Roma , mercoledì, 3. aprile, 2019 17:00 (ACI Stampa).
Nonostante gli sforzi per difendere il diritto alla libertà religiosa, si assiste oggi “ad un deterioramento, e si potrebbe persino dire ad un attacco, a questo diritto inalienabile in molte parti del mondo”. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, comincia da questo assunto il suo intervento al simposio “Stand together to Defend International Religious Freedom”, organizzato dall’ambasciata USA presso la Santa Sede.
Una giornata di studi che è parte del percorso degli Stati Uniti per difendere la libertà religiosa che è culminato nel ministeriale di Washington lo scorso luglio in cui si definì la persecuzione gentile contro la religione, e che si combina con il lavoro del network e campagna media Stand Together, avviata nel 2017.
Il Cardinale Parolin non nasconde la realtà di una libertà religiosa a rischio, nonostante la religione sia “sempre stata soggetto di grande considerazione, come si è visto nel modo in cui viene regolata in leggi interne o internazionali”, perché “la scelta della fede e la conseguente decisione di aderire ad una religione colpisce ogni livello della vita, e in particolare le sfere sociali politiche”.
È il motivo per cui “scegliere e praticare una religione deve essere libero da coercizioni”, come stabilito sia nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sia nell’Accordo internazionale sui Diritti Civili e politici.
Nonostante questo, le violazioni alla libertà religiosa sono costanti, e restano spesso impunite. Il Cardinale Parolin chiede che i media mettano in luce le realtà che “minacciano il bene comune della famiglia umana”, e tra queste “il numero di violazioni di libertà religiosa”. Ma chiede anche a Stati e istituzioni di lavorare insieme per “creare un ambiente socio-politico che rispetti la libertà della coscienza della persona e il suo credo allo stesso modo del suo diritto ad essere eguale agli altri cittadini, specialmente in quei contesti in cui il loro credo non è quello della maggioranza”.