Strasburgo , lunedì, 3. ottobre, 2022 12:30 (ACI Stampa).
Immaginate di ricevere una telefonata, e sapere da questa telefonata che vostra madre è morta, sottoposta ad eutanasia per sua volontà, e che per voi non c’è più niente altro da fare che andare a ritirare i suoi effetti personali. È quello che è successo a Tom Mortier, che ha saputo della morte della madre Godelieva de Troyer nel 2012. La donna aveva scelto l’eutanasia a 64 anni. Mortier ha portato lo Stato belga in tribunale per non aver protetto il diritto alla vita di sua madre, specialmente nelle circostanze che riguardano la sua morte.
L’appello di Tom Mortier è arrivato fino alla Corte Europea dei Diritti Umani, patrocinato da ADF International, un gruppo internazionale di avvocati cristiani che difende pro bono casi di libertà religiosa e diritto alla vita in tutto il mondo. Domani, 4 ottobre, si attende la sentenza per il caso, che potrebbe creare un precedente nell’Unione Europea.
“Mia madre – ha detto Mortier – aveva enormi difficoltà mentali e aveva affrontato la depressione per tutta la sua vita. Era stata per anni in cura di psichiatri, e, in maniera triste, io e lei abbiamo perso i contatti per qualche tempo. È stato durane questo periodo che morì per iniezione letale. Non avrei mai immaginato che ci saremmo separati per sempre”.
“Il grande problema nella nostra società – ha spiegato Tom Mortier – è che abbiamo perso il significato del prendersi cura l’uno dell’altro”.
Secondo ADF International, il caso “mette in luce i pericoli della legalizzazione dell’eutanasia e dimostra che le cosiddette ‘salvaguardie’ non possono evitare la pratica di mettere intenzionalmente fine alla vita”.