Goa , giovedì, 12. dicembre, 2024 10:00 (ACI Stampa).
C’è stata anche una delegazione vaticana, guidata dall’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, a venerare a Goa le spoglie di San Francesco Saverio (1506-1552), il più grande evangelizzatore di Asia le cui reliquie vengono esposte ogni dieci anni, e che quest’anno resteranno aperte alla venerazione dei fedeli per 45 giorni, fino al 5 maggio.
Erano nove rappresentanti della Santa Sede, quelli che sono arrivati a Goa, con l’occasione anche della ordinazione arcivescovile di George Koovakand prima del concistoro in cui è stato creato cardinale. E, tra i delegati, c’era anche un altro nuovo porporato, Rolandas Mackrickas, arciprete coadiutore di Santa Maria Maggiore.
Ogni dieci anni, dunque, migliaia di pellegrini convergono a Goa, nel Sud dell’India, dove si trovano le spoglie di Gõcho Saib, il patrono di Goa, come è conosciuto nella città del sud del subcontinente il gesuita. Francesco Saverio, tra i primi compagni di Sant’Ignazio di Loyola, sbarcò proprio a Goa nel 1542, facendone poi la base per i suoi viaggi missionari fino alla morte, che avvenne il 3 dicembre 1552 sull’isola di Sanghchuan, alle porte della Cina, che rimase il suo più grande sogno.
Tra gli incontri, quello con il governatore di Goa, Pillai, il quale ha lodato il ruolo della Chiesa nel settore dell’istruzione in India.
Francesco Saverio compì in 11 anni di missione un lavoro missionario incredibile. Nato nel 1506 nella Navarra, a 15 si recò a Parigi per dottorarsi in filosofia, dove fu costretto, per ragioni finanziarie, a dividere la stanza con altre due persone: Pietro Favre e Ignazio di Loyola. Quest’ultimo non godeva della simpatia di Francesco Saverio, e lo conquistò solo con il suo ideale di vita.