Sebastopoli , venerdì, 15. giugno, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Tra le ferite vissute dai cattolici dell’Est in tempo di regime sovietico, c’è anche quello di chiese confiscate, chiuse e profanate. Ed era successo proprio questo alla chiesa di San Clemente a Sebastopoli, in Crimea. Ma la scorsa settimana, dopo anni di petizione, la comunità cattolica ha potuto riavere la sua ‘casa’: il governo cittadino ha deciso di trasferire la proprietà della chiesa alla Chiesa.
La chiesa di San Clemente fu costruita a Sebastopoli nel 1911, nella penisola di Crimea che è stata annessa alla Russia dopo un referendum non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale.
L’edificio fu concesso in uso gratuito a un gruppo di credenti nel 1922. Nel 1930 la Chiesa Cattolica fu registrata di nuovo nell’Unione Sovietica e un altro accordo sull’utilizzo libero dell’edificio venne siglato. Ciononostante, Stalin diede ordine di confiscarla nel 1936.
Distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, la chiesa fu ricostruita e trasformata in un cinema per bambini, chiamato “Amicizia”. Sempre nello stesso edificio, avevano sede un ufficio cambia valute e delle toilette pubbliche. Nel 2016, l’edificio fu riconosciuto come parte del patrimonio culturale.
Sono circa 300 i cattolici di rito latino a Sebastopoli, sebbene si tratti di una comunità presente nella zona da oltre tre secoli. La comunità ha potuto essere registrata ufficialmente solo nel 1995, dopo decenni di persecuzioni, e ha da allora svolto le unzioni liturgiche in un edificio adiacente al cinema.