Roma , venerdì, 26. gennaio, 2018 9:00 (ACI Stampa).
“Alla vigilia di questa visita del Papa, abbiamo fatto dei lavori speciali (premi per i ragazzi) che portano il nome di padre Kowcz.” L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, a capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, introduce così un grande personaggio dell’ecumenismo contemporaneo. E così il Beato Emilian Kowcz, un sacerdote greco cattolico sposato che fu martire nei campi di concentramento, diventa uno dei tre personaggi intorno ai quali ruoterà la visita di Papa Francesco alla Basilica di Santa Sofia.
Papa Francesco visiterà la casa dei greco cattolici ucraini a Roma il prossimo 28 gennaio, e sarà il terzo Papa ad andarvi, dopo che il Beato Paolo VI la visitò nel 1969 e Giovanni Paolo II vi si recò nel 1984, l’anno prima di elevarla a Basilica Minore. Ci sarà un discorso, e poi il Papa scenderà nella cripta: renderà omaggio alla tomba del vescovo Stephan Chmil, che da missionario in Argentina aveva educato il giovane Bergoglio al rito orientale e di cui il 22 gennaio sono ricorsi i 40 anni dalla morte; e si soffermerà a pregare sulla tomba del Cardinale Slipyi, che volle fortemente la Basilica e che chiese che il suo corpo fosse traslato in Ucraina una vola raggiunta la libertà: successe nel 1991, e ora la cripta della Chiesa ne conserva il cuore. Rimarrà sullo sfondo la figura del Beato Emil Kowcz, citata dall’Arcivescovo Maggiore come esempio al termine della settimana ecumenica.
“Il Beato Kowcz – ha raccontato ad ACI Stampa – è stato ucciso dai nazisti nel campo di concentramento di Majdanek, perché era impegnato nel salvataggio degli ebrei in un momento molto difficile della Shoah in Ucraina”. In quel periodo, anche l'arcivescovo Andrej Sheptisky era impegnato nell'opera di salvataggio degli Ebrei.
Una figura non solo ecumenica, ma anche interreligiosa. “Quando era nel campo di concentramento – racconta Sua Beatitudine Shevchuk – scriveva alla sua famiglia che lì vedeva Dio, che salvava tutti: ucraini ed ebrei, lituani… tutti… è un esempio per i nostri sacerdoti, e lo possiamo considerare una vera immagine della Chiesa greco-cattolico ucraina. Lui stesso aveva una idea speciale: che siamo tutti uniti dalla presenza di Dio. Possiamo dunque chiedergli di intercedere per noi”.
La Chiesa ucraina è una Chiesa di martiri. E molti sono martìri recenti, avvenuti dopo lo pseudo Sinodo di Lviv del 1946 che costrinse la Chiesa greco-cattolica in diaspora. Quattro di questi martiri sono raffigurati all’ingresso, a fiancheggiare il portone dal quale Papa Francesco entrerà per ricevere l’abbraccio della comunità greco-cattolica ucraina.