Ma come è possibile che un gruppo di ospedali cattolici siano arrivati ad ammettere la possibilità dell’eutanasia nelle loro strutture?
In Belgio non esiste alcun accordo Chiesa – Stato, e nessuna struttura canonica può essere riconosciuta come tale. Per operare con le loro strutture, le congregazioni religiose devono stabilire organizzazioni di legge civile, e la scelta ricade quasi sempre sulla costituzione di associazioni non profit, in Belgio conosciute con la sigla VZW (in fiammingo) o ASBL (in francese).
I Fratelli della Carità, che nascono come congregazione religiosa di fratelli (non sacerdoti) dedicati alla cura professionale delle persone, con una particolare specializzazione per i malati psichiatrici. In Belgio, gestiscono 12 ospedali, nonché diverse scuole e centri per gli anziani, dando lavoro a circa 13 mila persone.
Tra le varie “VZW” dei Fratelli della Carità in Belgio, la VZW Fratelli della Carità è quella che detiene le proprietà degli edifici che appartengono alla Congregazione. Tra questi, gli edifici degli ospedali, ma anche quelli delle scuole e delle case di riposo.
La gestione delle scuole e degli ospedali è invece in mano alla VZW Organizzazione Fratelli della Carità. Sono loro che hanno approvato le controverse linee pro-eutanasia, portando a quest’ultima frattura.
Quindi, c’è la fondazione privata Comunità dei Fratelli della Carità, che possiede ora i beni della comunità religiosa.
La rappresentanza dei religiosi nei board di queste associazioni è minima. Basti pensare che il board che ha votato a favore delle linee guida pro eutanasia aveva solo quattro religiosi su 15 membri
Fratel Stockman ha sempre sostenuto la non ammissibilità dell’eutanasia nelle loro strutture, e ha accolto la decisione della Congregazione della Dottrina della Fede senza riserve. Se gli ospedali non sono più cattolici, allora i religiosi non avranno niente a che fare con la gestione.
La questione, però, non sarà così semplice. Rik Torfs, un canonista che ha cercato una mediazione tra la Organizzazione Fratelli della Carità e i Religiosi, ha sottolineato che “ora la discussione riguarda l’uso del titolo ‘Fratelli della carità’ e la proprietà dei beni”.
Non sarà una discussione semplice. Raf De Rycke, presidente dell’Organizzazione Fratelli della Carità, ha dichiarato lo scorso 5 maggio che è sua intenzione continuare a lavorare con lo stesso nome, la stessa missione e la stessa visione”.
In un comunicato ufficiale comparso sul loro sito internet, l’Organizzazione Fratelli della Carità accusano Fratel Stockman di abusare del tema dell’eutanasia “all’interno di un conflitto più ampio e di più lunga durata tra il governo generale e la regione belga della Congregazione Fratelli della Carità sull’uso dei beni della Congregazione dell’Organizzazione Fratelli della Carità in Belgio”.
Tra le linee, l’Organizzazione accusa Fratel Stockman di voler destinare più soldi alle missioni dei Fratelli della Carità in Africa ed Asia, mentre loro vorrebbero tenere i fondi in Belgio.
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Da notare che le vocazioni sono praticamente assenti in Belgio, dove la maggior parte dei membri dei Fratelli della Carità sono ultraottantenni, mentre quelli ancora attivi non sono certo giovani. Al contrario, nel Terzo Mondo si assiste ad una crescita di vocazioni: lo scorso febbraio, Fratel Stockman ha accolto 27 novizi a Nairobi, in Nigeria.
L’Organizzazione Fratelli della Carità riduce quindi tutto ad una mera diatriba economica, e sottolinea che “non vediamo la necessità di adeguare le nostre operazioni dopo questa lettera (della Congregazione della Dottrina della Fede) perché siamo convinti che stiamo agendo correttamente”.
La storia era cominciata nel 2017, quando l’Organizzazione Fratelli della Carità aveva pubblicato delle linee guida in cui si leggeva che “in caso in cui si riscontrino alcune necessità di cura, il dottore e il paziente possono scegliere il posto dove si possa somministrare l’eutanasia, prendendo in considerazione il contesto, incluso l’impatto sui pazienti”.
“Laddove – riportavano ancora le linee guida - fino ad ora si è atteso che il medico destinasse il paziente ad un altro luogo dove l’eutanasia fosse possibile, questa richiesta non si può più applicare quando le necessità siano rispettate ed applicate”.
Posizione inaccettabile, per Fratel Stockman, che subito aveva reso nota la situazione alla Santa Sede. Questa ha anche mandato un visitatore apostolico, nella persona del vescovo Jan Hendricks, ausiliare di Amsterdam, ma anche i suoi tentativi di dialogo sono andati a vuoto.
Nel frattempo, la legge sull’eutanasia in Belgio è ulteriormente cambiata. La nuova legge, approvata all’inizio di quest’anno, proibisce clausole contrattuali o altri tipo di accordi per cui le istituzioni possano proibire ai dottori che lavorano con loro di praticare l’eutanasia (nelle condizioni previste dalla legge). Un dottore o una infermiera hanno comunque il diritto individuale di coscienza di rifiutare di praticare l’eutanasia o partecipare ad una eutanasia.