Roma , mercoledì, 15. gennaio, 2025 14:00 (ACI Stampa).
“In questi ultimi tempi, segnati dal tragico atto terroristico del 7 ottobre 2023, dalla guerra
successiva e dall’escalation del conflitto in Medio Oriente, i rapporti tra cattolici ed ebrei, in Italia,
sono stati difficili con momenti di sospetto, incomprensioni e pregiudizi. Ma il dialogo non si è
interrotto. In Europa sono tornati deprecabili atti di antisemitismo e incaute prese di posizione, a
volte anche violente. Proprio per questo il dialogo va rafforzato. Continuiamo a crederci”: così
scrive la commissione episcopale per l’ecumenismo ed il dialogo nel messaggio ‘Pellegrini di
Speranza’ in occasione della 36^ Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra
cattolici ed ebrei in svolgimento venerdì 17 gennaio.
E nella prefazione al libro ‘Un percorso difficile anche per Dio. Sul futuro del dialogo cristiano-
ebraico’, scritto dal teologo Brunetto Salvarani, docente di Missiologia e Teologia del dialogo
presso la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna di Bologna, direttore della rivista ‘QOL’ e
presidente dell’associazione italiana ‘Amici di Neve Shalom Wahat al-Salam’, il presidente della
Commissione Episcopale CEI per l’ecumenismo ed il dialogo, mons. Derio Olivero, vescovo della
diocesi di Pinerolo, ha scritto: “Consapevoli che il dialogo cristiano-ebraico sta attraversando una
fase critica, è necessario conoscere quali siano state e siano le pietre d’inciampo più classiche, e
anche quali siano le contestuali tracce di speranza, oltre che interrogarsi su come, con e dopo il 7
ottobre 2023, si sia aperta un’ulteriore crepa, che rimanda alla necessità di elaborare un paradigma
inedito nel dialogo fra cristiani ed ebrei.
Tutto da pensare, tutto da costruire, e sul quale occorrerà esercitarsi a fondo da parte di chi intenda
dedicarvisi. Noi non siamo ‘la sostituzione’ del popolo d’Israele, né il ‘vero Israele’. Siamo un ramo
spuntato da un popolo che continua a esistere. Il dialogo con questo popolo concreto ci è essenziale
per dire noi stessi. Gesù di Nazareth appartiene al popolo ebraico. Non possiamo comprenderlo
negando tale appartenenza. Non possiamo comprenderci negando tale appartenenza”:
A Brunetto Salvarani abbiamo chiesto di spiegarci il titolo di questo libro: “Il titolo,
volutamente paradossale, l’ho tratto da un testo che mi aveva donato Paolo De Benedetti, uno dei
miei più cari maestri. Allude, evidentemente, alle difficoltà in cui opera chi si dedica al dialogo fra
cristiani ed ebrei”.
Ed ha spiegato i passaggi della genesi del libro: “Come ogni libro, anche questo nasce da unapassione, che viene da lontano. E’ lunga, ormai, la lista di maestri e maestre che hanno contribuito a maturare in me l’idea che il dialogo fra ebrei e cristiani risiede al cuore dell’identità delle Chiese e dei cristiani. Ora, è evidente che dal 7 ottobre scorso, data della mattanza di ebrei in Israele da parte di Hamas, i processi dialogici fra ebrei e cristiani si sono ulteriormente complicati, messi duramente alla prova, come mai finora, mostrando tutte le loro gracilità e vulnerabilità”.
Per quale motivo il dialogo tra ebrei e cristiani è difficile?