Advertisement

Eliana Gagliardoni fotografa gli eremiti nella città

Una mostra a Milano ha riproposto il tema

Alcune immagini della mostra |  | Eliana Gagliardoni
Alcune immagini della mostra | Eliana Gagliardoni
Alcune immagini della mostra |  | Eliana Gagliardoni
Alcune immagini della mostra | Eliana Gagliardoni

Fino al 30 giugno è stata esposta a Milano, nell’atrio dell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano la mostra ‘La via dell’Esychia’, una raccolta di scatti realizzati dalla fotografa Eliana Gagliardoni, che racconta la vita di chi ha scelto la solitudine e il silenzio. L’esposizione è stato un viaggio che ha raccontato una dozzina di queste storie attraverso la fotografia, che ha incentrato il percorso sul silenzio come occasioni per (ri)trovare il benessere, per suscitare una riflessione sul modo di vivere oggi, in città, come altrove, grazie al progetto della cooperativa ‘IN DIALOGO – Cultura e Comunicazione’.

La scelta del luogo per esporre le opere che compongono il progetto non è casuale: l’Università frequentata da tanti giovani nel centro del capoluogo lombardo, come ha sottolineato nella presentazione l’autrice della mostra: “Dimentichiamo però l’immagine stereotipata dell’eremita. Oggi queste persone rappresentano un punto di riferimento per i tanti visitatori che li raggiungono nei loro eremi. Qui nascono relazioni e scaturiscono momenti di confronto e crescita, occasioni di dialogo e di meditazione: un tesoro per chi torna a casa dopo aver fatto questa esperienza e aver conosciuto queste persone che hanno scelto l’esichia, che in greco significa immobilità, riposo, quiete, silenzio”..

La mostra era composta di 36 immagini che ritraggono 12 eremiti in un simbolico viaggio itinerante in Italia: don Raffaele Busnelli Eremo della Breccia – Val Varrone – Alpe Gallino (LC); suor Mirella Muià Eremo dell’Unità – Santa Maria in Monserrato (RC); don Cristian Leonardelli Eremo della Valle Benedetta (LI); don Fulvio Calloni Eremo di Capraia – Sillico di Garfagnana (LU);   Viviana Maria Rispoli Eremo di Savigno (BO); fratel Benedetto Eremo di Santa Maria ad Martires – Calomini (LU); suor Concetta Giordano Eremo di San Martino in Vignale (LU); suor Federica Cornacchia Eremo di Varano – Fabriano (AN); suor Maria Laura Guariento Eremo Myriam – Niardo (BS); Frédéric Vermorel Eremo di Sant’Ilarione – Cauolonia (RC); Antonella Lumini, eremita di città (FI); suor Paola Biacino Eremo Pra’d Mill – Bagnolo (CN)

Eliana Gagliardoni nel 2015 realizza il primo progetto fotografico sul volontariato, ‘Cuori in Volo’, con i malati di Alzheimer, che ha dato vita ad una mostra itinerante patrocinata dal comune di Milano, premiata nel 2017 dall’Associazione FIDAPA con una targa Award al merito. Nel 2019 si dedica a un nuovo progetto dal titolo ‘Un mondo dentro’, un inedito racconto, svelato attraverso le immagini, di un insospettabile parallelismo tra clausura e carcere femminile. 

A lei abbiamo chiesto di spiegaci il motivo di una mostra sugli eremiti nella città: “Perché proprio in una metropoli come Milano, dove il tempo viene consumato, masticato in modo frenetico, e il presente disdegnato per la caccia ad un futuro illusorio, serve un messaggio che inviti alla scoperta di realtà differenti. Realtà che gli Eremiti, vivendo in silenzio e solitudine trovano in una quiete contemplativa. Una realtà ri-chiamata all’essenziale, ossia al qui ed ora, alla comunione atemporale che ogni anima ha con il Divino”.

Advertisement

Come è nata l’idea di fotografare questi eremiti?

“L’idea non è nata per mera curiosità, ma per un reale e aggiungerei sano desiderio egoistico di conoscenza, trovare risposta al perché di una scelta in apparenza tanto radicale; ed è stato per me un gran privilegio essere accolta e aver percepito solo dopo qualche scambio di riflessioni, la familiarità e la benevolenza, che tutti loro mi riservavano. Infatti, dopo il primo incontro avuto con don Raffaele Busnelli dell’Eremo della Breccia ho realizzato che tutti coloro che avrei successivamente conosciuto sarebbero stati individui ben lontani dall’ordinarietà, uomini e donne veri, autentici, cristallini; con uno spazio interiore accogliente ancor più vasto e sorprendente di quei bellissimi panorami ammirabili dai loro eremi”.

Cosa ha colpito in questi eremiti?

“Di ogni eremita ciò che mi ha colpito è stato il livello culturale, fatto di un grande sapere non solo limitato allo studio dei testi sacri della dottrina di appartenenza, ma anche la loro preparazione riguardante altre religioni, e il rispetto che mostravano parlando di queste comunità. Mi ha colpito l’umiltà usata per parlare di sé stessi, di come parlassero del loro percorso e del loro ‘sentire’ cercando di farmi partecipe della loro sublime esperienza; nonostante il potere delle parole mai come in questo caso, fosse assai limitante. Di ciascuno ho apprezzato molto il linguaggio che se pur, ed ovviamente per molti termini, prettamente cattolico, ha rivelato una spiritualità dal carattere universale che va Oltre e ti arriva nel profondo”.

Come la fotografia è capace di ‘immortalare’ l’esychia?  

“Nei miei scatti ho cercato di ritrarre gli eremiti nella loro quieta quotidianità fatta non solo di preghiera ma anche di silenzioso lavoro sempre e comunque immersi in una natura che ispira raccoglimento, luoghi densi di energia, ai quali ognuno di loro dichiara di essere stato chiamato, e dei quali sono diventati (pensiero del tutto personale) i fari. Fari luminosi immersi in un mare di vegetazione”.

More in Cultura

In quale modo la fotografia può aiutare a scoprire la spiritualità?

“La fotografia come tutte le arti credo abbia la capacità di sedurre e soprattutto incuriosire. Diverse persone venute a visitare la mostra mi hanno rivolto parecchie domande in merito alla mia esperienza negli eremi e posso affermare di aver percepito un sincero interesse, un desiderio di approfondimento, una sete ardente di Spiritualità che non riesce più a placarsi con la sola partecipazione al rituale”.