Città del Vaticano , domenica, 12. luglio, 2020 11:00 (ACI Stampa).
I lavoratori del mare sono spesso costretti lontano da casa, in condizioni difficilissime, con contratti di lavoro che a volte rasentano la schiavitù e l’impossibilità di vedere terra per diverso tempo. Ora, con la crisi del Coronavirus, hanno dovuto persino prolungare il loro turno di lavoro, sono rimasti ancora più a lungo lontano da casa per via della chiusura dei confini, e sono a volte colpiti anche dallo stigma del possibile contagio.
Ad accendere i riflettori su questa categoria di lavoratori quasi sempre dimenticata ci pensa la Chiesa cattolica, che all’Apostolato del Mare ha dedicato una sezione ora inclusa nel Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Proprio il prefetto del Dicastero, il Cardinale Peter Turkson, ha inviato un messaggio in occasione della Domenica del Mare.
L’idea era quella di celebrarla a Glasgow, dove cento anni fa, nel 1920, vede le prime mosse l’apostolato del Mare, che prese a prestito il nome di apostolato dai gesuiti. Fu lì che un gruppo di laici, tra cui un anglicano convertito al cattolicesimo, pensò di dare forma all’impegno per i marittimi. Questa sollecitudine divenne parte dell’impegno ufficiale del Vaticano, con un segreteria inserita prima nella Sacra Congregazione Concistoriale negli anni Cinquanta, poi nel Pontificio Consiglio dei Migranti, oggetto anche di un motu proprio di Giovanni Paolo II, e infine, oggi, nel dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale.
Ma a Glasgow non si può andare, la grande conferenza del centenario è rinviata al 2021 per via del lockdown completo proclamato da molti Paesi.
Nota il Cardinale Turkson che se molte aziende hanno chiuso, “l’industria marittima ha continuato ad operare, aggiungendo così una moltitudine di sfide alla vita già di per sé problematica dei marittimi, mettendoli in prima linea nella lotta contro il coronavirus”.