La Santa Sede a New York nella Giornata Internazionale contro i test nucleari
Lo scorso 7 settembre si è tenuto alle Nazioni Unite di New York un incontro plenario di alto livello per Commemorare e Promuover la Giornata Internazionale contro i Test Nucleari.
Assente l’arcivescovo Giordano Caccia, a Roma per l’incontro triennale dei nunzi, la Santa Sede è intervenuta con la voce dello chargé d’affaires, monsignor Robert Murphy, il quale ha messo in luce che lo scopo di questa giornata internazionale non è solo di accrescere la consapevolezza sulle conseguenze dei test nucleari, ma anche di ricordare quelli che hanno sofferto gli effetti delle esplosioni che colpiscono in maniera indiscriminata donne, ragazze e non nati.
Monsignor Murphy ha sottolineato che il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari porta speranza per quanti soffrono da questi effetti. Il trattato – che la Santa Sede ha appoggiato votando come stato membro durante la discussione – “richiede agli Stati parte di assistere le vittime e di riparare gli ambienti contaminati”.
La Santa Sede chiede anche agli Stati di firmare e ratificare il Trattato Globale per il Bando dei test nucleari, perché solo l’entrata in vigore di questo trattato che permetterà “una piena implementazione delle misure delle ispezioni sul luogo previste del trattato”, permettendo di raggiungere un bando universale e verificabile del test nucleare da parte di tutti, per sempre.
La Santa Sede al Forum Economico e Ambientale dell’OSCE
Si è tenuto a Praga, l’8 e il 9 settembre, il 30esimo Forum Economico e Ambientale dell’OSCE. La Santa Sede ha partecipato, e ha tenuto un discorso nella sessione di apertura, dedicata a “Promuovere la sicurezza e la stabilità nell’area dell’OSCE attraverso un recupero economico sostenibile dalla pandemia del COVID 19”.
Nel suo intervento, monsignor Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede all’OSCE, ha affrontato il tema della necessità di “una transizione verde per diminuire il carbone e verso risorse di energia pulita”, una questione affrontata lo scorso anno dal Consiglio Ministeriale di Stoccolma cui però non è stato dato seguito, dato che la situazione è “drammaticamente cambiata” con la guerra in Ucraina, e “i prezzi dell’energia sono cresciuti in maniera decisa, e c’è il rischio che i rifornimenti a case e industrie diventi instabile e impossibile da permettersi”.
La Santa Sede nota che c’è bisogno di “una strategia a lungo termine” per dare sicurezza energetica, cosa che richiede “la volontà genuina degli Stati di cooperare non solo a livello politico, ma anche a livello scientifico e tecnologico per incoraggiare percorsi neutrali del clima per uno sviluppo sostenibile”.
La Santa Sede sottolinea che il periodo in cui stiamo entrando sarà “di grande incertezza economica”, e che può sembrare logico per le nazioni “rispondere su base individuale, dando la priorità al benessere economico dei loro cittadini e nazioni”, ma che non si deve dimenticare “il bisogno di cooperazione, inclusa quella con le organizzazioni internazionali, per assicurare un recupero economico e ambientale sostenibile per tutti”.
Secondo la Santa Sede, sarebbe “un disservizio e una mancata opportunità se gli sforzi degli anni passati nell’affrontare il cambiamento climatico e l’ineguaglianza economica fossero dimenticati o messi da parte nel mezzo di questa crisi economica”.
La Santa Sede chiede dunque di dare la priorità a “un approccio bilanciato che promuove lo sviluppo economico di tutti gli Stati, assicurando la sicurezza per tutti”.
Il messaggio del Papa all’UNESCO
L’8 settembre, in occasione della Giornata Internazionale dell’Alfabetizzazione, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha inviato un messaggio all’UNESCO a nome del Papa.
Il Cardinale ha ricordato che il Papa parla di “una metamorfosi non solamente culturale, ma anche antropologica che assume nuovi linguaggi e rigetta, senza discernimento, i paradigmi che ci sono stati offerti dalla storia”. Invece, è necessario per ogni cambiamento “un percorso educativo che coinvolge tutto il mondo”, considerando che è necessario costruire un “villaggio dell’educazione”, che nella diversità si impegni a “creare un ambiente di relazioni umane e aperte”.
Nella lettera, il Cardinale rilancia il Patto Educativo voluto da Papa Francesco, ricorda che il Papa “ci esorta a trovare una convergenza mondiale in vista di una educazione portatrice di una alleanza di tutte le componenti della persona; mette in luce che ci vuole anche una alleanza tra “gli abitanti della terra e la casa comune”, e una “alleanza generatrice di pace, di giustizia e di accoglienza tra i popoli della famiglia umana affinché ci sia dialogo tra le religioni”.
Inoltre, il Segretario di Stato nota che alcuni studi sull’impatto del COVID sull’apprendimento degli adulti e sull’alfabetizzazione “sembrano confermare che, in molti Paesi, gli educatori provengono spesso da settori diversi dall'istruzione scolastica e sono insegnanti di comunità o volontari, con situazioni contrattuali precarie, il che contribuisce a rendere poco attraente questo settore, soprattutto per i giovani che vogliono diventare insegnanti”.
FOCUS AMERICA LATINA
Il nunzio cacciato del Nicaragua destinato alla nunziatura del Senegal
L’arcivescovo Waldemar Sommertag, nunzio in Nicaragua espulso dal governo negli scorsi mesi, è stato riassegnato alla nunziatura di Senegal, Capo Verde, Guinea Bissau e Mauritania. La nomina è avvenuta il 6 settembre 2022.
