C’è un solo ente direttamente sottoposto a vigilanza da parte dell’AIF, ed è l’Istituto per le Opere di Religione. Questo – detto in maniera scorretta “banca vaticana” – “non è aperto ad un pubblico generico” e fornisce servizi a vari enti della Chiesa cattolica nonché a dipendenti vaticani in attività o in pensione.
Divisa nella sezione di vigilanza e di intelligence, l’AIF – questo è il suo acronimo – è stata istituita con un motu proprio di Benedetto XVI nel 2010. Al settimo anno di vita, grazie ad un quadro giuridico sempre più rafforzato nel corso degli anni, l’AIF si configura come una autorità che sta consolidando sempre più il proprio sistema di vigilanza e allargando la cooperazione internazionale.
Ecco allora i tre elementi chiave del rapporto.
Prima di tutto, il consolidamento del quadro di regole. In quest’ultimo anno, l’AIF ha emanato tre circolari: uno sui criteri contabili che gli organismi della Santa Sede devono seguire, un’altra su Statistiche Monetarie e Finanziarie che svolgono professionalmente attività di natura finanziaria e su I tassi di interesse applicati dagli enti che svolgono attività di natura finanziaria, che servono ad avere un monitoraggio sempre più puntuale della stabilità finanziaria degli enti.
È questa la funzione di “vigilanza prudenziale”, che è stata attribuita all’AIF con il motu proprio dell’8 agosto 2013 poi confermato nella legge n. XVIII del 2013, che consiste nella valutazione, da parte dell’AIF, se un investimento/operazione finanziaria di un ente della Santa Sede è “prudente”, ovvero in modo da essere sempre solvibile. Il direttore Di Ruzza sottolinea anche che “sempre a fini prudenziali, l’AIF ha rivolto una particolare attenzione al monitoraggio del rispetto dei requisiti patrimoniali e dei criteri di allocazione con il patrimonio”.
Fa parte della vigilanza prudenziale, ad esempio, la disposizione in base alla quale il capitale dell’ente vigilato e non possa essere ridotto o distribuito. Gli investimenti – ha inoltre disposto l’AIF – devono essere fatte su obbligazioni con merito di credito elevato (ovvero con alto grado di affidabilità) emesse da enti sovranazionali e da governi stranieri.
Tra i compiti dell’AIF, c’è anche la valutazione generale dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Il progetto per il cosiddetto risk assesment di Santa Sede e Stato di Città del Vaticano si è basato sulla metodologia della Banca Mondiale. L’AIF coordina il progetto, in qualità di membro del Comitato di Sicurezza Finanziaria, che la Santa Sede ha istituito già nel 2013.
Qualche cifra. Sul piano della vigilanza, l’AIF è chiamato a raccogliere le segnalazioni di attività sospette. Nel 2015 c’era stato un picco, con 544 segnalazioni di attività sospette – picco che riguarda, tra gli altri fattori, anche la conclusione del programma di revisione di tutti i rapporti avviato dall’Istituto delle Opere di Religione, che “ha implicato segnalazioni in merito all’adeguata verifica rafforzata e alla chiusura di un rilevante numero di rapporti”. Il processo di revisione dei rapporti ha portato alla chiusura di una stima di 4935 rapporti.
Quest’anno, le segnalazioni sono state 207, ma sono qualitativamente migliori. Il sistema, insomma, comincia a funzionare davvero: si è smesso di segnalare anche ciò che non si sarebbe dovuto segnalare, ma viene inviato all’AIF solo quanto è davvero meritevole di una verifica.
Dopo aver verificato le segnalazioni, l’AIF inoltra eventualmente dei rapporti all’Ufficio del Promotore di Giustizia presso il Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, che da quest’anno – è stato spiegato all’inaugurazione dell’anno giudiziario - ha anche una sezione dedicata direttamente ai reati finanziari: nel 2016, l’AIF ha inoltrato 22 segnalazioni, mentre erano 17 nel 2015. Di questi, ci sono 4 fascicoli aperti e due rinvii a giudizio, secondo quanto segnalato dal Promotore di Giustizia Piero Milano sempre all'apertura dell'Anno Giudiziario Vaticano.
Queste segnalazioni riguardano possibili reati di truffa, la grave evasione fiscale, l’appropriazione indebita e la corruzione”, e quasi tutti riguardano cittadini esteri per condotte tenute in giurisdizioni estere – il che significa che coinvolge anche cittadini italiani per condotte tenute in giurisdizioni italiane.
Terzo: la cooperazione internazionale. Non si tratta solo di guardare al numero dei rapporti stabiliti, ma anche al fatto che l’AIF sia parte attiva in molti scambi di informazioni.
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Sottolinea René Bruelhard, presidente dell'AIF: “La cooperazione internazionale è condizione preliminare per contrastare i crimini finanziari ed il Vaticano è pienamente impegnato su questo fronte. Nel 2016 l’AIF ha registrato un incremento significativo della cooperazione bilaterale con le autorità competenti di altre giurisdizioni e continuerà ad essere un partner attivo per combattere le attività finanziarie illecite a livello globale”.
Nell’ultimo anno, l’AIF ha siglato protocolli di intesa con le autorità di vigilanza di Brasile, Polonia e Italia. In particolare, l’accordo con la Banca d’Italia segnala come il rapporto con l’Italia sia ormai perfettamente consolidato sia a livello multilaterale che bilaterale.
Al di là comunque dei protocolli di intesa, l’AIF è membro (e partecipa attivamente alle riunioni) del Gruppo Egmont, che riunisce le unità di informazione finanziaria di 152 Paesi nel mondo con lo scopo di migliorare la cooperazione nella lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo.
L’AIF ha un rapporto di collaborazione sia con autorità di vigilanza estere che con autorità di informazione finanziaria. Lo scambio di informazioni si è mantenuto pressoché sul trend dell’anno precedente per quanto riguarda i casi di vigilanza (sono stati 11 nel 2016, a fronte di 12 nel 2015), mentre sono aumentati gli scambi di informazione a livello di intelligence: nel 2016, c’è stato un picco di 837 scambi di informazioni, in 721 occasioni sollecitati dallo stesso AIF. I casi, infatti, coinvolgono diversi enti e giurisdizioni estere.
Altre cifre: nel 2016 l’AIF ha disposto 4 sospensioni di transazioni e opearzioni (per un totale di 2.113.838,55 euro) e un blocco preventivo (per un totale di 1.550.199,45 euro).
Infine, i dati sul trasporto transfrontaliero. Per legge, chiunque porti fuori e dentro lo Stato di Città del Vaticano più di 10 mila euro in contanti o beni, deve rilasciare una dichiarazione scritta che viene inoltrata entro 24 ore all’AIF.