte di chi”.
Il comunicato non fa nomi, né dice a quanto ammonta la cifra da risarcire, che alcune agenzie quantificano in 47 milioni di euro. Si sa, però, che il processo riguarda Paolo Cipriani e Massimo Tulli, ex direttore e vicegenerale dell’Istituto delle Opere di Religione, erroneamente definita dai media la banca vaticana, anche se non opera come banca. I due si erano dimessi a luglio 2013, per meglio difendere l'Istituto dalle accuse, quando era scoppiato il caso di Nunzio Scarano, l’officiale dell’APSA coinvolto in due differenti procedimenti giudiziari, uno per usura ed esercizio abusivo del credito presso il tribunale di Salerno e uno per corruzione e calunnia presso il tribunale di Roma. Il caso portò alla prima, storica, rogatoria chiesta dalla Santa Sede all'Italia.