Papa Francesco, udienza privata con la Segreteria generale dell’UNESCO
È stato un caso felice che, nello stesso giorno, il 17 dicembre, sia stata calendarizzata l’annuale udienza di tabella di monsignor Francesco Follo, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, e quella di Audrey Azoulay, direttrice generale dell’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di cultura.
La visita della segreteria generale, con una delegazione di alto livello, è importante, anche perché Azoulay ha reiterato al Papa l’invito a visitare i quartieri generali dell’organizzazione, a Parigi, dove già è stato Giovanni Paolo II nel 1980. Il progetto è di avere il Papa nel 2020, quando si festeggeranno i 65 anni dalla fondazione.
Azoulay ha donato al Papa una medaglia di Teillhard de Chardin, il geniale teologo gesuita di cui l’organizzazione ha celebrato la memoria nel 1981. In aggiunta, la direttrice ha donato al Papa anche una copia anastatica degli atti di quella conferenza.
Secondo una nota stampa dell’UNESCO, l’incontro “si iscrive nella logica della promozione della pace attraverso il dialogo interculturale e del patrimonio religioso”, e nell’occasione Azoulay ha “sottolineato alcuni punti di convergenza tra il mandato e l’azione dell’UNESCO e le iniziative della Santa Sede, in particolare in favore della cultura della pace, dell’educazione e dello sviluppo duraturo”.
Da parte sua, il Papa ha “affermato il suo sostegno all’UNESCO e ne ha messo in luce l’approccio olistico all’educazione, che dà un posto importante alle scienze umane”. Il Papa ha anche parlato della diversità culturale, dell’etica delle scienze e in particolare il lavoro dell’UNESCO e la Santa Sede sul tema dell’intelligenza artificiale.
Le parole della Santa Sede all’approvazione del Global Compact sulle migrazioni
Dopo l’incontro di Marrekch del 10 - 11 dicembre, cui la Santa Sede ha partecipato con una delegazione di alto livello guidata dal Cardinale Pietro Parolin, l’Accordo Globale sulle Migrazioni è approdato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per l’approvazione finale.
Il 19 dicembre, l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York, ha dato uno statement of position, vale a dire una dichiarazione sulla posizione della Santa Sede, riguardante la risoluzione che appoggia i risultati della Conferenza internazionale di Marrakech.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Auza ha sottolineato che l’Accordo Globale è una cornice globale e un punto di riferimento internazionale per le buone pratiche e la cooperazione internazionale per la gestione globale delle migrazioni. La Santa Sede ha votato a favore dell’adozione dell’Accordo, ma allo stesso tempo – ha spiegato l’arcivescovo Auza – ha voluto fare le sue riserve.
Prima di tutto, la Santa Sede ha chiesto con vigore e forza la cancellazione di tre documenti che non erano risultato di negoziazioni internazionali e che contengono terminologia, principi e linee guida che non rappresentano in linguaggio condiviso – e questo riguarda soprattutto le categorie del gender e di salute sessuale e riproduttiva.
In secondo luogo, la Santa Sede ci tiene a sottolineare che le espressioni “salute sessuale e riproduttiva” e “servizi di salute sessuale e riproduttiva” usati in quelli stessi documenti non si debbano riferire all’aborto, all’accesso all’aborto e a farmaci che procurano aborto.
In terzo luogo, la Santa Sede rifiuta il cosiddetto “Minimal Initial Service Package” (MISP), ovvero il pacchetto di servizi minimi essenziali cui si riferisce uno di questi documenti, perché quel kit contiene farmaci che procurano aborto e strumenti che inducono all’aborto.
Infine, la Santa Sede sottolinea che la parola “gender” debba essere radicata nell’identità biologica, vale a dire nei sessi maschili e femminile.
La dichiarazione finale della Santa Sede a COP24
La delegazione della Santa Sede ha partecipato anche alla 24esima sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti climatici. La COP24 si è tenuta a Katowice, e all’inizio ha guidato la delegazione il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e poi è stata coordinata da monsignor Bruno Marie Duffé, segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. La scorsa settimana, la Santa Sede aveva diffuso una dichiarazione in cui si chiedeva forte volontà politica per affrontare il problema del cambio climatico.
