Una visita cade comunque in una situazione difficile in Ucraina, scossa da una tragedia umanitaria che ha visto la Santa Sede impegnata attivamente in iniziative come “il Papa per l’Ucraina”. Secondo osservatori in Ucraina, il presidente Zelensky vorrebbe la visita del Papa più per rafforzare le sue posizioni politiche che non per affrontare delle vere questioni religiose, e questo escluderebbe una visita del Papa in Donbass e nelle aree del conflitto, dove invece sono arrivati il Cardinale Parolin e il Cardinale Leonardo Sandri prima di lui. I cattolici in Ucraina sperano invece che un eventuale viaggio del Papa dia molto più risalto alla dimensione religiosa, con incontri con tutte le realtà della Chiesa impegnate sul territorio.
Sono temi sicuramente dibattuti, e che il Cardinale Parolin ha riportato con sé. Alla sua partenza, il Cardinale era stato accompagnato in aeroporto dall’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevhcuk; dall’arcivescovo Miecslaw Mokrzcyky, presidente della Conferenza Episcopale Ucraina; e da Vitaly Kryvitsky, vescovo di rito latino di Kiev.
Al momento del congedo, l’arcivescovo maggiore Shevchuk ha ringraziato il cardinale Parolin per la visita e gli ha assicurato la preghiera costante.
FOCUS AMERICA LATINA
Bolivia, i vescovi chiedono un vertice per promuovere una riforma giudiziaria
Il vescovo Ricardo Centellas di Potosì, presidente della Conferenza Episcopale Boliviana, ha chiesto negli scorsi giorni la convocazione di un vertice nazionale per rendere possibile una riforma giudiziaria.
Secondo il presidente dei vescovi boliviani, la Chiesa “può accompagnare il processo di cambiamento del sistema giudiziario, in caso questo avvenga” e ha detto che l’elezione delle autorità giudiziarie per voto popolare non ha rappresentato un cambiamento positivo.
“Nel corso degli anni – ha detto il vescovo Centellas . abbiamo dato conto del fatto che questo meccanismo non funziona, perché la giustizia non è cambiata. Si dovranno cercare altre alternative perché esista realmente una giustizia totalmente indipendente”.
Le dichiarazioni vengono a seguito del rapporto del Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti sullo stato della giustizia, che ha portato diverse organizzazioni in Bolivia a chiedere riforme per garantire processi imparziali.
FOCUS AFRICA
Egitto, altre 76 chiese riconosciute tra luglio e agosto 2021
Il governo egiziano ha riconosciuto la piena conformità di 76 chiese e costruzioni di proprietà ecclesiastica a cavallo di luglio e agosto 2021, facendo salire a 1958 gli edifici religiosi “approvati del governo”.
La dichiarazione di conformità ha riguardato 27 luoghi di culto cristiani e 49 fabbricati ad essi collegati, sulla base del lavoro di verifica realizzato dal Comitato governativo costituito ad hoc per realizzare la complessiva sanatoria edilizia di luoghi di culto cristiani e fabbricati ad essi collegati, edificati nei decenni scorsi senza le dovute autorizzazioni governative e amministrative.
Il processo di verifica e regolarizzazione è iniziato a partire dall’approvazione della nuova legge sulla costruzione e la gestione dei luoghi di culto, ratificata dal Parlamento egiziano il 30 agosto 2016.
Dal 2016 ad oggi, il Comitato governativo si è riunito 20 volte. Scopo del comitato è di verificare se migliaia di chiese e luoghi di preghiera cristiani rispettano gli standard stabiliti dalla nuova legge. La sanatoria è necessaria perché le comunità cristiane, negli scorsi decenni, avevano eretto moltissime cappelle e chiese nel territorio. La legislazione del 2016 è un passo avanti rispetto alle 10 regole del 1934, delineate dall’allora amministrazione ottomana, che che vietavano tra l'altro di costruire nuove chiese vicino alle scuole, ai canali, agli edifici governativi, alle ferrovie e alle aree residenziali, la cui applicazione aveva impedito a molte comunità cristiane di poter avere un loro luogo di culto.
FOCUS ASIA
Myanmar, il grido del Cardinale Bo
Nella sua omelia dello scorso 21 agosto, il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangoon, è tornato sulla difficile situazione in Myanmar dopo il colpo di Stato dell’1 febbraio che ha ribaltato il governo legittimamente eletto di Aung San Suu Kyi. Le proteste successive hanno portato ad una brutale repressione del governo, la nazione è in ginocchio e la situazione economica è molto difficile, mentre il rivampare dei conflitti tra militari e gruppi etnici armati ha creato migliaia di sfollati, in una situazione resa ancora più difficile dalla pandemia di COVID 19.
Nella sua omelia, il Cardinale ha invitato a non abbassare la guardia sul fronet della pandemia, nonostante la diminuzione dei casi, e notato che ci sono “molte forze cattive allo stesso tempo.
Rivolgendosi poi al governo, il Cardinale ha notato che “secondo la Bibbia, ogni governo è per servire”, e che “i governi che non prendono la loro legittimazione dal servizio alle persone, non sono legittimati da Dio”, e dunque sono idolatri, perché “in ogni nazione giusta, il governo non è al di sopra del popolo. La nazione è costruita sulla giustizia”.
Il Cardinale ha detto che anche in Myanmar c’è idolatria. Ha ricordato che la nazione è nata “con il grande sogno della pace e prosperità per tutti”, ma che gente potentte ha diluito questo ideale nei loro “idoli personali”, come “potere, possesso, ricchezza ad ogni costo, ingiustizia economica, ingiustizia ambientale”, sostituendo con l’idolatria l’ideale buddista della gentilezza amorevole (metta) e compassione (Karma).
Il cardinale ha denunciato che “con i loro interessi egoistici, un pugno di uomini ha deciso di derubare milioni di persone del loro pane di pace, vita e prosperità a loro donato da Dio, infliggendo mortet, agonia e lacrime”. Il Cardinale Bo ha però chiesto al popolo di “non perdere la loro umanità ed essere capaci di discernere tra ideali e idoli”, in un ideale pellegrinaggio verso “la dignità umana”, senza essere scossi nella propria fede.