Roma , sabato, 18. aprile, 2020 14:00 (ACI Stampa).
La Chiesa Italiana - che ha pagato in questa pandemia un prezzo altissimo in termini di sacerdoti uccisi dalla conseguenze del virus - si prepara alla cosiddetta fase 2, ovvero la ripartenza del Paese. Da oltre un mese si celebra la Messa senza il concorso del popolo e i Vescovi italiani sono ora in contatto con il Governo per ricominiciare a celebrare con i fedeli, nel pieno rispetto delle norme sanitarie. Bisognerà aspettare le decisioni del Governo, non prima del prossimo 4 maggio. ACI Stampa ne ha parlato con Don Ivan Maffeis, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana.
Molti credenti sono rimasti delusi dalla mancata possibilità di partecipare attivamente alle celebrazioni eucaristiche… Come avete sentito questo sentimento vissuto dai fedeli?
La pandemia ha messo in ginocchio il Paese, ha fermato il lavoro, ha strappato le pagine dell’agenda di tutti, ha imposto limitazioni che si sono riversate in maniera pesante anche sulla vita delle nostre comunità, portando in tutti disagio e sofferenza. In queste settimane senza il popolo, abbiamo continuato a celebrare per il popolo, portando sull’altare l’esistenza – con le sue fatiche e le sue speranze – di tutti, di vivi e defunti.
Alcuni hanno parlato di eccesso di clericalismo nella celebrazione della Messa a porte chiuse senza la partecipazione dei fedeli, una scelta non in linea con il Concilio.
Teniamo conto che non è stata una scelta liturgica, ma conseguenza imposta da una tempesta che si è già portata via oltre ventimila persone. In queste settimane abbiamo piuttosto toccato con mano la presenza e la vivacità della Chiesa, che nei suoi Pastori ha cercato di assicurare una grande carità spirituale. Così anche tanti laici, con la loro disponibilità, hanno animato e sostenuto la speranza nelle mille forme a cui hanno saputo dar vita, valorizzando le opportunità della rete. Certo, tutto questo funziona se è complementare, se è attesa dell’incontro pieno in carne ed ossa.