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Francia, è monumento nazionale la basilica dove l’adorazione è ininterrotta dal 1885

La Basilica del Sacro Cuore a Montmartre è stata proclamata monumento nazionale lo scorso 21 ottobre

Basilica del Sacro Cuore, Parigi | La Basilica del Sacro Cuore a Montmartre durante la costruzione  | Archivio AHAP Basilica del Sacro Cuore, Parigi | La Basilica del Sacro Cuore a Montmartre durante la costruzione | Archivio AHAP

Non si è fermata sotto le bombe nel 1944, e non si è fermata nemmeno durante il periodo della pandemia, l’adorazione eucaristica che si tiene nella Basilica del Sacro Cuore a Montmartre, a Parigi. Dal 21 ottobre, quel santuario che nasce come un santuario di espiazione sul luogo che fu scenario di tanti martiri è considerato monumento nazionale di Francia.

La proposta di iscrivere le Sacre Coeur tra i monumenti nazionali non è arrivata senza polemiche, in una Francia che addirittura voleva ricostruire la Basilica di Notre Dame con degli inserti moderni o che pensava di trasformare gli edifici religiosi in Musei. Ma, nonostante il dibattito e le controversie, la procedura per riconoscere la basilica come monumento nazionale è andata avanti spedita. La proposta era arrivata dalla Direzione Regionale degli Affari Culturali della lle-de-France, il 13 ottobre la commissione regionale per il patrimonio e l’architettura ha approvato la proposta all’unanimità, con il sostegno esplicito di Roselyne Bachelot, ministro per la cultura. Ora, il fascicolo verrà inviato alla Commissione per i Beni e l’Architettura, che deciderà la classificazione del sito.

Secondo il Codice del Patrimonio di Francia, un edificio registrato come monumento storico può ricevere fino al 40 per cento dei sussidi statali per i suoi lavori di conservazione e ristrutturazione, mentre un edificio storico può beneficiare di sussidi illimitati. E tutti i segnali prevedono che sarà questo il destino de le Sacre Coeur, con un iter che si chiuderà burocraticamente nel 2021.

La Basilica è visitata da 10 milioni di persone l’anno, ed è uno dei monumenti più conosciuti di Francia. Quest’anno, se ne stava celebrando il Giubileo. Ed è stato proprio nell’anno del suo Giubileo che la Basilica ha dovuto, per la prima volta nella sua storia, chiudere le sue porte. Non ha però fermato la sua adorazione eucaristica, che va avanti ininterrottamente dal’1 agosto del 1885 (con le eccezioni del Venerdì Santo), curata dalle Suore Benedettine del Sacro Cuore di Montmartre. Ogni suora del convento deve pregare in adorazione due volte al giorno per una ora, garantendo così una presenza costante di 24 ore su 24 davanti al Santissimo Sacramento.

La Basilica nasce a seguito della sconfitta francese nella Guerra Franco-Prussiana, e soprattutto per rispondere al senso di sfiducia causato dall’assedio di Parigi nel 1871. Furono due laici, Alexandre Legentil and Hubert Rohault de Flery, a promuovere e sviluppare l’ambizioso progetto di una chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, in un luogo che fu scelto dall’arcivescovo di Parigi di allora, il Cardinale Joseph-Hippolyte Guibert: era il monte dei martiri.

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Ma la storia del Sacro Cuore affonda le sue radici più lontano nel tempo. Nel 1668, la veggente Marie Marguerite Alacocque aveva riferito al re di aver avuto la visione del Sacro Cuore di Gesù, che chiedeva che il simbolo del Sacro Cuore fosse posto sugli stendardi regali. Luigi XIV non lo fece, e la sua dinastia finì, come predetto, con l’esecuzione alla ghigliottina di Luigi XVI.

Venne il tempo dell’Illuminismo, dell’anticlericalismo, della mortificazione del sentimento religioso. Anche Notre-Dame era semidistrutta e abbandonata. Ma la sconfitta nella guerra fece comprendere al Parlamento Francese che il sentimento religioso non poteva essere così messo da parte. Così, massoni e repubblicani votano a favore della costruzione della basilica, mentre il popolo – come sempre in Francia - si dà da fare per raccogliere fondi e costruirla. 

Significativo anche il luogo, Mont Martre, il monte dei martiri. “Qui è dove sono i martiri, è qui che il Sacro Cuore deve regnare”, tuonò il Cardinale Joseph Hippolyte Guibert (1802 – 1886), arcivescovo di Parigi, quando approvò il progetto della basilica.

Perché fu proprio lì, a Mont Martre che furono torturati e uccisi Saint Denis e i suoi compagni Eleuthére e Rustique, primi apostoli di Parigi. E in quel luogo Santa Genevieve, intorno al 475, fece edificare una chiesa. Nel IX secolo, l’edificio era quasi in rovina, e viene ricostruito. Poi, diventa un convento di monache benedettine, dedicato alla Vergine Maria, e lo sarà fino alla Rivoluzione Francese.

In effetti, intorno al Sacre Coeur c’è la stazione metro “Abbesses” (Abbadesse), mentre le strade Rochechouart o il Tour d’Auvergne portano il nome del monastero scomparso, perché i benedettini furono dispersi dalla rivoluzione francese, mentre il loro monastero viene saccheggiato e distrutto da cima a fondo nel 1792, mentre l’ultima badessa, Marie-Louise de Montmorency-Laval, viene portata al patibolo il 24 luglio 1794. Sempre lì, su quella collina dei martiri. E il suo sangue sarà fondamentale per far ripartire la vita religiosa una ottantina di anni dopo.

La prima pietra fu posta il 16 giugno 1875, ma la costruzione vive molte vicissitudini. La basilica dove essere consacrata il 17 ottobre 1914, ma la consacrazione fu rinviata a causa dell’entrata in guerra. Fu poi consacrata il 16 ottobre 1919, dal Cardinale Amette, alla presenza del cardinale Antonio Vico, allora prefetto della Sacra Congregazione di riti e legato di Papa Benedetto XV.

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Considerata la storia, sorprende che ci sia voluto così tanto a includere la basilica nella lista dei monumenti storici. Notre Dame fu inclusa nella lista poco dopo il suo restauro, nel 1862, il Museo del Louvre nel 1899. Per Montmartre c’è voluto più di un secolo.

Il ritardo potrebbe anche essere dovuto al fatto che il monumento è stato associato alla cosiddetta “settimana di sangue” del 1871, quando un gruppo di sinistra della Comune di Parigi si ribellò contro il governo, e – proprio nel luogo dove si trova ora il Sacro Cuore, uccisero due generali.

Ma sono state anche le polemiche che hanno rallentato il riconoscimento. Nel suo libro “Parigi”, Emile Zola chiamò le Sacre Coeur “uno schiaffo in faccia alla ragione”; costruito per “glorificare l’assurdo”, mentre altri militanti in tempi recenti ne hanno chiesto la demolizione.

Eppure, il Sacro Cuore è ancora lì, impermeabile a tutto, con la sua adorazione eucaristica perpetua che resta, in fondo, la sua vera forza.