Genova , venerdì, 17. maggio, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, ha presieduto ieri al Santuario della Madonna della Guardia la Messa per la Giornata della Santificazione del Clero. Nella celebrazione è stato ricordato il Cardinale Giuseppe Siri, a 30 anni dalla morte.
“Dio - ha detto il porporato - ha scelto noi ad uno ad uno, ci conosce per nome, ci ha scritti sul palmo della Sua mano, ci ha chiamato amici, ci ha messo a parte dei Suoi segreti, ci ha dato il potere che non ha dato agli angeli, ci ha costituiti pastori delle anime che Lui ha redento con il Suo sangue”.
“Gesù – ha proseguito l’Arcivescovo - chiamandoci a stare con Lui ci ha chiamati ad una intimità radicale, che ci porta a misurare tutto di noi su questa elezione di grazia, sul cuore a cuore con Dio che rischiara anche la notte e il riposo. Tutto di noi, e tutto della nostra esistenza, è segnato dall’essere scelti da Lui nonostante noi, per associarci alla sua missione di salvezza. Oggi Dio è spesso una presenza non guardata; per questo l’uomo moderno è smarrito: conquista il mondo e perde l’anima, ma la nostalgia resta e resterà sempre! E’ questa la ragione per cui il migliore alleato del Vangelo non sono i programmi, le risorse, la cultura, ma l’uomo nella profondità del suo essere e della sua misteriosa inquietudine”.
Secondo il Cardinale Bagnasco “la cultura odierna è una cultura di distrazione dall’essenziale, indebolisce i legami personali ed etici, tende ad omologare le differenze, vuole distruggere la tradizione e il senso della storia per trasformare la comunità in un agglomerato uniforme, dove nessuno trova casa ma solo alloggio. E, intanto, in nome della libertà la si distrugge: sappiamo, infatti, che il modo più efficace per sciogliere la libertà non è quella di reprimerla, ma quello di creare un labirinto di scelte tale da paralizzare la capacità di discernere e decidere responsabilmente. C’è bisogno di un’eruzione di lava bruciante per prosciugare l’alluvione inerte dei giorni, e questa lava è la nostra santità di Pastori”.
Al clero l’Arcivescovo di Genova non chiede di essere moderno ma attuale e - ha concluso - “la chiamata ricevuta è troppo bella per non viverla nella lode, protesi verso la santità che Dio ci offre. A noi tocca ripetere il gesto di Pietro che – camminando sulle acque – affonda, ma il Maestro gli tende la mano amica e salvatrice”.