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Francesco Spinelli raccontato dalle sue suore

Francesco Spinelli  |  | www.suoreadoratrici.com Francesco Spinelli | | www.suoreadoratrici.com

Nel suo testamento spirituale Francesco Spinelli ha scritto: “Vorrei essere come un’ape che succhia tutto l’amore del Tuo cuore e lo porta ad altri fiori. Così tutto sarà pieno d’amore. A chi ti fa del male perdona con gioia, ricambia con tratti di sincero amore e tenera carità: questa è la vendetta dei Santi! La tua vita sia un inno di gioia, di amore, di ringraziamento a Dio, che ti ama di infinito amore.

Scoprite ogni giorno il volto di Cristo nei volti dei vostri fratelli, soprattutto di quelli meno amabili. Amatevi, soffrite gli uni con gli altri, sopportatevi nei vostri difetti; chiudete un occhio, quello della carità, sulle mancanze dei vostri fratelli e siate più vigili sopra di voi. L’unità fra noi ci renderà forti e fiorenti”.

Il beato Francesco Spinelli sarà canonizzato in piazza san Pietro domenica 14 ottobre insieme a Papa Paolo VI, mons. Oscar Arnulfo Romero, don Vincenzo Romano, suor Maria Caterina Kasper e suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù, a metà del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani. Per conoscere meglio il fondatore delle suore adoratrici del Santissimo Sacramento, abbiamo chiesto a suor Luisa di raccontarci il beato Francesco Spinelli: “Papa Francesco ha tracciato un perfetto identikit dei santi: ‘I Santi nella loro esistenza terrena hanno vissuto in comunione profonda con Dio. Nel volto dei fratelli più piccoli e disprezzati hanno veduto il volto di Dio’.

Per sapere chi è don Francesco Spinelli basterebbe questa sola citazione che sembra essere la sintesi di tutta la sua vita. Don Francesco nasce il 14 Aprile del 1853 a Milano e trascorre la primissima infanzia a Verdello dove, nella semplicità della vita e di una fede genuina, prende forma il suo cuore. Sin da piccolo ama pregare la Madonna e essere amico dei più bisognosi e ben presto matura il desiderio di donare la sua vita per il Vangelo. Finito il Liceo confida ai genitori la sua decisione e durante gli anni di seminario si distingue come studente modello e amico fedele di tutti, tanto che già i compagni, scherzando, lo chiamano ‘Santo’. Terminata la formazione sente forte la responsabilità di essere un bravo sacerdote, anche perché per distrazione del vescovo è ordinato due volte”.

Perchè fondò l'ordine delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento?

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“Per ringraziare il Signore del sacerdozio, si reca a Roma e nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, davanti alla  culla di Gesù  Bambino, ha un’intuizione  di  cui  scriverà:  ‘Mi sono inginocchiato, piansi, pregai e, giovane allora, sognai uno stuolo di vergini che avrebbero adorato Gesù in Sacramento’. E’ con Caterina Comensoli, desiderosa come lui di dedicare la vita all’adorazione di Gesù Eucarestia e alle opere di carità, che il 15 dicembre del 1882 a Bergamo, prende vita un sogno: la comunità delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento. Scopo dell’Istituto è attingere da Gesù Eucarestia la fiamma della carità per poter servire ed amare gli ultimi.

Come visse l'arte del perdono?

“Dopo i primi anni di entusiasmo e di bene, seminato lì dove le suore sono presenti, comincia un tempo che mette a dura prova don Francesco, ma che gli dà la possibilità di indossare, come un abito regale, la parola perdono che, in tutte le sue sfumature, sarà la sola pelle per cui oggi si dona alla Chiesa come Santo.  Per-dono di Gesù Eucaristia, ancorato alla carità e alla fiducia nella provvidenza, è riuscito a stare sempre dalla parte di quelli che pèrdono, perché troppo sfortunati o inutili per la logica del mondo. Ma il bene, quello coraggioso e giusto, scomoda sempre se inizia a far rumore e a qualcuno la bontà di Don Francesco ha dato fastidio. Così per la cattiveria di volti ‘amici’ si è trovato costretto a vivere seri guai con la giustizia e con il suo Istituto, fino al fallimento, al rischio del carcere e alla proibizione di vedere le sue suore. In pochi anni, ridotto ad essere tra quelli che pèrdono tutto, solo nella compagnia intima e confidenziale con il Santissimo Sacramento ha potuto convertire questa perdita in perdono incondizionato per i suoi nemici, fino a ravvisare in essi i cari di speciale amore.

E’ come se il suo cuore, custodito da Gesù Eucarestia, fosse, come direbbe san Paolo, tribolato ma non schiacciato, sconvolto ma non disperato, perseguitato ma non abbandonato, colpito ma non ucciso. Immune al male ricevuto incita le suore ad operare con i nemici la vendetta dei santi e a chiedere a Dio per essi un bene maggiore del male che gli  hanno procurato”.

In quale modo il suo carisma può essere per i giovani uno stimolo alla santità?

“Il carisma di don Francesco ancora oggi esprime la sua vitalità; può suscitare nei giovani la bellezza di una vita donata agli ultimi, non da supereroi, ma da ‘complici’ di Gesù, l’unico che può comunicare al nostro Cuore la qualità alta dell’amore: la Carità. E’ solo attingendo dall’Eucarestia la fiamma della Carità che possiamo amare gli altri, ogni altro, e scoprirci Santi!”

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