Roma , giovedì, 14. novembre, 2024 18:00 (ACI Stampa).
“La preghiera del povero sale fino a Dio… Riflettiamo su questa Parola e ‘leggiamola’ sui volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate, perché la preghiera diventi via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza”: così inizia il messaggio di papa Francesco per l’ottava giornata dei poveri, ‘La preghiera del povero sale fino a Dio’, che si celebra domenica prossima, una preghiera che deve diventare ‘via di comunione con loro e di condivisione della loro sofferenza’. E nei contesti di guerra questa preghiera assume la forma di un grido, di cui il Papa si fa portavoce tornando a stigmatizzare l’orrore che si vive in alcune zone del mondo.
A monsignor Francesco Pesce, già coordinatore pastorale del settore Centro della diocesi di Roma ed incaricato dell’Ufficio per la Pastorale Sociale, del Lavoro e della Custodia del Creato, chiediamo di spiegarci il motivo per cui la preghiera del povero sale fino a Dio: “La preghiera dei poveri arriva al cielo e nessuno la può fermare perché è una vocazione, una chiamata di Dio stesso; rompe l'intreccio mafioso tra la speranza dei poveri e la furbizia dei ricchi. La preghiera dei poveri non si ferma finché non è arrivata al cielo, che ricorda la Bibbia, è ‘la soddisfazione ai giusti e il ristabilimento della equità’. Noi dobbiamo metterci dentro la preghiera dei poveri: Paolo li chiama ‘coloro che attendono con amore la sua manifestazione’. La preghiera dei poveri lotta contro tanti ostacoli, ma il Signore li abbatte tutti; abbatte l’ostacolo della legge, perché i poveri non accettano più piccoli compromessi per sopravvivere; abbatte anche le barriere ideologiche, le nostre presunzioni morali e culturali”.
In quale modo si può operare per la liberazione del povero?
“La libertà religiosa, l’economia come servizio e non come prevaricazione, la giustizia sociale che garantisce equità, la pace come vocazione per il mondo intero, la dignità di ogni vita, la cura della nostra “casa comune”, la questione migratoria, la sfida della innovazione tecnologica, la difesa di una cultura e di un’etica della democrazia, sono binari che la dottrina sociale della Chiesa indica, ed entro i quali misuriamo la nostra identità di cittadini e di credenti. La dimensione politica è lo spazio nel quale verifichiamo l’efficacia della lettura dei segni dei tempi offerta dal magistero sociale della Chiesa. La convinzione è che occorre creare una realtà sociale alimentata da una visione spirituale che passa anche attraverso la capacità di far diventare le nostre proposte istanze politiche su cui confrontarsi. Non si tratta, nonostante tutto, di essere buoni; si tratta di annunciare il Regno”.
In quale modo è possibile ‘fare nostra la preghiera dei poveri e pregare insieme a loro’?