Papa Francesco è stato in Israele nel 2014, diventando così il quarto Papa a visitare Israele, in una visita definite come “pellegrinaggio in Terra Santa. In quell’occasione, Papa Francesco ha visitato il Museo dell’Olocausto di Yad Washem, il muro del Pianto e la Chiesa del Santo Sepolcro. Tra gli incontri instituzioanli ci furono quello con l’allora presidente israeliano Shimon Peres e con il primo ministro palestinese Benjamin Nethanyahu.
Papa Francesco riceve una telefonata dal presidente di Egitto per gli auguri di natale
Il Presidente dell'Egitto, Abdel-Fattah El-Sisi, si ha telefonato a Papa Francesco per gli auguri in occasione della Solennità del Natale e per il Capodanno. Il Presidente, nel corso della conversazione, ha sottolineato l'apprezzamento dell'Egitto per tutti i leader religiosi del mondo e in modo speciale per il Pontefice e per i suoi collaboratori della Santa Sede. El-Sisi al tempo stesso ha osservato la necessità di lavorare tutti insieme e sempre in favore della convivenza pacifica, della libertà di culto e del rispetto reciproco. Da parte sua, Papa Francesco, secondo Bassam Rady, portavoce ufficiale della presidenza egiziana, ha messo l'accento sul bisogno della coesistenza pacifica di tutte le religioni, sulla collaborazione concreta e sulla pace.
LIBERTÀ RELIGIOSA
Rapporto sulla Libertà Religiosa USA, quali sono le nazioni che destano più preoccupazioni
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha di nuovo selezionato un gruppo di nazioni come “nazioni che destano particolare preoccupazione” sotto la legge di Libertà religiosa internazionale del 1998. Questi Stati sono finiti nella lista per “aver messo in atto o tollerato sistematiche, continue e forti violenze di libertà religiosa”.
Le nazioni selezionate di nuovo sono Tajikistan, Turkmenistan, Cina, Eritrea, Iran, Myanmar, Corea del Nord, Pakistan ed Arabia Saudita.
Sempre parlando di Asia Centrale, l’Uzbekistan è nella lista degli osservati speciali. La lista è una categoria create nel 2006. Fanno parte della lista (ed è un ritorno) anche Isole Comore e Russia, nonché Cuba, Nicaragua, Nigeria e Sudan.
Il Dipartimento di Stato USA, nel rilasciare la lista, ha sottolineato con forza che “nessuna nazione, entità o individuo dovrebbe potere perseguitare persone di fede senza prendersi le proprie responsabilità. Abbiamo agito e continueremo a farlo.
Il governo USA ha comunque rinunciato a imporre sanzioni.
Soddisfazione da parte della Commissione USA per la Libertà religiosa internazionale. Questa, conosciuta come USCIRF, è un ente federale indipendente e bipartisan chiamato a monitorare lo stato della libertà religiosa nel mondo per fare raccomandazioni politiche a presidenti, segretario di Stato e Congresso.
Nessuna sanzione, dunque, nonostante questo sia preso in considerazione della legge. Gli USA possono evitare di imporre sanzioni se ci sono alcune condizioni.
Il Tajikistan è nella lista dal 2016, e il Turkmenistan dal 2014. L’Uzbekistan è stato nella ista delle nazioni a grande preoccupazione dal 2006 al 2018, e ora è uscita da quella lista ed è passata in quella degli osservatici speciali dal 2018.
Nel rapporto annuale del 2019 pubblicato nell’aprile 2019, l’USCIRF raccomandava di includere nuovamente nella lista Tajikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, mentre – per quanto riguardava l’Uzbekistan, l’USCIRF notava che “mentre le condizioni della libertà religiosa in Uzbekistan hanno sperimentato un trend positive, restano serie preoccupazioni”, con riferimento particolare alle migliaia di prigionieri politici che sono ancora dietro le sbarre, mentre quelli rilasciati del governo non sono stati ancora riabilitati. Inoltre, gruppi cristiani, come i battisti e i testimoni di Geova, affrontano restrizioni e difficoltà nelle registrazioni.
FOCUS AFRICA
La situazione in Repubblica Democratica del Congo
Lo scorso 19 dicembre, è stato rinnovato il mandato della MONUSCO, la missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo. Il mandato è stato rinnovato con sullo sfondo controversie e scontri nelle regioni insecure dell’Est, oggetto tra l’altro di una menzione di Papa Francesco nell’urbi et orbi del giorno di Natale.
Al rinnovo del mandato, la diocesi di Butembo Beni ha rilasciato una nota, intitolato “Appello urgente sulla situazione di sicurezza della diocesi di Beni”.
Nella lettera, la Commissione Giustizia e Pace Diocesana testimonia le atrocità imposte alle popolazioni locali, e denuncia un piano di balcanizzazion che mira a far colonizzare la parte orientale del Paese da una popolazione alloctona, a danno degli indigeni.
Questi fatti persistono nonostante la presenza della missione più importante delle Nazioni Unite, fatto che ha portato la Chiesa cattolica a sollevare una serie di domande non solo sul ruolo dei peacemaker nel Paese, ma anche sul mandato stesso della MONUSCO. La Chiesa locale resta perplessa sull’efficacia della missione di fronte alle manifestazioni violente recentemente scoppiate a Nord Kivu, che hanno fatto seguito ad una ondata di omicidi a Beni, sintomatico anche di una insoddisfazione della popolazione nei confronti di MONUSCO.
La Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Butembo Beni lancia anche il sospetto che gli stessi scontri nella zona orientale del Paese siano stati al limite consentiti dalla missione, dato che la MONUSCO non ha agito sul terreno.
“Il fatto – scrive la commissione – che nessun autore dei crimini commessi nella Repubblica Democratica del Congo sia portato alla corte per un processo per richiesta stessa della MONUSCO è percepito dalla popolazione come un segno della sua complicità nei massacre perpetrati nella parte orientale del Paese”.
Ancora, la commissione afferma che “MONUSCO ha brillato per una passività sospetta che non esclude la complicità ai massimi livelli dei suoi organizzatori.
I vescovi sospettano anche che la MONUSCO abbia una chiara consapevolezza di chi sono i perpetuatori dei delitti.
Scrive la commissione che Leilla Zerrougni, rappresentante del Segretario generale delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, “aveva dichiarato apertamente che era necessario trovare una soluzione negoziata alla questione dei masscri di Beni. Quando la popolazione ha espresso il suo interesso per questo punto di vista, non perché volessero negoziare con i responsabili dei massacre, ma perché volevano conoscere la loro identità, non hanno mai più parlato della questione. Ciò significa che MONUSCO li conosce, ma sacrificherebbe la popolazione per ragioni che conosce”.
Secondo la commissione, il piano di balcanizzazione della regione è stata portata avanti con la corruzione delle forze armate da parte degli invasori, con un sospetto molto forte sul Rwanda. È a causa di queste infiltrazioni – sostengono ancora I vescovi – che “le operazioni edll’esercito sono difficili, al punto che il nemico gioca ad assaltare l’esercito”. La diocesi cheide “al sistema giudiziario Congolese e alla Corte Penale Internazionale di utilizzare i rapporti citando alcune autorità military nel settore per renderli disponibili ai tribunal competenti.