Nella dichiarazione finale, diffusa il 19 dicembre, la delegazione della Santa Sede si rifà alla Laudato Si di Papa Francesco, in cui si chiedeva di rafforzare responsabilmente le politiche riguardo il cambiamento climatico, e nota che, nell’incontro di Katowice, gli Stati parte hanno combattuto per “mettere da parte i loro interessi economici e politici a breve termine e lavorare per il bene comune”, e sono arrivati ad un consenso sulle regole per l’implementazione dell’Accordo di Parigi del 2015.
Ma se il consenso sulle regole generali è un dato positivo, la Santa Sede nota che proprio queste regole “non riflettono in maniera adeguata la necessaria urgenza nell’affrontare il cambiamento climatico”, ma sembra piuttosto di mettere in secondo piano i diritti umani, e che il dramma di tanti popoli della terra colpiti dal cambiamento climatico “chiede maggiore ambizione più urgenza”.
La Santa Sede, si legge nella dichiarazione, ha spiegato che “portare avanti la dignità della persona umana, alleviare la povertà promuovendo il diritto umano integrale, e mitigare l’impatto del cambiamento climatico con misure di adattamento” sono strettamente collegate, e che c’è bisogno di un periodo di transizione in cui tutte le parti “assumano le loro rispettive responsabilità secondo il principio di equità”.
La Santa Sede rimarca la necessità di limitare responsabilmente la crescita di temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, e per questo incoraggia a maggiore ambizione nel determinare i contributi nazionali alla questione e un meccanismo più forte che porti a ridurre l’emissione di gas serra.
“La fede e la ragione – si legge ancora - devono essere combinate nel permetterci di fare scelte positive nei nostri stili di vita, nel modo in cui le nostre economie sono gestite, nel costruire una vera solidarietà globale necessaria ad evitare questa crisi climatica”.
Dall’Ucraina: il comunicato della nunziatura sull’autocefalia
La Santa Sede non ha preso una posizione pubblica sul sinodo di unificazione della Chiesa ortodossa ucraina e sulla concessione di autocefalia, che ha creato polemiche e divisioni nel mondo ortodosso. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico della Santa Sede in Ucraina, in un comunicato della nunziatura apostolica Kiev.
“Nei giorni scorsi – si legge nel comunicato –alcuni organi di informazione della Santa Sede hanno pubblicato, tra l’altro, ragguagli sugli eventi che, nei tempi recenti, si sono verificati nell’Ortodossia in Ucraina”.
Il comunicato sottolinea che questo “risponde al compito di ogni organo di comunicazione sociale, cioè di dare notizia ai propri utenti di quanto avviene nel mondo”.
Ma questo, rimarca la nunziatura, non va interpretato come una posizione della Santa Sede, perché “qualora invece la Santa Sede volesse rendere pubblica una propria posizione ufficiale a riguardo di tali eventi, lo farà nei modi e con gli strumenti specifici in cui si ricorre in tali casi”.
Taiwan invita ancora una volta Papa Francesco
Dopo l’accordo confidenziale con la Cina sulla nomina dei vescovi, Taiwan ha intensificato gli sforzi per mostrare vicinanza a Papa Francesco. Il 14 ottobre, il vicepresidente di Taiwan è stato a Roma per partecipare alla canonizzazione di Paolo VI, mentre la Santa Sede, da parte sua, ha mostrato in vari modi la sua non volontà di rompere i rapporti con l’isola: dalla nomina dell’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu a nunzio in Belize, separando così il Belize dalla nunziatura del Salvador che aveva rotto i rapporti con Taiwan, ai molti eventi organizzati dalla Santa Sede a Taiwan, tra cui un congresso sul traffico di esseri umani nella pesca organizzato dall’Apostolato del Mare del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Lo scorso 17 dicembre, Tsai Ing-wen, la presidente di Taiwan, ha inviato a Papa Francesco un messaggio di auguri per il suo compleanno, e nell’occasione lo ha invitato di nuovo Papa Francesco a Taiwan, perché la sua presenza sarebbe “fonte di energia”, e potrebbe infondere all’isola “ispirazione, compassione e guida spirituale”.
È il terzo invito che Taiwan invia a Francesco per visitare il Paese, dove ci sono circa 300 mila cattolici e dove la Chiesa realizza un importante lavoro educativo, medicato e caritativo.