Vienna , mercoledì, 2. dicembre, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Nel 2019, ci sono stati più quasi crimini dettati dall’odio anticristiano. La cifra non viene da una delle organizzazioni di difesa dei cristiani perseguitati, ma dall’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha pubblicato un rapporto sul tema il 16 novembre, nella Giornata Internazionale della Tolleranza.
Sono dati che devono far riflettere, specialmente in una situazione come quella odierna. Le misure contro il coronavirus hanno portato a restrizioni che in molti casi hanno persino violato la libertà religiosa, come non ha mancato di denunciare l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, in una relazione tenuta al Ministeriale sulla libertà religiosa. Ma l’intolleranza si misura anche nei rapporti quotidiani dell’Osservatorio per la Cristianofobia o dell’Osservatorio sulla Discriminazione e l’Intolleranza dei Cristiani in Europa, che periodicamente, in questi mesi, non hanno mancato di denunciare attacchi alle chiese o ai luoghi di culto. Notizie che dovrebbero preoccupare, perché, in fondo, niente nasce dal nulla, ma che invece non prendono le prime pagine dei giornali.
Il rapporto dell’OSCE, dunque, non fa che certificare una realtà conosciuta già a molti osservatori. Ed è proprio per questo che è importante leggerlo. Tra i cinquecento e più casi di crimine, ci sono gli attacchi contro sacerdoti cattolici, incendi appiccati alle chiese, distruzione delle immagini della Madonna, vandalismo dei consultori cattolici, il furto di ostie consacrate.
La Francia, e non stupisce, è il primo Paese per odio anticristiano con 144 casi nel 2019, la maggioranza dei quali contro chiese cattoliche. In Germania, gli attacchi sono stati 81, 75 in Spagna.
In tutto, si parla di 595 attacchi, e 459 di questi sono stati attacchi contro le proprietà, mentre 80 erano attacchi contro le persone. Solo un quarto di questi accadimenti sono stati riferiti direttamente alla Santa Sede.