Padre Michael Czerny, sottosegretario della sezione Migranti e Rifugiati, sottolinea che gli orientamenti pastorali forniscono “una lettura, una comprensione e degli orientamenti all’azione”, e sono destinate a parrocchie, congregazioni, istituzioni religiose, ma anche laiche.
Nei dieci punti degli Orientamenti Pastorali, si trova, in fondo, un riassunto di tutto il magistero di Papa Francesco sul tema. E si trova anche una ulteriore implementazione delle quattro parole per i migranti cercatori di pace cui Papa Francesco ha dedicato il tema della Giornata Mondiale della Pace 2018, nonché una cornice generale delle venti linee guida che sono state un po’ la bussola della Santa Sede nelle trattative per gli accordi globali su migranti e rifugiati.
Gli orientamenti pastorali vengono da un processo di consultazione durato sei mesi. Sono chiamati – si legge nel testo – ad essere “una cornice in cui pianificare, stabilire, condurre e valutare tutte le azioni verso l’importante e urgente obiettivo di sconfiggere il traffico di esseri umani”, definendo come obiettivo a breve termine quello di liberare e riabilitare quanti sono impigliati nel traffico di esseri umani, mentre l’obiettivo finale è quello di “smantellare e sradicare questa malvagia e peccaminosa impresa di inganno, imbroglio, dominio e sfruttamento”.
Gli Orientamenti Pastorali sono destinati soprattutto al mondo cattolico. Si strutturano come una analisi della situazione, accompagnata dalle parole di Papa Francesco sul tema, e poi con una serie di linee guida che dicono al mondo cattolico come comportarsi in alcuni particolari casi.
Quali sono i punti salienti del documento? Prima di tutto, si nota che da un punto di vista cristiano e antropologico, “la santità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, è l’inalienabile dignità di tutti e ciascun essere umano, costituiscono il punto di partenza e il focus centrale di ogni iniziativa”.
Si legge negli Orientamenti Pastorali che, se si vuole davvero sradicare il traffico di esseri umani, è la società che deve cambiare, fino a trasformare le abitudini, contenere i propri appetiti, vivere in spirito di moderazione e disciplina.
E questo perché il traffico di esseri umani nasce per rispondere ad un bisogno che è generalmente un bisogno di soldi, e le comunità cattoliche sono chiamate a “denunciare questa falsa divinità del denaro”, e ad essere “lievito nelle società per promuovere cambiamenti significativi a livello locale, verso uno sviluppo umano integrale per tutti”.
Gli Orientamenti Pastorali sottolineano anche che il problema non sta tanto nel traffico di esseri umani, ma nella “domanda” di traffico di esseri umani. “Si dice poco dei consumatori, la domanda che i trafficanti continuano a soddisfare”, si legge.
Quindi, più che punire quanti vengono sfruttati, le sanzioni dovrebbero andare al “grande mercato di questi servizi”, a quanti acquistano “i cosiddetti servizi sessuali”, la criminalizzazione di quanti “traggono vantaggio dalla prostituzione”, mentre c’è bisogno di una maggiore individuazione delle responsabilità, e quindi c’è bisogno di promuovere “campagne di consapevolezza” sulla responsabilità di quanti domandano il traffico.
Un altro tema è quello del riconoscere il fatto che ci sia un traffico di esseri umani, e questo riguarda anche le vittime, che spesso “sono manipolati e intrappolati in schemi psicologici che non permettono loro di scappare, chiedere aiuto o anche avere una chiara comprensione di essere stati, o, peggio, essere ancora, vittime di una attività criminale”.
Gli Orientamenti Pastorali chiedono maggiore informazione sul traffico di esseri umani quando questo avviene alle frontiere, e la promulgazione di leggi nazionali e internazionali.
Ai cattolici è chiesto di impegnarsi nelle famiglie, per migliorare la comprensione del fenomeno. Avvocati, membri della società civile, organizzazioni religiose, dovrebbero invece poter “agire a fianco dei sopravvissuti in investigazioni e processi”, perché il peso della prova non sia solo sulle spalle dei sopravvissuti.
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Quello contro il traffico di esseri umani è un impegno globale, che va a toccare vari aspetti. Per esempio, la Santa Sede ne ha parlato nel Congresso Internazionale sulla pesca di Taiwan del 2017, quando ha denunciato le condizioni dei pescatori costretti a firmare accordi e a vivere in vere e proprie condizioni di schiavitù.
La denuncia era parte di un impegno di lungo termine che si ritrova negli Orientamenti Pastorali. Lì si legge, infatti, che “frequentemente, i lavoratori non hanno altra scelta che firmare contratti con condizioni di sfruttamento”, e che dunque c’è bisogno di “una vera valutazione etica della dimensione umana della produzione di servizi, distribuzione e riciclaggio”, che accade raramente.
Il consiglio ai businessmen cattolici è di “mettere gli insegnamenti della Chiesa in pratica, fornendo decenti condizioni di lavoro e paga adeguata per supportare la famiglia di ciascuno”.
Altro tema, quello del traffico di migranti. La linea che distingue il contrabbando dal traffico di esseri umani è sempre più sottile, un “contrabbando di migranti può facilmente diventare traffico di esseri umani”, e questo è successo spesso in questi ultimi anni, con “il flusso massivo di migranti e rifugiati, molti disperati, spinti dalla mancanza di alternative accessibile e legali anche a causa delle politiche migratorie sempre più restrittive”.
Anche qui, gli Orientamenti guardano prima di tutto alle famiglie, le prime a dover arginare il traffico di esseri umani, mentre la Santa Sede auspica anche una condivisione di dati tra Stati, in modo da sviluppare una risposta globale.
L’ultimo punto è quello della promozione della reintegrazione. “Dopo che le persone vittime di tratta sono state rilasciate e rimpatriate nei loro Paesi di origine – notano gli Orientamenti Pastorali – c’è bisogno di un percorso di reintegrazioni, ma programmi del genere, nazionali o internazionali, sono rari”.