Hiroshima , giovedì, 6. agosto, 2015 10:20 (ACI Stampa).
C’era un cappellano a benedire la “squadra della morte” che sganciò la bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto del 1945 e poi quella su Nagasaki il 9 agosto 1945. Quel cappellano si chiamava George Zabelka, ed era semplicemente il cappellano del Gruppo Composito 509, quello della bomba. Per anni è stato rincorso dal rimorso per aver benedetto quella spedizione che causò la morte immediata di 80 mila persone ad Hiroshima e 40 mila a Nagasaki.
Del suo rimorso, raccontò in una intervista del 1980, ritirata fuori dagli archivi in questi giorni in cui ricorda il 70esimo della bomba. L’intervistatore era Charles McCharty, un professionista della pace, poi diventato sacerdote. A McCharty, Zabelka ricordò che la Chiesa proibiva l’uccisione di civili. Eppure dall’isola Tinian, nel Pacifico del Sud, dove era stabilito il gruppo della bomba atomica, c’era un aeroplano che prendeva il volo ogni tre minuti.
Nell’intervista, padre Zabelka racconta che “molti di questi aeroplani erano diretti in Giappone con il preciso scopo di uccidere non un solo bambino, o un civile, ma di massacrare centinaia e migliaia di bambini e civili. E non ho detto niente.”
“Come cappellano – continua padre Zabelska – ho spesso dovuto entrare nel mondo di ragazzi che perdevano la testa a causa di qualcosa che avevano fatto in guerra. Ricordo un giovane che era impegnato nel bombardare le città in Giappone. Era nell’ospedale di Tinian Island, in balia di un completo collasso mentale.”
Questo giovane aveva raccontato a Zabelska che “era stato in una missione di bombardamento a bassa altezza, volando proprio giù verso una delle strade principali della città, e davanti a lui è apparso un ragazzino, piccolo, nel mezzo della strada, che guardava con una meraviglia da bambino l’aereo. L’uomo sapeva che in pochi secondi il bambino sarebbe morto a causa del napalm che lui aveva già sganciato.”