Il testo integrale della Lettera all’episcopato romano-cattolico ucraino alla Chiesa in Polonia
La II Domenica di Avvento è una grande giornata di solidarietà delle Comunità della Chiesa Polacca nei confronti delle Comunità della Chiesa dell’Est, e quest’anno in modo particolare di quella Ucraina. È già la 23/ma volta che i Polacchi guardano a Oriente, per donare una bella testimonianza di memoria verso i cattolici che vi risiedono, i quali, nonostante le difficoltà e le numerose contrarietà hanno conservato la fede. Lo hanno fatto con grande senso della loro identità e unità con tutta la Chiesa Universale. Non hanno mai spezzato l’unità con la Santa Sede e non hanno rinunciato alla loro fede, mentre molti, difendendola, hanno sofferto per il nome di Gesù, accettando la pena della prigione, dell’umiliazione e della negazione all’istruzione. Molti, e non sono piccoli numeri, sono morti, offrendo la loro vita come pietra angolare della Chiesa ed esempio di fermezza. La loro posizione può essere racchiusa nelle parole di S. Paolo Apostolo che, nella Lettera ai Filippesi scrisse: “Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil. 1,21). E realmente è stato così. La loro sofferenza, confidiamo con fermezza, si è rivelata per loro un guadagno perché, come ci dice la fede, riconoscendo Dio, hanno ottenuto dalla Sue mani il premio. Lo scorgiamo e lo vediamo nella salvezza che è diventata la loro partecipazione nel novero dei santi e dei beati oltre che nei frutti terreni del loro sacrificio, quali il rinnovamento delle strutture della Chiesa dopo la caduta del regime comunista.
La Chiesa povera, distrutta e dispersa ha intrapreso il grande cammino della libertà. Fn dall’inizio non è stato facile. Bisognava infatti recuperare e ricostruire le chiese. Bisognava preoccuparsi delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Bisognava prendersi cura pastorale dei fedeli. Oggi possiamo affermare che la Chiesa ha assolto questo compito. È stato possibile in larga misura grazie ai presbiteri e ai religiosi giunti dalla Polonia. Sono stati loro a rimanere accanto ai pochi sacerdoti locali e a intraprendere il grande sforzo del ministero pastorale; condividendo i loro disagi e superando tutti gli ostacoli da parte delle autorità, hanno dato un volto nuovo alla Chiesa. Ciò è stato possibile perché erano sostenuti dalle loro comunità diocesane e religiose, le parrocchie dove in precedenza avevano lavorato e dalle quali provenivano. Grazie al loro ministero si sono creati anche legami di amicizia tra le comunità parrocchiali. Essi durano ancora e sono testimonianza e volto vivo dell’amore evangelico e della cura verso il prossimo nel bisogno.
Qui vengono in mente le parole di S. Paolo Apostolo scritte nella Lettera ai Colossesi: “E qualunque cosa facciate, in parole e opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,17). Pertanto, resi dotti dalla parola dell’Apostolo, ringraziamo la Chiesa Polacca per l’amore fraterno mostrato nell’arco di oltre 30 anni alla Chiesa Ucraina. Questo ringraziamento è il primo che, come Episcopato della Chiesa Romano-Cattolica Ucraina, oggi vogliamo esprimere e lasciare ai Polacchi, i quali, pur non essendo i più ricchi al mondo, sono stati capaci di condividere con coloro che erano ancora più poveri.
Proseguendo, vogliamo porre l’attenzione al titolo di quest’anno della Giornata di Preghiera e di Aiuto alla Chiesa dell’Est che recita: “Inviati nella pace di Cristo”. Nella guerra in corso in Ucraina esso è per noi una luce di speranza e allo stesso tempo orgoglio per l’atteggiamento dei Polacchi. Il Signore Gesù ha detto: In verità io vi dico: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Pertanto, dicendo ancora una volta che vi ringraziamo, lo riempiamo del contenuto dell’amore evangelico, che avete dimostrato negli ultimi mesi, quando avete dato da mangiare agli affamati, avete dato da bere agli assetati, avete vestito gli ignudi e siete venuti in aiuto ai malati. Lo avete fatto a casa vostra, che si chiama Polonia. Per questo atteggiamento, siate benedetti e sappiate di possedere il regno promesso da Dio – di verità, pace e giustizia.
Siamo profondamente colpiti dalla Vostra costante benevolenza, solidarietà e dall’aiuto concreto. Tale atteggiamento è espressione di una fede viva, perché come ha detto l’Apostolo Giacomo: “La fede senza le opere è morta. A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?” (Gc 2,14). Per questo, insieme a tutta la comunità ecclesiale Ucraina, vi ringraziamo e vi chiediamo di continuare a ricordarvi di noi. La vostra benevola memoria si manifesti nella preghiera di implorazione per una rapida fine della guerra e per la pace, ma anche – e questo osiamo chiederlo con umiltà – nelle offerte e nei doni materiali.
Ci rendiamo conto che anche per voi è difficile vivere. Pensate però anche ai vostri fratelli e sorelle nella fede che si trovano alla soglia di una catastrofe umanitaria, legata alla distruzione delle infrastrutture energetiche e, di conseguenza, all’ansia e paura per l’inverno in arrivo. Già da ora sperimentiamo la mancanza di corrente elettrica e la conseguenza è la mancanza di riscaldamento e di acqua. Praticamente in tutta l’Ucraina si può usare solo 4 ore al giorno. Vi sono anche luoghi in cui non c’è per giornate intere. Per questo si avvicina a noi un nemico che si chiama freddo, la paralisi delle comunicazioni e la paura. Oggi la guerra non è solo al fronte, dove si svolgono le lotte che portano morte e feriti tra i soldati e i civili, ma è anche la paralisi della vita quotidiana.
San Giovanni Paolo II disse: “Credo che più si ama, più si opera, perché un amore, che non fosse niente più che un sentimento, non si potrebbe neanche chiamare amore”. Vi chiediamo proprio questo amore che si esprime nel sostegno materiale. Esso ci aiuterebbe ad assicurare le necessità basilari, come l’acquisto di generatori di energia, grazie ai quali nelle nostre parrocchie potremmo organizzare luoghi di rifugio per i nostri fedeli, perché nei momenti critici possano riscaldarsi o preparare pasti caldi.
Nei momenti di esperienze così grandi, quando la guerra lascia dietro di sé morte, sofferenza e rovine, la comunità ecclesiale Ucraina non è da sola, perché la Chiesa polacca è con lei. Siete con noi dal 24 febbraio, quando è cominciata la guerra. È difficile oggi sintetizzare con i numeri l’aiuto ricevuto, ma è enorme, come è enorme il cuore dei Polacchi. Vi chiediamo: siateci ancora vicini! Questa nostra richiesta, che indirizziamo alla Chiesa in Polonia, che poniamo nelle mani dell’Episcopato Polacco, è un appello di paura e ansia per la sopravvivenza. Cosi, quindi vi ringraziamo ancora una volta per il dono della preghiera e dell’aiuto economico, con cui ci sosterrete nella II Domenica di Avvento. Ad oggi, il modo più efficace per manifestarvi la nostra gratitudine è attraverso la preghiera per le persone di buona volontà.
Dio, Padre di Misericordia Vi ricompensi per tutto il bene che ci avete fatto e Vi protegga Maria Santissima, nostra comune Regina e Madre.
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