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"Il futuro negato": ecco i risultati della ricerca Caritas sugli adolescenti romani

“Il futuro negato. Progetto e sogni di adolescenti e giovani romani” è la ricerca realizzata dalla Caritas di Roma e curata dal sociologo Mario Pollo

Giovani  |  | Diocesi di Cremona Giovani | | Diocesi di Cremona
 “Il futuro negato. Progetti e sogni di adolescenti e giovani romani” è la ricerca realizzata dalla Caritas di Roma e curata dal sociologo Mario Pollo. Nell’arco di un anno sono stati coinvolti in 16 "Focus Group" decine di adolescenti delle scuole e delle parrocchie romane per approfondire alcuni temi legati all’impegno politico e sociale, alla spiritualità e ai progetti futuri. Oggi, a Roma, sono stati presentati i risultati dell'importante ricerca.
L'analisi sugli adolescenti romani – promossa in collaborazione con l’Ufficio Scuola e il Servizio per la pastorale giovanile della Diocesi di Roma - è stata raccolta interamente in un volume.
Scrive Mario Paollo, l'autore del volulme e il sociologo che ha curato la ricerca, introducendo l'analisi: "L’obiettivo della ricerca è la descrizione, l’analisi di come gli adolescenti e i giovani romani concepiscono il futuro e come vivono il suo generarsi nella vita quotidiana attraverso la progettualità esistenziale, di come questa sia o non sia influenzata dal sogno e, infine del valore e del senso che essi attribuiscono al cambiamento. Da molti anni ormai gli studi sul mondo giovanile hanno evidenziato il rapporto critico che le nuove generazioni hanno con il futuro. Tanto è vero che spesso si parla del fatto che i giovani sarebbero addirittura stati espropriati del loro futuro da parte degli adulti che li hanno generati ed educati. Tra l’altro la cultura sociale contemporanea è attraversata da una profonda crisi della nootemporalità e, quindi, appare plausibile l’ipotesi che il rapporto problematico delle nuove generazioni con il futuro sia una diretta conseguenza di questa crisi. Così come l’indebolimento della dimensione progettuale che fa si che molti giovani vivano una sorta di perenne centratura sul presente. Corresponsabile della crisi della progettualità appare essere anche la scomparsa dei sogni del futuro, che ha all’origine sia un indebolimento della speranza, sia la crisi delle grandi narrazioni che orientavano l’agire nel presente delle persone verso la costruzione di un futuro sognato".
Anche il metodo dell'analisi è spiegato dallo stesso sociologo: "La ricerca è stata perciò svolta con l’utilizzo di uno strumento di indagine sociale assimilabile al Focus Group, che non sono stati condotti da un ricercatore ma da persone che avevano un rapporto di tipo educativo o di servizio con gli intervistati. Ad esempio, un insegnante, un animatore, un operatore dei servizi, ecc. Ogni animatore del Focus Group ha potuto contare sull’assistenza di un tutor ed entrambi hanno ricevuto una formazione specifica. Questi simil Focus Group erano composti da un minimo di otto a un massimo di dodici membri cui sono stati offerti degli stimoli di discussione secondo una griglia di temi identica per ogni gruppo. I gruppi hanno sviluppato la discussione intorno ai temi proposti dalla griglia nel corso di tre incontri, separati l’un l’altro da una settimana. La durata di ogni incontro si è collocata mediamente in un intervallo tra l’una e le due ore. Ogni gruppo è stato formato da persone appartenenti a una delle seguenti fasce di età: 16/19; 20/23; 24/28 anni".
Un importante quesito della ricerca è stato il rapporto dei giovani con la città di Roma: Qual è il rapporto dei giovani con la città, con Roma? Sono orgogliosi o indifferenti della loro condizione di cittadini romani? Che cosa li rende orgogliosi o al contrario indifferenti? Che cosa apprezzano in particolare, della città di Roma?
"Colpisce che la maggioranza degli adolescenti che abitano in periferia, da un lato, sia orgogliosa di vivere a Roma per la sua storia, la sua bellezza e la sua fama, ma, dall’altro lato, non conosca la maggior parte del centro storico per il quale Roma è famosa e molto visitata dai turisti. A questo proposito occorre sottolineare, come osserva uno di loro, che la loro scarsa conoscenza della città è anche dovuta alla sua enorme estensione territoriale", così riporta il volume spiegando i risultati della ricerca.

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Una parola che ricorre davvero spesso nell'articolato volume della Caritas di Roma è social network: "Il social networking rappresenta oggi una delle forme più evolute di comunicazione on line che riguarda miliardi di utenti e che è in costante crescita. Esso consente alle persone di stabilire delle relazioni utilizzando i media elettronici all’interno delle comunità che sono state definite di sentimento e di destino. In uno dei gruppi di adolescenti della periferia di Roma vi sono alcuni casi di utilizzo dell’accesso ai social, attraverso lo smartphone, per una quantità di tempo giornaliero importante che può anche essere definito eccessivo. Anche se la sola quantità del tempo speso sui social e su internet in generale, non è sufficiente per affermare che si sia in presenza di una dipendenza è comunque un indicatore di rischio".
Nell'ultima parte del volume si evince a grandi linee il senso generale della ricerca di Mario Pollo: "Dalla lettura e dall’analisi degli interventi che si sono sviluppati nei focus group emergono alcune significative differenze tra gli adolescenti residenti in quartieri di periferia e quelli residenti in quartieri del centro o comunque ritenuti di maggior pregio. Queste differenze non hanno solo origine nell’eredità culturale della famiglia di origine e nell’ambiente socioculturale ma anche nella scuola. Confrontando i focus group si può osservare che studenti dello stesso tipo di scuola secondaria superiore, il liceo, manifestano capacità verbali, di concettualizzazione e un interesse per lo studio significativamente diversi, che contribuiscono a formare differenti orientamenti verso il futuro. Questa osservazione conferma i risultati di innumerevoli ricerche che hanno evidenziato come la scuola non sia in grado di far superare le disuguaglianze del capitale culturale che ogni giovane riceve in eredità dalla propria famiglia di origine. E questo significa che quelli che hanno ricevuto un certo tipo di eredità culturale hanno una maggiore probabilità di conseguire un successo scolastico e di affrontare con più chance il mercato del lavoro".