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Il Cardinale Zuppi: "Con il Giubileo impariamo a metterci al servizio dei piccoli"

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto la sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi |  | CNA Il Cardinale Matteo Maria Zuppi | | CNA

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha aperto la sessione invernale del Consiglio Episcopale Permanente.

Il porporato – nella sua prolusione – ha lanciato immediatamente l’allarme sul dilagare del gioco d’azzardo in Italia. “Occorre una forte azione educativa per liberare da quella che facilmente diviene una vera dipendenza: per questo, serve il coinvolgimento delle aziende dell’azzardo e anche lo Stato deve mettere sempre al primo posto la salute dei cittadini”.

Parlando poi del cammino sinodale della Chiesa italiana, il Presidente della CEI ha ricordato che “una Chiesa profetica è una Chiesa che dialoga. Ma gli attori di questo dialogo sono tutti i credenti nella loro vita personale, relazionale, lavorativa, sono le istituzioni ecclesiali, le parrocchie, i movimenti. Parlare con tutti delle grandi e piccole tematiche della vita quotidiana e della dimensione sociale e nazionale. Di fronte a tanta terribile sofferenza del mondo, alle guerre e alla povertà, al ripiegamento individualistico, sentiamo il motivo del mandato missionario, la sua necessità e urgenza. È il nostro oggi! È la ragione del nostro Cammino sinodale! Per questo, ci si preoccupa di far circolare, nei modi opportuni e possibili, sempre con tanta umanità e amabilità, senza proselitismo, il messaggio cristiano nell’umano discorso tra tutti. Questo interpella soprattutto i laici nella vita quotidiana, nell’amicizia con ognuno, nel relazionarsi quotidiano. Coinvolge la Chiesa a intervenire nelle diverse occasioni di dibattito e di incontro. Tanta gente che cerca senso e risposte - una realtà grande che non va sottovalutata - ha bisogno di trovare interlocutori. E questi sono i laici nella vita quotidiana. È il loro grande compito. Il discorso di fede circola tra le parole e gli incontri della vita quotidiana”.

L’auspicio del Cardinale Zuppi per questo Giubileo è che possa diventare “il tempo in cui riflettiamo e maturiamo insieme non la volontà di essere una minoranza triste, ma il coraggio di diventare minori felici, nel senso in cui la spiritualità francescana ci ha spiegato questa idea. Diventare minori, cioè piccoli, è la via evangelica per guardare il mondo come i piccoli, per riconoscere e legittimare i piccoli, per far crescere i piccoli per compiere le grandi cose degli umili. Penso a una Chiesa che sia con gioia minore come minore è stato Giovanni Battista, che dava testimonianza di un Altro più grande di lui e diceva di voler diminuire perché Lui crescesse. Penso, quindi, al Giubileo come a un tempo in cui individuare i piccoli delle nostre Diocesi e metterci al loro servizio, perché cresca in loro la speranza e si prepari così anche il Regno di Dio. Penso alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Penso alle vittime di abusi, la cui sofferenza portiamo nel cuore e ci impegna con rigore nel contrasto e nella prevenzione. Penso ai carcerati. Mi piacerebbe che il Giubileo ci spronasse a fare programmi creativi e stabili per quanti vivono difficoltà, anche in collaborazione con quanti condividono la nostra stessa sensibilità”.

Parlando poi dell’Assemblea sinodale celebrata a novembre, il Cardinale Zuppi ha precisato: “Il Cammino sinodale si è già rivelato nel suo svolgersi un segno di vitalità delle Chiese che sono in Italia. Adesso spetta a noi tutti portare a compimento questo processo, fornendo indicazioni chiare per poi accompagnare la fase della recezione, sostenendo in primis i nostri presbiteri. Il Giubileo può diventare una occasione per tornare a bussare alla porta dei Paesi ricchi, compresa l’Italia, perché rimettano i debiti dei Paesi poveri, che non hanno modo di ripagarli. Qui vivono milioni di persone in condizioni di vita prive di dignità”.

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Poi il grande tema della pace. “La Chiesa italiana innalza a Dio la preghiera perché il Giubileo offra l’opportunità per raggiungere i tanti attesi e indispensabili negoziati che trovino soluzioni giuste e durature, con una forte ripresa della presenza della comunità internazionale e del multilateralismo e degli strumenti necessari per garantire il diritto e non il ricorso alle armi per risolvere i conflitti. La tregua raggiunta in Terra Santa ci auguriamo che rafforzi la pace e avvii un nuovo processo che porti ad un futuro concreto. La Chiesa in Italia è vicina a Israele perché possa riabbracciare finalmente i propri cari rapiti, avere la sicurezza necessaria e continuare a lottare contro l’antisemitismo che si manifesta dentro forme subdole e ambigue. La Chiesa in Italia è vicina ai palestinesi e alla loro sofferenza perché si possa finalmente avviare un percorso che permetta a questo popolo di essere riconosciuto nella sua piena dignità e libertà. Sono in gioco interessi sempre più elevati nella produzione e nel commercio di armi”.

E tornando sull’Italia, il Presidente della CEI ha parlato del tema migratorio: “Nonostante la riduzione degli sbarchi rimane elevato il numero di vittime di naufragio. È evidente la necessità di non indebolire la cultura dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, offrendo regole di diritti e doveri sicuri, flussi e canali che permettano l’ingresso dei necessari lavoratori, che non sono mai solo braccia, ma persone che richiedono politiche lungimiranti di integrazione. L’esperienza dei corridoi umanitari e lavorativi è da valorizzare perché garantisce dignità e sicurezza a chi fugge da situazioni drammatiche. Le Diocesi italiane, con il loro impegno, sono un faro di accoglienza”.