Il Cardinale Bassetti ha quindi sottolineato che “c’è stato davvero uno scambio sereno e aperto. Abbiamo sottolineato i problemi comuni di questa pandemia".
Per l’emergenza legata alla pandemia è stato soppresso il tradizionale ricevimento, sostituito con una mostra di artisti contemporanei e designer, visitata dalle due delegazioni al termine del vertice e dell'evento celebrativo.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, la questione del debito estero
Il 3 marzo, la 46esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani ha affrontato la questione del debito estero. È un tema che la Santa Sede ha affrontato diverse volte, e che ha ribadito in tempo di pandemia, quando anche Caritas Internationalis ha rinnovato più volte l’appello per la cancellazione del debito estero dei Paesi più poveri.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali di Ginevra, ha sottolineato che “gli effetti negativi della pandemia da COVID 19 sulle condizioni economiche del mondo sono allarmanti”, e che in particolare “la pandemia ha esacerbato le vulnerabilità già esistenti del debito nelle nazioni in via di sviluppo e sotto sviluppate”, tanto che “il peso del debito le impedisce di garantire alla loro gente i fondamentali diritti socioeconomici, come il cibo e la sicurezza sociale, servizi sanitari e accessi ai vaccini”.
Sono situazioni vicine all’immoralità, e la comunità internazionale ha “un forte obbligo di andare avanti nella comprensione di attraverso la quale linee guida condivise su temi etici, culturali e normative si sviluppano pratiche economico finanziarie”.
In questo scenario – ha affermato la Santa Sede – “è più importante che mai le gli Stati meno sviluppati ricevano cooperazione internazionale e assistenza finanziaria e tecnica, in particolare la riduzione del debito, il sostegno al debito e la sua cancellazione”. Per questo, la Santa Sede ha chiesto “riforme costruttive capaci di trasformare le nazioni in via di sviluppo da contribuenti in crisi di debito in preventori di crisi” – riforme che dovrebbero “stabilire una più efficace architettura finanziaria basata sull’uomo”.
Gli Stati, dal canto loro, devono sistemare il loro sistema interno, con misure che possano “aiutare ad evitare pesi di debito insostenibili e crisi economiche create da privati”.
In conclusione, “la Santa Sede considera essenziale adottare politiche indirizzate alla sostanziale riduzione, se non cancellazione, debito per le nazioni meno sviluppato, come un segno di vera solidarietà, corresponsabilità e cooperazione”.
La Santa Sede a Ginevra, il tema del cibo
Il 2 marzo, al Consiglio dei Diritti Umani si è discusso invece di diritto al cibo. L’arcivescovo Jurkovic ha notato che “come sottolineato in vari strumenti legali sui diritti umani, il diritto al cibo è considerato come l numero di condizioni che permettono a ciascuno di avere accesso, in ogni momento, a una nutrizione adeguata e sicura, e che la sicurezza deve essere fornita in modi rispettosi della dignità della vita umana.
La Santa Sede denuncia “la biasimevole mancanza di protezione sociale offerta da lavoratori nel cibo e nel settore agricolo, nonché ai lavoratori migranti durante la pandemia”, chiede agli Stati di garantire loro protezione e stabilità. La soluzione è quella di “porre le persone al centro delle risposte politiche”, cosa che potrebbe creare un autentico approccio ai diritti umani.
La Santa Sede a New York, “Disordini, Transizione e Trasformazione
L’arcivescovo Gabriele Giordano Caccia è stato invitato a tenere una conferenza virtuale per gli studenti di Gerusalemme che partecipano al Modello Nazioni Unite delle Sorelle del Rosario. Il tema della conferenza, che si è tenuto l’1 marzo, era “Disordini, Transizione e trasformazione”, e ha visto la partecipazione di studenti da tutto il Medio Oriente.
L’arcivescovo Caccia ha sottolineato che “la pandemia ci ha portato a realizzare ciò che è realmente in crisi del nostro modo di comprendere la realtà o di relazionarci l’uno all’altro”, e ha detto di sperare che “la conferenza ispiri gli studenti di trasformare il mondo “dal disordine, in un torrente di amore fraterno”.
L’arcivescovo Caccia ha dunque incoraggiato i delegati di andare oltre le loro ipotetiche risoluzioni per considerare piuttosto “quello che faranno ora per trasformare le loro comunità , scuole, nazioni e dimore in una amicizia sociale e nella fraternità umana.
FOCUS AMBASCIATE E NUNZIATURE
Papa Francesco nomina il nuovo nunzio in Svizzera
L’arcivescovo Martin Krebs è il nuovo nunzio in Svizzera. Lascia la nunziatura di Montevideo, in Uruguay, che guidava dal 2018. L’arcivescovo Krebs dovrebbe arrivare a metà aprile.
Nato nel 1956 a Essen, città della Renania Settentrionale-Vestfalia, Krebs ha un dottorato in diritto canonico. È entrato nel Servizio Diplomatico della Santa Sede dal 1991. Nel 2008, papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo titolare della diocesi di Taborenta (Algeria) e nunzio apostolico in Guinea e Mali. In seguito ha servito, fra l'altro, in Nuova Zelanda, Isole Cook, Kiribati, Fiji, Samoa e Vanauatu. Dal 2018, l'arcivescovo tedesco è ambasciatore del Papa in Uruguay.
