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Europa, l’obiettivo di un “cambiamento climatico sulla libertà religiosa”

È cominciato il lavoro della nuova Commissione Europea e ancora non si sa serà rinnovato il mandato dell’inviato speciale sulla libertà religiosa fuori dall’UE

Jan Figel | Jan Figel, inviato speciale uscente per la libertà religiosa fuori dall'Unione Europea  | JF Jan Figel | Jan Figel, inviato speciale uscente per la libertà religiosa fuori dall'Unione Europea | JF

L’ultimo rapporto dell’Osservatorio sulle Intolleranza e le Discriminazioni anti-cristiane in Europa ha documentato circa 500 casi di discriminazione anti-cristiana sul suolo del continente solo nell’ultimo anno. Ma se c’è in Europa una persecuzione sottile dei cristiani, che passa anche per vandalismi alle chiese più o meno documentati, è anche vero che i cristiani sono la religione più perseguitata al mondo. E l’ultima commissione Europea ha guardato con attenzione al fenomeno delle persecuzioni religiose istituendo l’ufficio dell’inviato speciale sulla libertà religiosa fuori dall’Unione Europea.

Istituito nel giorno in cui è stato consegnato a Papa Francesco il premio Carlo Magno, l’ufficio era stato affidato a Jan Figel, ed ha avuto particolari successi, come la liberazione di Asia Bibi. Con la nuova commissione europea, e il nuovo alto rappresentante della politica estera dell’Unione Josep Borrel, si dovrà decidere se rinnovare il mandato a Figel.

Intanto, lo scorso 15-16 ottobre, si è tenuto a Bruxelles un evento sull’ “Inventario della libertà religiosa”, per riepilogare i passi avanti ottenuti e certificare quanto è importante il tema della libertà religiosa per il futuro.

Proprio Figel ha preso la parola al termine dell’incontro. Ha sottolineato che “la libertà di religione e credo è condizione di buon governo, importante per credenti e non credenti”, che “rappresenta la dignità umana, un principio fondamentale dei diritti umani”, e ha chiesto un “cambiamento climatico sul tema della libertà religiosa

La libertà religiosa – ha aggiunto –è stata “per decenni un diritto umano messo da parte, abbandonato, male interpretato”, tanto che oggi “il 79 per cento della popolazione globale vive in nazioni con alti o molto alti ostacoli contro la libertà religiosa”.

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Per Figel, ci sono quattro livelli di problemi e crisi: l’intolleranza, la discriminazione, la persecuzione e il genocidio.

Basandosi su dati del Pew Research Center del luglio 2019,. Figel ha notato che “le restrizioni dei governi sulle religioni sono cresciute nel mondo, e ci sono 52 governi che impongono alte restrizioni alla religione, come in Russia, Cina, Indonesia.

Sono cresciute anche le ostilità sociali contro la religione, così come i limiti sulle attività religiose e gli attacchi dei governi contro la libertà religiosa, in particolare in Medio Oriente e Nord Africa, dove la crescita è stata del 72 per cento.

Figel ha citato anche il rapporto del governo britannico, che ha definito la libertà religiosa quasi a livello di un genocidio.

Ha detto, però, che ci sono anche notizie di un risveglio sul tema della libertà religiosa, come le linee guida dei 28 membri UE sulla libertà religiosa adottate nel 2013, il gruppo internazionale di contatto per i diplomatici attivo dal 2015 e l’ufficio di Figel attivo dal 2016.

Figel ha quindi fatto cinque raccomandazioni: di lavorare sulla libertà religiosa in una cornice di diritti umani; di accrescere la letteratura sul tema; di supportare l’impegno con gli attori religiosi; di implementare un approccio più strategico e contestualizzato a livello nazionale; di portare avanti un coordinamento tra gli Stati membri e l’Unione sulla libertà religiosa.

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Tra le varie attività di questo quinquennio, Figel ha lanciato anche la Dichiarazione per la Dignità Umana per Tutti e in Ogni Luogofirmata da accademici e politici

Figel è stato coinvolto nel caso Asia Bibi anche per mettere in luce i temi della libertà religiosa, considerando che il caso della donna pakistana è diventato famoso in tutto il mondo perché si è trattato di un evidente “abuso della libertà di religione”.

Figel ha potuto andare in Pakistan la prima volta nel dicembre 2017, dopo un anno di lavoro, e ha fatto una seconda visita nel 2018. Figel ha sottolineato che “nei miei dialoghi, a tutti i livelli, ho parlato dell’importanza della dignità e della giustizia per tutti gli abitanti del Pakistan, specialmente le minoranze. Ho parlato instancabilmente con i miei interlocutori di alto livello dell’importanza che ci siano chiari segni che le autorità pakistane si stanno muovendo verso uno Stato di diritto e una giustizia per tutti. La giustizia in ritardo è una giustizia negata”.

Il coinvolgimento nel caso di Asia Bibi, decisivo per la sua scarcerazione, ha per Figel mostrato che “l’Unione Europea è un “soft power che può facilitare positivi cambiamenti nel mondo su giustizia, sviluppo sostenibile, protezione dei diritti umani, attraverso una più efficiente promozione della Libertà Religiosa”.