È un sistema, insomma, che si va stabilizzando e normalizzando.
René Bruelhart, presidente dell'Autorità, sottolinea in conferenza stampa che "le parole chiave sono consolidamento e normalizzazione". E Di Ruzza chiosa: "La stabilizzazione che si fonda su due pilastri: la unicità della giurisdizione, e la conformità agli standard internazionali".
Più che altro, conta il cambio di mentalità che viene portato avanti. Di Ruzza afferma che “la progressiva consapevolezza dei requisiti stabiliti dall’anti riciclaggio e Finanziamento al terrorismo da parte delle Organizzazioni senza scopo di lucro registrate nella città del Vaticano (ONP) è degna di nota”.
E questo perché le ONP hanno inviato segnalazioni di attività sospette di interesse, che hanno consentito dalla “analisi di casi di potenziale abuso nel settore” al “perseguimento di gravi reati da parte del Tribunale dello Stato di Città del Vaticano”, mentre dall’altra parte la Commissione Pontificia per lo Stato di Città del Vaticano ha approvato la Legge n. CCXI del 22 novembre 2017, che riguarda la registrazione e vigilanza delle organizzazioni senza scopo di lucro, e che include specifici requisiti per la segnalazione.
La maggiore consapevolezza delle Organizzazioni Senza Scopo di Lucro è parte di un percorso, che già lo scorso anno ha visto sempre più enti istituzionali impegnati nel segnalare attività sospette. Quest’anno, in particolare, i rapporti sono arrivati in 9 casi da Autorità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano.
L’AIF definisce il rapporto con le Autorità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano “costante”, e i numeri dicono che l’Autorità ha scambiato informazioni in 91 casi, con una attività rilevante di collaborazione con le cosiddette attività di law enforcement ovvero l’ufficio del promotore di giustizia - il pubblico ministero vaticano.
È il motivo per cui “un elevato livello di attenzione – scrive ancora Di Ruzza – è stato dedicato alla trasparenza e al corretto impiego di donazioni per finalità istituzionali e caritatevoli” e inoltre le nuove “Istruzioni sugli Stati ad alto rischio promulgate dall’AIF hanno stabilito un sistema di segnalazione ad hoc funzionale anche alla tutela delle attività umanitarie e caritatevoli in contesti ad alto rischio o caratterizzate da instabilità”.
Traducendo, il sistema messo in piedi serve alla missione della Santa Sede. La finanza non è un fine, ma un mezzo, e questo mezzo risponde ad una logica paradossale: se in finanza si tende ad evitare gli Stati considerati ad alto rischio, è proprio in quelli Stati dagli scenari difficili che la Santa Sede è chiamata ad intervenire, per portare aiuto, sostenere le missioni, supportare la popolazione. Anche lì dove non ci sono relazioni diplomatiche.
Ed è per questo che ci vuole un sistema credibile a livello internazionale. Il network di cooperazione internazionale è “essenziale”, considerando – dice Di Ruzza – “i potenziali rischi connessi alla proiezione universale della Santa Sede”.
Per questo, l’AIF ha un approccio propositivo. Nel 2017, sono state scambiate informazioni in 282 casi, e sono stati siglati due Protocolli di Intesa con Autorità di Vigilanza e Unità di Informazione Finanziaria estere, facendo arrivare a 57 i protocolli di intesa siglati dall’AIF.
Tra quelli dell’ultimo anno, spicca, ad esempio, il protocollo di intesa siglato con l’autorità di vigilanza di Malta, che non a caso è arrivato alla vigilia della denuncia dell’Istituto delle Opere di Religione al tribunale civile di Malta contro degli investitori “ritenuti responsabili di aver danneggiato l’Istituto in alcune attività di investimento cui aveva partecipato”.
Dando un quadro più generale, a partire dal 2014, l’AIF ha siglato protocolli di intesa con le autorità di vigilanza di Brasile, Germania, Italia, Lussemburgo, Malta, Polonia e Stati Uniti d’America.
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Sono state scambiate informazioni sul tema della vigilanza in 14 casi (11 richieste ad autorità estere e 3 richieste da autorità estere).
Questo per quanto riguarda i rapporti bilaterali. Ma il sistema non si consolida solo con i rapporti bilaterali, ma anche con quelli multilaterali. E così, l’AIF ha partecipato attivamente agli incontri del Gruppo Egmont, che riunisce oltre 150 Unità di Informazioni Finanziarie da tutto il mondo.
Non solo. Lo scorso anno si parlava della redazione della Valutazione Generale dei Rischi. Ora, questa è stata adottata da parte del Comitato di Sicurezza Finanziaria, un organo permanente della Santa Sede (altri Stati hanno strutture più volatili) che ha lo scopo di valutare la sicurezza finanziaria dello Stato.
"La terra di missione delle limitate attività finanziarie svolte dallo Stato - sottolinea Di Ruzza in conferenza stampa - guarda ad alcune difficili regioni del mondo, e quindi le peculiarità della Santa Sede si sposano con un approccio basato sul rischio".
Si tratta - aggiunge - di "un atto molto importante svolto dal Comitato di Sicurezza Finanziaria, uno dei pilastri delle raccomandazioni GAFI (il Gruppo di Azione Finanziaria fondato nel 1989 dal G7 con l'obiettivo di combattere il riciclaggio, ndr), oggetto della raccomandazione 1 che ha effetti su tutte le altre raccomandazioni".
Questa Valutazione non ha presentato minacce consistenti a livello interno, ma piuttosto ci sono rischi connessi alle attività transfrontaliere e ai fattori internazionali. In generale, la Valutazione “si è concentrata sul sistema di contrasto al riciclaggio e al finanziamento nel terrorismo, inclusa la tutela delle attività finanziarie governative, le donazioni e le ONP registrate sulla Città del Vaticano, come conseguenza di un complessivo approccio basato sul rischio”.