Gingrich ha ricordato che, sebbene le relazioni diplomatiche piene siano state stabilite solo nel 1984, Santa Sede e Stati Uniti hanno relazioni dai tempi della fondazione della nazione americana, con una interruzione dopo l’unificazione d’Italia, ma sempre riconoscendo l’importante ruolo della Santa Sede nel promuovere la pace, tanto che il presidente Franklin Roosevelt mandò un inviato presso la Santa Sede per lavorare nell’aiuto dei rifugiati Europei.
Le relazioni si cementarono durante la Guerra Fredda, e in particolare quando il presidente Ronald Reagan e Papa Giovanni Paolo II trovarono una comunione di intenti nel combattere l’Unione Sovietica. Fu grazie a questa alleanza che Stati Uniti e Santa Sede stablirono per la prima volta le relazioni diplomatiche.
“In tutti questi anni e più, gli Stati Uniti hanno beneficiato dell’influenza globale e della leadership morale della Santa Sede”, che è seconda solo agli USA per quantità di relazioni diplomatiche.
Paraguay, incontro di dialogo tra politici e pastori
Il Consiglio Episcopale dell’America Latina (CELAM) e la Pontificia Commissione per l’America Latina hanno promosso dal 10 al 12 aprile in Paraguay, vicino la capitale Asunciòn, un incontro dei cattolici con responsabilità poltiche al servizio dei popoli del Cono Sur latinoamericano. L’incontro ha riunito con alcuni vescovi e cardinali sudamericani circa 80 politici impegnati in diversi ambiti, provenienti da Brasile, Uruguay, Argentina e Cile.
L’incontro fa seguito ad un altro che si era tenuto a Bogotà nel dicembre 2017, ispirato dal documento finale della Conferenza delle Chiese Latino Americane di Aparecida.
Durante la tre giorni, si è parlato della situazione della democrazia nei Paesi del Cono Sur e del contributo della Chiesa al dialogo e al pluralismo nella vita politica e su come inculturare la Dottrina Sociale della Chiesa. Si è parlato anche di identità, unità e integrazione latinoamericana; tutela e promozione della vita, matrimonio e famiglia; educazione; economia giusta ed equa; lavoro, lotta alle disuguaglianze, alle dipendenze, al narcotraffico e alla corruzione.
La Santa Sede alle Nazioni Unite di New York: le donne nei processi di pace
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dibattuto lo scorso 11 aprile sul tema “Le operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite: il lavoro delle donne”.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha sottolineato che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è impegnato nel 2000 ad accrescere la rappresentanza di donne nei processi di pace, proteggerle dalla violenza durante il conflitto armato e facilitare la loro partecipazioni come agenti di cambiamento nel lavoro sul territorio.
Le donne – ha aggiunto l’arcivescovo Auza – “portano coraggio, professionalità, responsabilità e una speciale sensibilità alle operazioni di pace”.
In più, le donne “giocano un ruolo essenziale nel ricostruire la fiducia e facilitare la riconciliazione a livelli locali”, e per questo “la loro partecipazione ad ogni stadio del processo di pace è necessario e inestimabile”.
La Santa Sede alle Nazioni Unite: i cento anni dell’ILO
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha sede a Ginevra. Papa Francesco non la ha visitata lo scorso anno, quando il 21 giugno fece il suo pellegrinaggio ecumenico nella città, ma in molti sperano che vada a fare una visita specifica quest’anno, per i cento anni dell’Organizzazione. È l’unica organizzazione delle Nazioni Unite che ha un consulente per affari religiosi che è da sempre un sacerdote e da sempre un gesuita.
L’11 aprile, si è tenuto alle Nazioni Unite di New York un incontro di Alto Livello per commemorare il centenario dell’Organizzazione.
Il centenario dell’ILO – ha detto l’arcivescovo Auza – è “una opportunità per rinnovare l’impegno a collaborare per la giustizia sociale”. D’altronde, ha notato, il motto dell’ILO è “se desideri pace, coltiva la giustizia”, e la costituzione dell’organizzazione nota che “la pace universale può essere stabilita solo se si fonda sulla giustizia sociale”.
Ha notato l’arcivescovo che dopo 100 anni le “condizioni lavorative e il ruolo del lavoro sono ancora considerati pietre angolari della giustizia e della pace”, e ha lodato l’ultimo rapporto dell’ILO che tiene in considerazione l’importanza dell’antropologia, ovvero dell’essere umano non solo come forza lavoro, ma come parte di una comunità.
Il lavoro – ha detto l’Osservatore Permanente della Santa Sede – è importante prima di tutto perché forma il carattere e la dignità di una persona in accordo con la creatività e responsabilità personale”.
Nicaragua, il vescovo ausliiare di Managua richiamato a Roma
Il vescovo José Silvio Baez, ausiliare di Managua, è stato richiamato a Roma a tempo indeterminato. Lo ha detto lo stesso prelato, che negli scorsi giorni è stato ricevuto da Papa Francesco.
Il vescovo Baez era stato preso di mira dai paramilitari del presidente Ortega perché aveva appoggiato pubblicamente le proteste contro la presidenza. Si stima che la repressione delle proteste ha portato alla morte di 560 persone. Anche i vescovi sono stati attaccati.
La Santa Sede aderisce alla convenzione sulla cooperazione carceraria
L’attività del tribunale vaticano cresce, anche in relazione al processo di MONEYVAL, che aveva notato nei rapporti sui progressi come alle segnalazioni di transazioni sospette non corrispondessero le stesse attività giudiziarie. Mentre il Tribunale Vaticano ha cominciato ad implementare le sue funzioni, dotandosi anche una sezione per i reati di materia economica - finanziaria, la Santa Sede prosegue il suo processo di adeguamento alle norme europee aderendo alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul trasferimento delle persone condannate e sui protocolli addizionali.
Gli strumenti di adesione sono stati depositati a nome e per conto della Santa Sede lo scorso 15 gennaio da monsignor Paolo Rudelli, inviato speciale per la Santa Sede presso il Consiglio di Europa alla Convenzione del Consiglio d’Europa sul trasferimento delle persone condannate, del 21 marzo 1983, e al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento dei condannati, del 18 dicembre 1997.
Monsignor Rudelli ha anche depositato lo strumento di ratifica della Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, del Protocollo di emendamento del Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento dei condannati, del 22 novembre 2017.
Il Protocollo individua le regole applicabile al trasferimento dell’esecuzione delle pene, sia nel caso di persona condannata che resasi latitante nello Stato di condanna rientra nello Stato di cittadinanza, sia nel caso di persona condannata che subisce una misura di espulsione o di riaccompagnamento alla frontiera in seguito alla sua condanna.
Il protocollo completa la Convenzione del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, il cui scopo principale è quello di favorire il reinserimento sociale dei cittadini stranieri condannati, consentendo la pena da scontare nel paese di origine.
È una convenzione basata su principi umanitari, stata considerando che “difficoltà d comunicazione, barriere linguistiche e privazione del contatto con la famiglia possono avere effetti negativi sui detenuti stranieri”
La Santa Sede ha formulato sei dichiarazioni interpretative tecniche. Sia Convenzione che protocollo addizionale del 1997 entreranno in vigore nello Stato di Città del Vaticano dall’1 maggio 2019, mentre il protocollo di emendamento del 2017 entrerà in vigore quando saranno adempiute alcune condizioni.
Queste sono stabilite all’articolo 4 dello stesso protocollo, vale a dire che prima deve essere stata ratificata la convenzione perché il protocollo possa essere a sua volta ratificato.