Roma , martedì, 13. ottobre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
“Se pensate che si è lavorato per 18 anni per arrivare a questa pubblicazione… un lavoro lungo e anche complesso che è partito nel 2002, un lavoro lungo e delicato anche perché si trattava di un libro importante per la nostra chiesa italiana, anzi fra i libri liturgici è IL libro più importante, un lavoro lungo e anche faticoso”. Lo ha detto Monsignor Claudio Maniago, Vescovo di Castellaneta e Presidente della Commissione Cei per la liturgia, presentando nella Basilica di San Giovanni in Laterano al clero romano il nuovo Messale che entrerà in vigore dalla prossima Prima Domenica di Avvento.
Nella lettera che accompagna il nuovo Messale – ha ricordato Monsignor Maniago – “ i vescovi stessi dicono che questa nuova edizione è un dono prezioso che viene fatto ad ogni comunità perché diventa un invito a ciascuno a riscoprire la bellezza e la fecondità della celebrazione dell'Eucarestia. Ecco che allora non si tratta soltanto della presentazione di un libro pur prezioso e importante quanto è un messale, ma siamo qui a dirci con forza che questa può essere una occasione preziosa per noi prima di tutto che siamo chiamati a presiedere la celebrazione dell'Eucarestia ma insieme con noi anche per le nostre comunità che sono chiamate a partecipare alla celebrazione e non ad assistere come ben sappiamo. E una partecipazione può essere attiva, consapevole e piena solo se c'è conoscenza, solo se c'è formazione, solo se c'è una reale iniziazione al rito e questa allora diventa l'occasione preziosa, dove preziosa vuol dire anche che davvero può arricchire le nostre comunità, arricchire anche il cammino di fede delle nostre comunità che ha nella celebrazione dell’Eucarestia il culmine e la fonte”.
Il Papa – ha proseguito il presule – “ci ha richiamato al fatto che questo è uno strumento che aiuterà le comunità della chiesa italiana a celebrare l'Eucarestia nei prossimi anni nel solco della riforma voluta dal Concilio Vaticano II, quindi è sempre si direbbe lo stesso messale e la stessa impostazione rituale che presenta il messale così come è uscito dalla riforma del Vaticano II, quella riforma che sempre - parole del Santo Padre - è una riforma irreversibile e che quindi spinge la chiesa in avanti a camminare, una riforma ancora da realizzarsi in tutta la sua potenzialità. Il Santo Padre ci ha ricordato una espressione che ha usato anche in altre occasioni: che in fondo cambiare un libro liturgico è un'opera grande e importante ma è ben più impegnativo cambiare una mentalità anche nella chiesa, ed è quello a cui dobbiamo tendere e quello a cui si spera possa servire anche questa nuova edizione del messale”.
Noi preti – ha concluso il Vescovo – dobbiamo “riconciliarci con la dimensione rituale che troppo spesso anche ai nostri occhi o alla nostra attenzione rischia di essere facilmente derubricata come cerimonia e quindi anche suscitando in noi magari di fronte a tante altre realtà molto vive e attuali nella nostra pastorale come qualcosa che non deve prendere troppa importanza nel nostro impegno, e questo porta magari a non investire pastoralmente parlando in modo sufficiente su questa dimensione celebrativa proprio perché, ripeto, uso questa espressione per brevità, dobbiamo ancora riconciliarci con la dimensione rituale riconoscendola non automaticamente come una dimensione cerimonialistica e vuota”.
Tra le novità previste nel nuovo Messale la riformulazione di parte del Gloria e del Padre Nostro.