Papa Francesco aveva già ricevuto Jagland in udienza privata il 20 settembre 2014, e aveva visitato il Consiglio d’Europa a Strasburgo il 25 novembre 2014. Non era il primo Papa ad andare al Consiglio d’Europa: Giovanni Paolo II era stato a Strasburgo nell’ottobre 1988, alla vigilia del 40esimo anniversario dell’organizzazione.
Parlando con Vatican News, Jagland ha detto che lui e il Papa hanno parlato “delle sfide comuni che l’umanità si trova ad affrontare”, tra cui quella di “proteggere le persone contro l’uso arbitrario della forza da parte di qualsiasi autorità, ma anche a livello umano”.
Jagland ha anche notato con il Papa che c’è, per la questione abusi, uno strumento giudiziale sotto forma di Trattato Internazionale “che si occupa della tutela delle vittime, ma anche della prevenzione”, e ha dato l’idea che la Santa Sede aderisca alla Convenzione.
Incontro tra il ministro degli Esteri italiano e il Cardinale Parolin
Lo scorso 12 gennaio, il Cardinale Pietro Parolin ha ricevuto il ministro degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi. La nota della Farnesina non chiarisce quali siano stati i temi che sono stati toccati nell’incontro.
Italia e Santa Sede festeggiano quest’anno i 90 anni dei Patti Lateranensi, citati da Papa Francesco nel suo discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, ma anche i 35 anni dalla revisione del Concordato. Come di consueto, si terrà un incontro bilaterale presso Palazzo Borromeo, sede dell’ambasciata di Italia presso la Santa Sede, che dovrebbe avere luogo il 14 febbraio.
Italia e Santa Sede avevano anche inaugurato una serie di incontri periodici bilaterali a livello di ministero degli Esteri, raccontati però pubblicamente solo il 24 novembre 2016 in una conferenza stampa congiunta dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, e l’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
Papa Francesco riceve i consiglier di Pax Christi
Sempre il 12 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata i consiglieri di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace fondato nel 1945. I temi dell’incontro sono stati l’educazione alla pace nelle scuole e nelle carceri, soprattutto minorile, il tema del disarmo, i contesti della guerra in Siria e Palestina. Monsignor Giovanni Ricchiuti, presdente del Movimento, ha raccontato a Vatican News che il Papa ha detto loro di “insegnare l’arte della mediazione: i conflitti si superano solo attraverso itinerari di mediazione”.
Papa Francesco incontra un gruppo di parlamentari coreani
Lo scorso 16 gennaio, in una saletta dell’Aula Paolo VI, Papa Francesco ha incontrato un gruppo di parlamentari coreani. Ne ha dato notizia l’Osservatore Romano. Il gruppo di parlamentari era in Italia per partecipare al convegno internazionale “Co-governance: corresponsabilità nelle città”, promosso dal Movimento dei Focolari, che si tiene dal 17 al 20 gennaio a Castelgandolfo.
La delegazione era composta da dieci persone, alcuni attualmente parlamentari e altri che hanno fatto parte del Parlamento. Tra questi, alcuni aderiscono al Movimento Politico per l’Unità.
Secondo la stampa sudcoreana, Papa Francesco avrebbe “incoraggiato i presenti al dialogo e alla ricerca di consensi che favoriscano e rinforzino e il bene comune”, e sottolineato la necessità di “riconciliazione e unità”.
La Santa Sede è stata molto impegnata per il dialogo nella penisola coreana. Il 24 maggio 2017, fu una delegazione dalla Corea del Sud a chiedere a Papa Francesco di favorire un dialogo tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, perché si rompesse l’isolamento. Quindi, il presidente Moon ha portato a Papa Francesco il 18 ottobre 2018 l’invito del leader Kim a visitare la Corea del Nord.
Più volte, Papa Francesco ha fatto appelli di pace per la penisola coreana.
