Nominato il nunzio in Gambia
Dopo essere stato nominato lo scorso 28 luglio nunzio in Liberia, il costaricano Dagoberto Campos Salas è stato nominato il 17 agosto anche nunzio in Gambia. Nato a Puntarenas, in Costa Rica, il 14 marzo 1966, stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1994 ed incardinato, Campos Salas è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1999 e ha prestato la propria opera presso le Nunziature apostoliche in Sudan, Cile, Svezia, Turchia e in Messico.
Attualmente, attendono la nomina di un nuovo nunzio le nunziature di Sierra Leone, Pakistan, Costa d'Avorio, Belize, Zambia / Malawi, Zimbabwe, Guine / Mali, Nuova Zelanda / Arco Pacifico, Uganda Colombia e Mozambico.
Dal Cile: una iniziativa “diplomatica” del governo sulla questione abusi
È del 14 agosto la notizia che il ministero degli Affari Esteri del Cile ha consegnato alla Segreteria di Stato una doppia richiesta di “assistenza penale internazionale” nel caso di varie indagini su membri del clero per reati sessuali contro minorenni. La richiesta è stata presentata attraverso l’ambasciatore Octavio Errazuiz, da poco nominato ambasciatore del Cile presso la Santa Sede.
Secondo organi di stampa, i giudici hanno chiesto alla Santa Sede una copia del Rapporto Scicluna, e documenti su indagini canoniche del passato o ancora in corso svolte dalla Congregazione della Dottrina della Fede.
Molto probabile una risposta negativa della Santa Sede, anche perché il rapporto Scicluna, stilato dall’arcivescovo Charles J. Scicluna e dal funzionario della Congregazione della Dottrina della Fede Jordi Bartomeu, era stato elaborato solo per la conoscenza del Pontefice, e non destinato ad essere divulgato pubblicamente.
Nelle scorse settimane, si era persino ventilata la proposta di chiamare Papa Francesco a testimoniare sul caso, richiesta che fu fatta anche nel 2010 da giudici degli Stati Uniti. Al di là del fatto che il Papa ha immunità come diplomatica come Capo di Stato, il tentativo è quello di andare oltre la sovranità della Santa Sede, considerando i vescovi come funzionari alle dipendenze del Pontefice. Ma il Papa non è il capo di una azienda, e i vescovi rispondono alla giustizia locale, per i casi civili e penali.
Dal Venezuela: no alla spirale di violenza
Lo scorso 13 agosto, i vescovi del Venezuela hanno rilasciato una nota firmata da José Luigi Azuaje Ayala, arcivescovo di Maracaibo e presidente della Cev, dai due vicepresidenti, i vescovi Mario Moronta e Raúl Biord Castillo, e dal segretario generale mons. José Trinidad Fernandez Angulo.
Nella nota, si denuncia che in Venezuela si vuole “instaurare una spirale di violenza”, si mette in luce il rischio che “la giustizia esca fuori dal controllo delle leggi e delle procedure legali”, provocando situazioni “arbitrarie di persecuzione fisica, intimidazione e omissione dello Stato di diritto”, si reitera che “con la pace otteniamo tutto, con la violenza solo distruzione”.
I vescovi hanno denunciato che “chi è al potere sta usando l’unica arma di chi non ha ragione: la violenza repressiva”, e che per esercitarla “violano le leggi, gli articoli della Costituzione nazionale e i diritti umani”, mentre il popolo “chiede cibo, farmaci, luce elettrica, trasporti pubblici, gas, stipendi degni e un freno all’inflazione”.
I vescovi hanno invitato i cittadini a “non soccombere” e a “continuare a promuovere la riconciliazione e la pace, la ricerca della verità”.
Più volte Papa Francesco ha fatto appelli per il Venezuela, e la Santa Sede ha anche provato una mediazione tra le parti, senza successo.
Ecuador, il nunzio apostolico parla con i giovani
Lo scorso 10 agosto, l’arcivescovo Andrés Carrascosa, nunzio apostolico in Ecuador, ha tenuto una catechesi a Quito nella Chiesa del Perpetuo Soccorso del centro storico, sul tema “Non temere Maria, perché hai incontrato grazia davanti a Dio”, incontro in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù di Panama nel 2019.
Nella catechesi, il nunzio apostolico ha esortato i giovani del Paese e non aver paura e a superare le difficoltà, invitandoli a un “discernimento sincero, in cui non prevalgano inganno o menzogna, ma piuttosto la trasparenza e la volontà di accettare quello che Dio, con amore, ha scelto per la vita di ciascuno di loro”.
Il nunzio in Ecuador ha anche messo in guardia i giovani dall’uso delle reti sociali, invitandoli a non essere narcisisti, perché “non possiamo vivere mendicando likes su Facebook, o essere tristi perché perdiamo follower su Instagram e Twitter. Diamo più valore a queste cose che alla grazia di Dio per noi”.