Città del Vaticano , giovedì, 5. novembre, 2020 15:06 (ACI Stampa).
La Segreteria di Stato non gestirà più fondi, e tutti i suoi investimenti devono essere passati all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), con la possibilità di chiudere addirittura l’ufficio amministrativo in Segreteria di Stato. La notizia, già nell’aria, è stata resa ufficiale oggi, dopo una riunione presieduta da Papa Francesco che ha definito anche le modalità di questa transizione, delineate da una Commissione di Passaggio e Controllo che entra in funzione per tre mesi.
La decisione del Papa è comunque precedente, ed è stata comunicata in una lettera del 25 agosto al Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Da un parte, c’è la volontà di arrivare ad una gestione centralizzata degli investimenti, in modo da poter esercitare un maggior controllo. Dall’altra, colpisce come il provvedimento colpisca la Segreteria di Stato, che certo si trova nell’occhio del ciclone per le vicende sull’acquisto di un palazzo di lusso a Londra che ha portato ad una indagine interna e cinque sospensioni, ma non riguardi (almeno non per ora) il Governatorato Vaticano, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che hanno autonomia di budget, proprietà e possibilità di investire, o magari anche enti con autonomia di budget come il tribunale vaticano.
La lettera di Papa Francesco nota che “la Segreteria di Stato è senza ombra di dubbio il dicastero che sostiene più da vicino e direttamente l’azione del Santo Padre nella sua missione”, ma “non sembra necessario né opportuno che la Segreteria di Stato debba eseguire tutte le funzioni che sono già attribuite ad altri dicasteri”, e quindi “è preferibile che anche in materia economica e finanziaria si attui il principio di sussidiarietà”.
Le richieste sono di trasferire all’APSA “la gestione e l’amministrazione di tutti i fondi finanziari e del patrimonio immobiliare”, i quali “manterranno in ogni caso la finalità attuale”. E in questo caso la lettera fa un riferimento preciso sia all’immobile di Londra, la cui compravendita è oggetto di indagine vaticana, sia il fondo Centurion, quello gestito per la Segreteria di Stato da Enrico Crasso, dai quali – scrive il Papa – “occorre uscire al più presto o, almeno, disporre in maniera da eliminare tutti i rischi reputazionali”. Un dettaglio che colpisce, perché in fondo la ristrutturazione dell’operazione di Londra nasceva proprio dall’idea di proteggere l’investimento ed eliminare i rischi reputazionali.
Il Papa chiede anche che “tutti i fondi finora amministrati dalla Segreteria di Stato siano incorporati nel bilancio consolidato della Santa Sede”, mentre la Segreteria di Stato rientrerà nelle regole generali di tutti i dicasteri, con un budget approvato “salvo per ciò che riguarda le materie riservate che sono sottoposte a segreto, approvate dalla commissione nominata a questo scopo”. Si tratta, in questo caso, della commissione annunciata lo scorso 5 ottobre, presieduta dal Cardinale Farrell, prevista tra l'altro dalla legge vaticana sugli appalti promulgata lo scorso 1 luglio.