Alla coordinatrice della comunicazione e della raccolta fondi di AIFO, Federica Dona, chiediamo di spiegarci il motivo per cui un malato guarisce solo con un abbraccio: “Con lo slogan ‘Un malato guarisce solo se qualcuno lo abbraccia’ si intende sottolineare che la guarigione non riguarda solo il trattamento medico, ma anche l'impegno collettivo e la solidarietà verso le persone colpite da malattie dimenticate, come la lebbra. Questo abbraccio simbolico rappresenta la volontà di farsi carico delle necessità di chi troppo spesso è emarginato, sensibilizzando la società e garantendo un sostegno che va oltre la cura fisica. Solo così è possibile restituire dignità, speranza e inclusione ai malati”.
Nella malattia quanto è importante l’inclusione?
“L’inclusione sociale è fondamentale nel trattamento della lebbra. L'emarginazione e la discriminazione aggravano le sofferenze dei malati, mentre l’accoglienza ed il supporto della comunità favoriscono la guarigione fisica e mentale. Un semplice gesto come un abbraccio può avere un impatto psicologico positivo, aiutando a combattere l'isolamento e promuovendo il benessere complessivo dell'individuo”.
Perché stare bene è un diritto?
“Il diritto alla salute è un principio fondamentale riconosciuto a livello internazionale. Non si limita alla semplice assenza di malattia, ma comprende una serie di fattori determinanti per il benessere individuale e collettivo. Secondo AIFO, il diritto alla salute include non solo l'accesso ai servizi sanitari, ma anche ad altri elementi essenziali come un'istruzione, una lavoro, una rete sociale di appartenenza. Garantire questi diritti significa promuovere l'inclusione sociale, l'uguaglianza e la dignità per ogni individuo, assicurando che nessuno venga lasciato ai margini della società e quindi della salute nel suo senso più pieno ed olistico”.
Per quale motivo oggi la lebbra ancora esiste?
“Nonostante la diminuzione dei casi dagli anni in cui s è scoperta la cura ad oggi, la lebbra continua a essere presente in oltre 120 paesi, soprattutto in Africa, Asia e America Latina a causa di condizioni socioeconomiche precarie: la povertà estrema limita l'accesso a servizi sanitari adeguati e favorisce la diffusione della malattia. Mancanza di igiene e alimentazione insufficiente: questi fattori indeboliscono il sistema immunitario, aumentando la vulnerabilità all'infezione. Sistemi sanitari deboli: in molte regioni, le infrastrutture sanitarie sono insufficienti per garantire diagnosi precoci e trattamenti tempestivi. Stigma e discriminazione: il pregiudizio associato alla lebbra porta spesso all'emarginazione dei malati, impedendo loro di cercare e ricevere cure appropriate. Per eliminare definitivamente la lebbra, è fondamentale affrontare questi problemi attraverso interventi integrati che migliorino le condizioni di vita, rafforzino i sistemi sanitari e promuovano l'inclusione sociale. Questa la strategia che AIFO persegue per arrivare a zero disabilità, zero trasmissione, zero discriminazione”.
In quale modo è possibile rendere concreta la ‘Civiltà dell’Amore’, quest’appello di Raoul Follereau?
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“La ‘Civiltà dell'Amore’ auspicata da Raoul Follereau è possibile solo se scegliamo di vedere nell’amore e nella solidarietà la chiave per trasformare il mondo. È un richiamo a superare l’indifferenza e a mettere in pratica un amore che diventa azione, che cura le ferite, abbatte le barriere e costruisce un futuro più umano per tutti. E' quindi necessario che ciascun individuo faccia la propria parte per promuovere la solidarietà, l'inclusione e il rispetto dei diritti umani, combattendo le disuguaglianze e garantendo a tutti l'accesso alle cure e a una vita dignitosa”.
Brevemente, chi è Aifo?
“La nostra storia ha inizio nel 1961, a Bologna, quando un gruppo di missionari comboniani e di volontari decide di fondare un’associazione espressamente ispirata ai valori di amore e giustizia diffusi da Raoul Follereau. A muoverli è il desiderio di lavorare al fianco degli ultimi della terra, gli esclusi, i più fragili, per favorire la loro partecipazione alla vita sociale, per riscattare la loro dignità e per difendere i loro diritti. Il primo impegno concreto che AIFO assume, in linea con l’azione di Follereau, è il contrasto alla lebbra. Il malato di lebbra, infatti, era (e molto spesso è ancora) il simbolo stesso dell’emarginazione: privato di cure, di lavoro, di relazioni. Con il tempo, l’impegno contro la lebbra è diventato l’impegno contro tutte le lebbre, cioè le ferite più profonde della società: emarginazione, ingiustizia, povertà, egoismo”.