Costa d’Avorio, la Chiesa si mette al servizio della riconciliazione
Dopo il conflitto che ha colpito la Costa d’Avorio, alla vigilia delle elezioni presidenziali, la Chiesa si mette al servizio della comunione e della riconciliazione nel Paese, ha dichiarato il vescovo Ignace Bessi Dogbo di Katiola, presidente della Conferenza Episcopale della Costa d’Avorio.
Le parole del presule giungono all’apertura della 111esima assemblea plenaria della Conferenza episcopale. Il vescovo ha parlato nel giorno in cui la Corte Penale Internazionale (CPI) ha assolto l’ex Presidente ivoriano Gbagbo dall’accusa di crimini contro l’umanità e ne ha ordinato l’immediata scarcerazione. Insieme all’ex Capo dello Stato è stato assolto Charles Blé Goudé (ex-leader del movimento dei Giovani Patrioti fedeli a Gbagbo).
Gbagbo non aveva riconosciuto la vittoria elettorale di Alassane-Ouattara, dando inizio ad una crisi costata oltre 3 mila morti, che ha avuto il solo merito di porre fine alla guerra civile scoppiata il 19 settembre 2002.
Nell’agosto 2018, il presidente Ouattara ha annunciato una amnistia per 800 prigionieri politici, ed è stato un primo passo per la riconciliazione nazionale. Il Paese si prepara ad affrontare elezioni presidenziali e politiche nel 2020, e il vescovo Bessi ha chiesto che affinché il voto sia veramente libero e pacifico occorre che gli organi di garanzia (Commissione Elettorale, Corte Suprema, Consiglio Costituzionale) rimangano strettamente neutrali”.
Papa Francesco incontra il Primo Ministro di Etiopia
Il prossimo 21 gennaio, Abiy Ahmed Ali, Primo Ministro di Etiopia, farà visita a Papa Francesco. La visita viene dopo lo storico accordo tra Eritrea ed Etiopia, che ha posto fine a un conflitto durato venti anni e segnalato tra le luci dell’anno diplomatico da Papa Francesco nel discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, e dopo le elezioni presidenziali di novembre, che hanno visto per la prima volta eleggere alla guida della nazione una donna, Sahle-Work Zewde
Papa Francesco aveva mostrato particolare attenzione all’Etiopia anche creando cardinale Berbaneyesus Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba, nel concistoro del 14 febbraio 2015.
Fu Paolo VI ad accogliere il primo ambasciatore di Etiopia presso la Santa Sede, nel 1969, 40 anni fa. Nel suo discorso, Paolo VI ricordò gli antichi legami tra Santa Sede in Vaticano, segnalati anche dalla presenza nella Città Leonina della Chiesa di Santo Stefano dei Mori o degli Abissini e del Pontificio Collegio Etiopico,
La storia diplomatica di Santa Sede ed Etiopia comincia con il breve Spectat ad Romanum Pontificem di Pio X del marzo 1937, con cui il Papa erigeva la delegazione apostolica dell’Africa Orientale Italiana, staccandola dalla delegazione apostolica di Egitto, Arabia, Eritrea ed Etiopia.
Nel 1946, al termine del periodo coloniale italiano, la delegazione divenne delegazione apostolica d’Etiopia, mentre Santa Sede e governo etiope stabilirono relazioni diplomatiche il 20 marzo 1957, e cinque giorni dopo fu eretta l’internunziatura apostolica di Etiopia. L’8 marzo 1969, Paolo VI promosse l’internunziatura a nunziatura con il breve Ex Quo tempore. La nunziatura aveva competenze su Etiopia ed Eritrea, e dal 2000 su Gibuti. Nel 1995, Santa Sede ed Eritrea stabilirono relazioni diplomatiche, e il nunzio in Etiopia rappresentava anche la Santa Sede in Eritrea. Dal 2003, ci sono due nunzi differenti. Dal gennaio 2004, il nunzio in Etiopia ha anche la carica di delegato apostolico di Somalia e rappresentante della Santa Sede presso l’Unione Africana.