Il passaggio che rappresenta il tema della giornata è caratterizzato – spiega Papa Francesco – da tre verbi: il gridare del povero, il rispondere del Signore e la liberazione dei poveri.
Ma tutto nasce da Dio che “ascolta quanti vengono calpestati nella loro dignità e, nonostante questo, hanno la forza di innalzare lo sguardo verso l’alto per ricevere luce e conforto”.
Il silenzio dell’ascolto è “ciò di cui abbiamo bisogno” per riconoscere la voce dei poveri, dice Papa Francesco, perché “se parliamo troppo noi non riusciremo ad ascoltare loro”. E da qui il timore che le iniziative, pur “meritevoli e necessarie” sono rivolte “più a compiacere noi stessi che a recepire davvero il grido del povero”, e questo crea una “reazione non coerente, che non è in grado di entrare in sintonia” con la condizione dei poveri”, intrappolati in una “cultura che obbliga a guardarsi allo specchio e ad accudire oltre misura noi stessi”.
Invece, la risposta di Dio al povero “è sempre un intervento di salvezza per curare le ferite nell’anima e del corpo”, e la Giornata Mondiale del Povero – dice il Papa – intende “essere una piccola risposta che dalla Chiesa intera, sparsa in tutto il mondo, si rivolge ai poveri di ogni tipo e di ogni terra, perché non pensino che il loro grido sia caduto nel vuoto”.
Quindi, il liberare del Signore. “Il povero della Bibbia – sottolinea Papa Francesco - vive con la certezza che Dio interviene a suo favore per restituirgli dignità. La povertà non è cercata, ma creata dall’egoismo, dalla superbia, dall’avidità e dall’ingiustizia”.
Si tratti di mali “antichi quanto l’uomo”, peccati che “coinvolgono tanti innocenti”, portando a “conseguenze sociali drammatiche”, dalle quali il Signore libera attraverso “un atto di salvezza per quanti hanno manifestato a lui la propria salvezza e angoscia”.
Papa Francesco stigmatizza il fatto che spesso si rivolgono ai poveri “parole di rimprovero” e “un invito a tacere e subire”, voci “stonate, spesso determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti, ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudine quotidiane,” e per questo da” respingere”, creando una distanza “tra sé e loro” senza rendersi conto che così facendo si è distanti da Dio.
E questo perché – aggiunge il Papa – “i poveri sono i primi abilitati a riconoscere la presenza di Dio”, sebbene “per superare l’opprimente condizione di povertà, è necessario che essi percepiscano la presenza dei fratelli e delle sorelle che si preoccupano di loro e che, aprendo la porta del cuore e della vita, li fanno sentire amici e famigliari”.
Nonostante le innumerevoli iniziative della comunità cattolica, il Papa ammonisce che “non si tratta di giocare per avere il primato di intervento”, ma ci si deve far suscitare gesti dallo Spirito, e ricordare che “quando troviamo il modo per avvicinarci ai poveri, sappiamo che il primato spetta a Lui, che ha aperto i nostri occhi e il nostro cuore alla conversione. Non è di protagonismo che i poveri hanno bisogno, ma di amore che sa nascondersi e dimenticare il bene fatto”.
Ed è qui la distanza tra il modo di vivere del cristiano è quello del mondo, dice il Papa. Perché Il mondo “loda, insegue e imita coloro che hanno potere e ricchezza, mentre emargina i poveri e li considera uno scarto e una vergogna”, mentre i cristiani sono chiamati “a dare pienezza evangelica alla solidarietà con le membra più deboli e meno dotate del corpo di Cristo”.
Papa Francesco sottolinea che “spesso sono proprio i poveri a mettere in crisi la nostra indifferenza”, ed è “nella misura in cui siamo capaci di discernere il vero bene che diventiamo ricchi davanti a Dio e saggi davanti a noi stessi e agli altri. E’ proprio così: nella misura in cui si riesce a dare il giusto e vero senso alla ricchezza, si cresce in umanità e si diventa capaci di condivisione”.
Da qui, l’invito a vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e laici a vivere la Giornata Mondiale del Povero “come un momento privilegiato di nuova evangelizzazione”.
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“Non lasciamo cadere nel vuoto questa opportunità di grazia”, conclude il Papa.