Il suo predecessore, il settantenne Thomas Gullickson, si è dimesso alla fine dell’anno, sfruttando la possibilità per i nunzi di andare in pensione a 70 anni.
L’ambasciatore della Repubblica Dominicana in visita di congedo dal Papa
Eunisis Vazquez Acosta, ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede, si è congedata l’1 marzo da Papa Francesco dopo pochi mesi di incarico. Classe 1960, laureata in legge con varie esperienze internazionali, è esperta giurista e Docente di Diritto, è autrice di numerose pubblicazioni di settore. Era stata nominata ambasciatore della Repubblica Dominicana presso la Santa Sede ad inizio 2020.
FOCUS ASIA
Relazioni Santa Sede – Cina
Papa Francesco ha ribadito anche nel suo discorso al corpo diplomatico che l’accordo tra Santa Sede e Cina per la nomina dei vescovi è “prima di tutto di carattere pastorale”: Dall’1 maggio 2021, però, in Cina entrerà in vigore un nuovo regolamento riguardante il clero di tutte le religioni, che entrerà in vigore il 1 maggio 2021.
Le “Misure amministrative riguardanti il personale religioso” (Zongjiao jiao zhi renyuan guanli banfa), un testo articolato in 7 capitoli e 52 articoli, sono in linea con la politica di “sinizzazione” delle religioni promossa dal presidente Xi Jinping nel 2016 durante la “Conferenza nazionale sul lavoro religioso” e con l’attuale sforzo del governo di Pechino di normare minuziosamente ogni ambito della vita sociale.
Già le “Norme relative agli affari religiosi”, emanate dal Consiglio per gli Affari di Stato, entrate in vigore nel 2018, sono andate in questa direzione.
Le nuove disposizioni parlano di creare un database di personale religioso e l’obbligo di sacerdoti e leader religiosi di altre fedi di registrarsi presso l’Amministrazione statale per gli Affari Religiosi.
L’Accordo provvisorio del 2018 riguarda la nomina e la consacrazione dei vescovi. Nel testo delle “Misure amministrative riguardanti il personale religioso” non si parla né dell’Accordo né del coinvolgimento del Papa nelle nomine episcopali in Cina. Per qualcuno quest’assenza costituirebbe una chiara smentita dell’Accordo. In realtà, la presenza dell'accordo non sarebbe costume in un regolamento di questo tipo citare, anche perché l’Accordo non è stato ancora ratificato definitivamente, ma prolungato ad experimentum, e perché si tratta di una intesa internazionale, che non riguarda le dinamiche interne.
Dal 2018, tutti i vescovi cattolici cinesi sono in comunione con il Papa, ed è la Conferenza Episcopale locale ad assicurarsi che i nuovi vescovi siano nominati dal Papa.
ALTRE NOTIZIE
L'1 marzo è stato il centenario della morte dell'ultimo re di Montenegro, Nicola I Petrovich-Njegos. È un anniversario importante, anche perché il principe di Montenegro ha un ruolo ufficiale nella costituzione repubblicana. Il Principe Nikola II, infatti, dopo il referendum del 21 maggio 2006, ebbre il ruolo di garante dell'identità nazionale del Montenegro, non accampando diritti al trono ma mantenendo il ruolo di "padre nobile" della nazione.
Il Principe Nicola ha così un ruolo speciale nell'Organigramma dello Stato: con legge 35/11-1/15 EPA 569 XXIV, approvata in Podgorica il 12 luglio 2011 dal Parlamento del Montenegro, la Famiglia Reale è stata pienamente riabilitata, sia sul piano giuridico, sia sul piano storico, chiudendo così una vicenda dolorosa, iniziata con la forzata annessione del Montenegro alla Serbia nel 1919 e proseguita durante i regimi di Tito e Slobodan Milosevic.
Nel quadro di questo processo di riconciliazione storica, il Principe Nicola è stato inserito, con la Sua famiglia, nella costituzione repubblicana del Montenegro, come tutore della libertà e indipendenza della nazione, un ruolo "ufficiale" nell'apparato istituzionale della Nazione Montenegrina.
Il Montenegro ha attualmente un concordato con la Santa Sede, unico paese ortodosso con questo tipo di accordo, che risale all'epoca del re Nicola I. Prima della pandemia, era previsto un viaggio di Papa Francesco nel Paese.
Il principe Nicola è stato in visita ufficiale a Papa Francesco nel 2016, e recentemente ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, per gettare le basi di futuri progetti umanitari e ecologici nel quinto anniversario dell'enciclica "Laudato sii" di Papa Francesco, questo centenario segna una tappa molto importante per il Montenegro.
In occasione del centenario, il principe Nicola ha sottolineato che "è con emozione e fierezza che questo primo marzo teniamo a condividere con tutti i nostri concittadini montenegrini e italiani il ricordo di una nobile figura della storia del nostro paese, che - padre dell’indimenticabile regina Elena - fu anche un grande amico dell’Italia, dove per molti anni hanno riposato i suoi resti mortali, prima a Casale Monferrato, poi a Sanremo. È con tristezza che noi pensiamo agli ultimi anni della sua vita, tradito dai suoi antichi alleati e relegato in un esilio ingiusto, che per molti decenni ha disperso la nostra famiglia lontano dalle sue radici".
Il principe Nicola II ricorda anche l'accoglienza che i montenegrini hanno riservato al ritorno delle sue ceneri nell'ottobre 1989, insieme a quelle della regina Milena e delle principesse Vera e Xenia.