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Fisichella ai Missionari della Misericordia: “Nessuno può rimanere fuori dalla casa del Padre”

La Santa Messa nella chiesa romana di Sant'Andrea della Valle per il Giubileo dei Missionari della Misericordia

La Santa Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia | La Santa Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia | Credit Vatican Media La Santa Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia | La Santa Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia | Credit Vatican Media

L'Arcivescovo Rino Fisichella, Proprefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, ha celebrato stamane la Santa Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia, nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle. L’omelia di Fisichella si concentra sul Vangelo di Luca, sulla parabola del figliol prodigo: “Gesù non poteva parlare di Dio in termini umani con tratti più significativi”, per dare voce “all’amore e misericordia del Padre”. Lo sguardo, poi, si rivolge al popolo di Dio di oggi: “Tutti presto o tardi chiediamo l’eredità” e vogliamo “essere liberi, autonomi, prenderci la nostra esistenza”, con la conseguenza del fallimento. Perché “lontano da Dio e dalla sua casa, la Chiesa”, finiamo per seguire “la strada che ci porta a compiere cose inutili, a utilizzare pensieri futili e toccare con mano la distanza dalla sorgente dell’amore”.

 

Sottolinea, inoltre, che molto spesso è possibile “confondere la gratuità del servizio e farlo diventare un’arma di ribellione contro Dio”. Dalla risposta del Padre - “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo” - emerge il nostro peccato. Non comprendiamo “il valore della vicinanza con Dio”. L’attenzione poi si sposta ai presbiteri: non è possibile “abituarsi” al servizio, al ministero, nel quale si può correre il rischio che tutto possa diventare “ovvio, ripetitivo”.  E aggiunge che se i sacerdoti fossero invece “consapevoli della grazia che ci viene fatta per essere ogni giorno sempre con lui”, la vita dei sacerdoti sarebbe espressione trasparente dell’amore del Padre.

 

Il Proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione invita così a “fare nostri i sentimenti di paternità” del Padre della parabola, e “saper guardare lontano per cogliere subito la presenza di quanti sono lontani e si stanno avvicinando”. Ed è sempre il Padre a esprimere la sua pazienza per il secondo figlio: non lo rimprovera, ma gli chiede di “riconoscere che l’amore cambia la vita; che il perdono restituisce una vita nuova; che la condivisione è frutto della generosità che ci è stata donata”. 

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In conclusione, chiede ai Missionari della Misericordia il compito di ricordare a tutti, come fa Gesù con questa parabola, “quanto è immenso l’amore di Dio”. Un amore diverso da quello umano. Ricorda, poi, che l’Eucaristia “è fonte e sorgente del perdono”.