Se il tema dell’incontro è la comune concezione della santità, va notato che un percorso ecumenico è stato portato avanti anche a partire dai santi che le confessioni cristiane venerano reciprocamente.
Un evento importante in tal senso è la traslazione delle reliquie di San Nicola di Bari in Russia due anni fa, con la partecipazione di migliaia di fedeli. Non si trattava di un caso isolato, e si potrebbe dire che Papa Francesco persegue una vera e propria strategia di ecumenismo delle reliquie: sempre due anni fa, le reliquie di San Filippo furono rimandate in Turchia, mentre lo scorso anno Papa Francesco ha donato quelle che si crede essere le reliquie di San Pietro al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Nel 2019, Papa Francesco ha anche autorizzato il “prestito” della tunica di Thomas Beckett alla Chiesa Anglicana, per le celebrazioni dell’850esimo anniversario del martirio. La tunica insanguinata, arrivata da Santa Maria Maggiore, resterà in Inghilterra per tutto il 2020.
Ma l’ecumenismo dei santi non passa solo per le reliquie, ma anche attraverso le vite e gli esempi di santi considerati tali da più confessioni cristiani. E qui non può non venire in mente San Gregorio di Narek, santo anche per la Chiesa Apostolica Armena, celebrato in Vaticano da una statua installata nel 2018
Il primo anniversario dell’incontro tra Papa Francesco e Kirill era stato celebrato a Friburgo, in Svizzera. Il secondo a Vienna, in Austria, e il terzo a Mosca, sul tema della difesa della vita. Oltre all’ecumenismo dei santi, sono stati dunque individuati come “luoghi ecumenici” anche i temi della persecuzione dei cristiani e della difesa della vita, mentre la questione ucraina era stata parte del dibattito del primo anniversario dell’incontro dell’Avana.
In questo modo, Papa Francesco punta ad un ecumenismo pratico, che si basa più sulle cose da fare in comune che sul dibattito teologico. E non potrebbe essere altrimenti: a seguito dello scisma ortodosso, e delle frizioni con il Patriarcato di Costantinopoli con cui aveva rotto la comunione, il Patriarcato di Mosca ha deciso di non partecipare al tavolo teologico cattolico-ortodosso, che ha comunque continuato i suoi lavori, ed è rimasto in aperta contestazione con Costantinopoli. Sebbene la posizione neutrale della Santa Sede sia stata apprezzata dagli ortodossi di Mosca, si preferisce evitare di entrare nelle questioni di taglio più politico, per concentrarsi sul rapporto tra le due confessioni cristiane.
Un rapporto che potrebbe portare anche ad un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. Lo aveva sostenuto, nel settembre 2019, Vsevolod Chaplin, ex presidente del settore sociale del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca. Chaplin è poi morto a inizio 2020, in maniera improssiva, a soli 51 anni.
Nella sua dichiarazione, Chaplin ricordava che monsignor Khaled Akasheh, capo ufficio della sezione per i rapporti con l’Islam del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, aveva incontrato il 18 settembre 2019 Dariga Nazarabeva, figlia del presidente, durante una sua visita in Kazakhstan per partecipare alla XVII sessione del Congresso Mondiale Religioso. A quell’evento, nelle intenzioni del presidente Narzaev, avrebbe dovuto partecipare Papa Francesco, invitato a recarsi ad Astana, oggi Nur-Sultan, per appoggiare la sua politica di “pacificazione mondiale delle religioni”.
L’invito per il Papa era stato consegnato al Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che aveva risposto mostrando apprezzamento per il Forum kazhako. Il Congresso interreligioso di Nur-Sultan si richiama esplicitamente all’incontro per la pace ad Assisi convocato da Giovanni Paolo II nel 1986.
Sembra che anche il Patriarca Kirill abbia in agenda di partecipare all’incontro il prossimo anno, e se ci fosse la contemporanea presenza del Papa si avrebbe la possibilità per questo secondo incontro.
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