Erevan , venerdì, 24. giugno, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Il vuoto di intere generazioni: è questo il segno più profondo che ha lasciato il Metz Yeghern, il “Grande Male”, come gli armeni chiamano l’uccisione sistematica del loro popolo che a più ondate si è scatenato a partire dal XIX secolo. Ma è anche il segno profondo che hanno lasciato 70 anni di regime comunista. Prima la distruzione di un popolo, poi il tentativo di distruggere la loro religiosità: è una qualcosa che va ben oltre la definizione del genocidio.
Un vuoto che si percepisce percorrendo il viale che dalla porta di pietra porta ad Echmiadzin, la prima cattedrale del mondo nata da una visione di Gregorio l’Illuminatore, colui che battezzò il popolo armeno. Proprio in quel luogo, lui vide sarebbe sceso l’Unigenito, e volle che fosse costruita una chiesa. Echmiadzin significa, appunto, la discesa dell’unigenito.
Attorno alla cattedrale, si è creato un complesso che viene chiamato anche “il vaticano armeno”. Nei tempi del comunismo, non era così grande. C’era solo un palazzo appena dietro la chiesa, dove risiedeva il catholicos, il capo della Chiesa apostolica. Poi il complesso è stato ampliato, c’è una nuova sede del catholicossato, e lì Giovanni Paolo II aveva dormito quando era venuto in visita nel 2001.
Ora è inagibile, per via di lavori di ristrutturazione. Papa Francesco dunque risiederà nel vecchio catholicossato, nell’appartamento che Karekin II cederà per lui, e che per una casualità provvidenziale è l’unica parte dell’edificio che appare all’esterno verniciata di bianco. Si sveglierà ogni mattina guardando la chiesa di Echmiadzin, mentre i fedeli che continueranno ad entrare, a pregare, a inginocchiarsi e toccare le icone là dove Gregorio l’Illuminatore aveva visto scendere Cristo.
Il posto è pieno di significati. Ad Echmiadzin, c’è la lancia di Longino, che la tradizione vuole portata lì da San Bartolomeo, considerato fondatore della Chiesa apostolica. E infatti, San Bartolomeo è ritratto in Echmiadzin con una lancia nelle mani. Sempre lì, in un reliquiario a forma di croce, è custodito quello che la tradizione vuole essere un pezzo dell’Arca di Noè.