L’arcivescovo Sommertag è stato espulso dal governo di Managua nel mezzo di una forte tensione tra il regime di Daniel Ortega e la Chiesa, dopo che lo stesso governo aveva abolito la figura del decano del Corpo Diplomatico. Nel corso di questi mesi, durante i quali la nunziatura è rimasta vacante, il governo ha chiuso diverse radio e mezzi di comunicazione diocesani e ha persino arrestato un vescovo. Sommertag era stato molto attivo nel dialogo con il governo, ed era anche riuscito a stabilire un dialogo che aveva portato alla liberazione di alcuni prigionieri politici.
Polacco, sacerdote dal 1993 e nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 2000, l’arcivescovo Sommertag ha servito nelle rappresentanze pontificie di Tanzania, Nicaragua, Bosnia – Erzegovina, Israele e nella sezione per le Relazioni con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana.
Era nunzio in Nicaragua dal 15 febbraio 2018, arrivando già nel mezzo di una forte crisi nata con le proteste contro la riforma delle pensioni del 2018.
Era stato espulso dal Nicaragua nel marzo 2022, con una misura che la Santa Sede aveva definito come “apparentemente incomprensibile”.
Il Cile rifiuta la nuova costituzione
Dopo due anni di processo per chiedere il cambiamento della Costituzione, la popolazione del Cile lo scorso 4 settembre ha rifiutato in un plebiscito il nuovo testo Costituzionale, preferendo tenere il vecchio testo costituzionale.
Diversi i motivi del rifiuto. Prima di tutto – come avevano fatto notare i vescovi cileni – il fatto che nella nuova Costituzione includeva una norma sull’aborto libero.
Quando a luglio fu poi resa nota la proposta della nuova costituzione, la Conferenza Episcopale cilena notò “gran parte delle proposte riguardo come organizzare la casa comune rientrano in questioni opinabili, di fronte le quali c’è una legittima pluralità di opzioni”.
Allo stesso tempo, però, i vescovi davano valutazione negativa delle “norme che permettono l’interruzione di gravidanza, che lasciano aperta la possibilità dell’eutanasia, che sfigurano la comprensione della famiglia, che restringono la libertà dei genitori sugli insegnamenti dei figli, che pongono alcune limitazioni al diritto dell’educazione e della libertà religiosa”.
In particolare, i vescovi criticavano con forza l’introduzione di un diritto all’aborto, da praticare “liberi da interferenze da parte di terzi”, mentre la proposta costituzionale andava a “esprimere preoccupazione per gli animali come essere senzienti, però non riconosce alcuna dignità e alcun diritto a un essere umano nel ventre materno”.
Altro motivo di preoccupazione era il diritto “ad una morte degna” (un modo di introdurre l’eutanasia), all’ampliamento del concetto di famiglia portato fino al parlare di “famiglie nelle loro diverse forme, espressioni e modi di vita”, alla questione educativa, perché la proposta costituzionale non rendeva chiaro l’espressione del diritto dei genitori a decidere dell’educazione dei figli.
Cruciale anche la questione della libertà religiosa, perché per i vescovi “questa proposta non riconosce nessun elemento essenziale, come l’autonomia interna delle confessioni, il riconoscimento della loro norme proprie e la possibilità di celebrare in modo da assicurare la piena libertà e attenzione dei membri delle confessioni religiose, specialmente in situazioni di vulnerabilità”.
Alla fine, i cileni hanno deciso, con una maggioranza schiacciante, che non desiderano una costituzione che rompa drasticamente con la tradizione politica, culturale e valoriale del Paese. Si tratterà ora di vedere se si cambierà di nuovo il testo, o se si stabilirà un meccanismo per proporre un nuovo testo.
FOCUS AFRICA
Ciad, i vescovi si autosospendono dal dialogo nazionale
I vescovi del Ciad si sono autosospesi dal partecipare al Dialogo Nazionale promosso dalla giunta militare che ha preso il potere del Paese nell’aprile 2021, denunciando che “non c’è stato alcun dialogo. Per noi il dialogo si basa sull’ascolto reciproco. Abbiamo l’impressione di assistere a una campagna elettorale con da un lato chi sostiene il cambiamento e un rinnovamento della classe politica, e dall'altro, chi vuole continuare a gestire una macchina abilmente orchestrata”.
Per i vescovi, anche i diversi gruppi che partecipano ai colloqui iniziati a Ndjamena lo scorso 20 agosto vivono “una crisi di fiducia”; e che per questo si sono sentiti in dovere di sospendere la loro partecipazione, pur dichiarandosi “disponibili” a continuare a offrire i propri servizi in tutte le successive fasi di riconciliazione, se queste saranno sincere”
La sospensione della partecipazione della rappresentanza della Conferenza Episcopale al dialogo nazionale segue le dure critiche espresse a fine agosto dai leader delle associazioni e dei movimenti cattolici (Union des cadres chrétiens catholiques du Tchad- Ucct; Union des femmes chrétiennes catholiques du Tchad -Ufcct); Réseau des anciens Jécistes d’Afrique au Tchad -Raja-T). Tra le questioni messe sul tavolo, la mancanza di inclusività e l’esercizio di una certa egemonia da parte di alcuni gruppi.
Lanciato nel 2021, ma rinviato più volte, il Dialogo Nazionale Inclusivo e Sovrano era stato boicottato dalla maggioranza dell’opposizione e da due dei più potenti movimenti ribelli armati.
Dopo tre giorni di assedio alla sede del partito di opposizione Les Transformateur, l’assedio è stato tolto il 4 febbraio
Il generale Mahamat Idriss Déby Itno, autoproclamato Capo di Stato a capo di un Consiglio militare di 15 generali nell'aprile 2021 alla morte del padre presidente Idriss Déby Itno, aveva subito promesso un Dialogo Nazionale (DNIS) inclusivo e sovrano a elezioni "libere e democratiche" entro 18 mesi. Queste ultime non ci sono ancora state.