Altro tema, è quello della diplomazia. Due gli scenari più importanti: quello argentino e quello statunitense. In Argentina, si trova a confrontarsi con il periodo buio della dittatura militare. Ma è dopo che viene anche accusato di connivenza con il regime.
Spiega il vescovo Toso nell’introduzione al volume: “Peraltro, la «leggenda nera» attorno al Nunzio Laghi appare inverosimilmente sproporzionata, maldestramente costruita, ingigantita ed ideologizzata. Attende, pertanto, di essere «decostruita», perché sono ormai parecchie le testimonianze che la delegittimano, mostrandone l’incredibile mostruosità. D’altro canto, il Nunzio Laghi era un semplice diplomatico e uno «straniero», in un Paese che mostrava a lui non tanto affetto quanto, piuttosto, distacco, sospetto se non odio, come cominciarono a manifestargli i militari al potere. Come poteva essere «parte integrante della dittatura militare argentina»?”
Con l’apertura degli archivi vaticani del tempo della dittatura argentina, disposti da Papa Francesco che ha ovviamente una certa sensibilità per il tema, si potranno chiarire molte cose. Ma tutti gli aneddoti mostrano piuttosto un diplomatico accorto, persino coraggioso, che curava personalmente i perseguitati. Lo racconta Luis Badilla Morales, in un commosso ricordo di come il nunzio aiutò due “libri”, ovvero due sacerdoti scomparsi il cui caso aveva portato alla sua attenzione.
Quindi, il periodo statunitense. Dopo la prima parentesi da giovane monsignore, Laghi vi arriva a guidare una delegazione che diventerà poi una nunziatura con l’apertura dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti. E lì si distingue per un metodo di lavoro aperto, per un clima di grande fiducia per i collaboratori, ma anche per la continua volontà di parlare con i vescovi, conoscerli, vedere quello che davvero succedeva negli Stati Uniti. Non erano tempi semplicissimi, si trattava anche di operare un ricambio generazionale dei vescovi americani che fu massiccio tra Anni Ottanta e Novanta, frutto anche di una epoca di vivace dibattito.
Ma non va sottovalutata, nella sua parentesi diplomatica, anche il lavoro come delegato in Palestina, lavoro che gli valse la cittadinanza onoraria di Betlemme che lui ha voluto con orgoglio apposta sulla sua tomba. Una cittadinanza onoraria che veniva anche dal lavoro fatto per portare l’università cattolica lì a livelli di eccellenza.
Ed è qui che il lavoro del Cardinale Laghi si lega a quello di Prefetto della Congregazione dell’Educazione Cattolica. I nunzi hanno a che fare con le università e le istituzioni cattoliche dei Paesi in cui risiedono, e il tema della cultura è centrale nei loro discorsi. Il lavoro del Cardinale Laghi partiva dal cuore dell’uomo, e lo si nota in particolare dall’ultimo intervento, tenuto il 15 dicembre 1999 nel contesto di un convegno internazionale dell’AIDS organizzato in Vaticano.
Parlando di “AIDS e scuola: i luoghi dell’educazione ai valori”, il Cardinale ricordava, citando Robert Gallo, uno degli scopritori dell’HIV, che “per contrastare la diffusione i mezzi medici non bastano è molto importante che vi siano campagne che vadano in profondità a cui partecipano i vari attori della società, contro pratiche che sono contrarie alla natura biologica dell’uomo. E in particolare occorre educare la gioventù contro il rischio del vagabondaggio sessuale”.
Per il Cardinale Laghi, dare all’educazione il suo valore significava fare in modo di “mettere in grado di saper operare delle scelte libere, in base a valori liberamente assunti”, e per questo “una libertà che sceglie senza valori si tramuta in zavorra, peso e inferno” e l’AIDS “poteva divenire il sintomo più tragico di una libertà spesa male, di un vuoto esistenziale, riempito dai paradisi artificiali prodotti dalle droghe e dal vagabondare senza meta”.
Altro tema sviluppato dal Cardinale Laghi era quello della famiglia, perché “dall’osservatorio della Congregazione per l’Educazione Cattolica, si registrava una crescente crisi della famiglia, dovuta alle nuove situazioni di vita, ma anche al dilagare di dottrine, di concezioni di vita e di costumi contrari al Vangelo e al vero bene della persona umana”.
Sotto la sua guida, la Congregazione per l’Educazione Cattolica aveva, appunto, lanciato le “Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio e alla famiglia”, in cui si sottolineava che “La preparazione alla pastorale familiare raggiungerà però nei Seminari le sue vere finalità soltanto quando tutti, sia i formatori sia i formandi, saranno convinti della sua importanza essenziale ed ineludibile e faranno della famiglia effettivamente ‘la prima e la più importante via’ del loro ministero”. Parole che suonano “profetiche”, nota don Sandro Panizzolo, capo ufficio della sezione seminari della Congregazione dell’Educazione Cattolica.
Infine, il Cardinale Laghi fu Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta. Vi arrivava da due esperienze con l’ordine, una negativa, vissuta in Argentina, dovel o SMOM era particolarmente elitista, e una positiva, vissuta negli Stati Uniti.
In particolare, il Cardinale Laghi ebbe un ottimo rapporto con il Gran Maestro Matthew Festing. “Durante il Magistero di Festing – scrive monsignor Maurizio Tagliaferri, relatore della Congregazione delle Cause dei Santi - si iniziò un rapporto personale e non meramente istituzionale tra Cardinalis Patronus e Gran Maestro. Festing ricorreva spesso a Laghi quando cominciò ad organizzarsi, perché voleva attuare una piena rinascita dell’Ordine soprattutto dal punto di vista spirituale. Laghi fu di grande aiuto a Festing nel tentativo di arginare una sorta di deriva laicizzante. Festing fu molto vicino a Laghi durante la sua malattia e ne accusò la scomparsa”.
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È il tema della riforma dello SMOM, ritornato in auge con i drammatici fatti che hanno causato prima le dimissioni di Festing, poi la luogotenenza di Dalla Torre e il lavoro verso nuovi statuti dell’Ordine.