Città del Vaticano , lunedì, 12. novembre, 2018 9:00 (ACI Stampa).
“Quello che ha fatto Daesh contro i cristiani della città Mosul e della piana di Ninive è l’esempio concreto della fede della nostra gente che ha preferito lasciare tutto, persino i documenti personali per custodire la fede in Cristo.
Oggi senza dubbio abbiamo molte sfide che minacciano la nostra esistenza e il nostro patrimonio, perciò dobbiamo affrontarle con la fede, la speranza, una visione chiara, una posizione decisa e una volontà salda”. Lo ha ricordato il patriarca caldeo Sako intervenendo al convegno del Pontificio Istituto Orientale per i 700 anni del teologo siriaco Abdīshō' bar Brīkhā. Le antiche chiese del Medio Oriente hanno a lungo attratto l'interesse degli studiosi dell'Occidente.
Il pericolo che ora vivono quelle comunità e il rischio che scompaiano ha rinnovato la attenzione in particolare sulla tradizione siriaca definita da Sebastian Brock come il "terzo polmone" del cristianesimo accanto alle più note tradizioni latine e greche. Accanto alla sua controparte cattolica caldea, la Chiesa d'Oriente Siriaca oggi mantiene una forte presenza nel nord dell'Iraq e in Iran, nella Siria orientale e nel sud dell'India, con diaspore in Europa, Australia e Nord America. Probabilmente l'autore più importante di questa tradizione è il teologo Abdīshō' bar Brīkhā morto nel 1317, metropolita dell'antica sede di Nisibis.
Il Pontifico Istituto Orientale in occasione della visita a Roma del Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, Mar Gewargis III per il 700° anniversario della morte del grande teologo orientale che coincide con il 730° anniversario della visita di Rabban Bar-Sauma a Roma, in qualità di delegato del Patriarca Mar Yaballaha III. Egli incontrò il Papa Nicolò IV e ricevette dalle sue mani la comunione nella Santa Messa della Domenica delle Palme del 1288. Inoltre, il monaco ottenne in dono dal Papa Nicolò IV una mitria e un anello per il Patriarca Mar Yaballaha III come segno di unità.
Eventi antichi che oggi diventano occasione di dialogo e approfondimento e anche un modo per lavorare insieme tra cattolici e ortodossi per difendere la presenza cristiana in Medio Oriente.