Un problema di cui le organizzazioni cattoliche sono ben coscienti. Tutte le attività c condivise con le organizzazioni internazionali sono allora fatte secondo i valori cristiani, sono stati firmati dei protocolli di intesa con l’UNAIDS, il fondo ONU per la lotta all’AIDS, e una lettera di intenti con il Global Fund che mette in chiaro cosa la Chiesa fa, cosa non fa, cosa la Chiesa può accettare, cosa non può accettare. La collaborazione avviene solo per la collaborazione della famiglia umana, specialmente per i più vulnerabili.
La risposta all’AIDS, un punto di riferimento per la politica sanitaria della Santa Sede
Nel 2015, Caritas Internationalis stilò un rapporto su come le organizzazioni di ispirazione religiosa rispondono all’emergenza AIDS in Africa. Il rapporto era molto ampio, e non prendeva in considerazione solo le strutture cattoliche, ma anche quelle
evangeliche, quelle più generalmente cristiane, nonché gli organismi missionari.
Anche qui, le cifre aiutano a comprendere: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 30 al 70 per cento delle strutture sanitarie nel mondo (a seconda delle nazioni) sono gestite da organizzazioni religiose.
Il rapporto spiegava che “le organizzazioni collegate alla Chiesa cattolica e impegnate nella lotta all’HIV sono attive in al minimo 114 nazioni. Nel 2010, dieci delle più grande organizzazioni del CHAN (Catholic HIV and AIDS Network) ha destinato 200 milioni di dollari in supporto della risposta globale all’Aids, finanziando e fornendo assistenza tecnica a organizzazioni cattoliche e piccole comunità nelle nazioni con scarso o medio reddito”.
Sempre secondo il rapporto, le organizzazioni basate sulla fede “frequentemente servono i più poveri delle comunità e quelli che restano fuori dai sistemi sanitari nazionali”, e in questo modo “contribuiscono in maniera significativa alla riduzione delle ineguaglianza sanitarie e sono impegnati a fare della trattamento anti HIV una cura accessibile per tutti”.
Argentina, l’incontro tra il presidente Fernandez e la presidenza dei vescovi argentini
Lo scorso 20 marzo, il presidente argentino Alberto Fernandez ha ricevuto la presidenza della Conferenza Episcopale argentina. Tema dell’incontro erano le misure contro la pandemia di coronavirus. L’incontro è durato più di una ora, e vi hanno partecipato membri della commissione esecutiva della conferenza episcopale, guida dal vescovo Oscar Ojea, presidente, e dal primo vicepresidente, il Cardinale Mario Poli, nonché da monsignor Carlos Malfa, segretario generale.
Durante l’incontro, si è parlato anche della possibilità di includere eccezioni al decreto di isolamento, e la possibilità che i sacerdoti possano visitare gli infermi, cosa che non è inclusa tra le 24 eccezioni del decreto.
La Chiesa ha comunque dato piena disponibilità e collaborazione al presidente, chiedendo di dare una particolare attenzione ai più poveri.
I vescovi hanno anche sottolineato che la Caritas continua a “lavorare e funzionare” per “accompagnare in questa situazione di pandemia”, e per stare vicino a quanti hanno più necessità”, mentre i sacerdoti sono “disponibili ad accompagnare il popolo assistendolo spiritualmente in tutto ciò che necessita”.
NUNZIATURE
Croazia, il nunzio Lingua incontra il presidente Zoran Milanovic
L’arcivescovo Giorgio Lingua, nunzio apostolico in Croazia, ha incontrato lo scorso 19 marzo il presidente Zoran Milanovic. All’incontro ha partecipato anche Orsat Miljenovic, consulente presidenziale per la politica estera, nonché Janusz Stanislaw Blachowiak, consigliere del nunzio. Si è trattato di un primo incontro tra le parti, avvenuto tra l’altro prima del terremoto che ha scioccato Zagabria lo scorso 22 marzo.
Canada, il nunzio Bonazzi visita la diocesi di Regina
Lo scorso 19 marzo, l’arcivescovo Luigi Bonazzi, nunzio apostolico in Canada, ha fatto visita all’arcidiocesi di Regina, e in particolare a Weyburn, dove ha celebrato Messa.
Nell’omelia, l’arcivescovo ha notato che parrocchie che una volta erano fiorenti hanno fatto molti sacrifici, alcune chiese non hanno nemmeno un sacerdote residente, e che questo può essere duro per la comunità. La chiesa cui ha celebrato è dedicata a San Vincenzo de’ Paoli, e l’arcivescovo ha ricordato il motto “I poveri sono il mio padrone, i poveri sono il mio Signore”.
“Ci sono – ha detto – molti tipi di povertà: quella materiale e finanziaria, quella spirituale e quella sociale. Siamo a noi a dover riempire il vuoto causato dai loro bisogni”.
CINA
Il Cardinale Zen torna ad attaccare l’accordo Santa Sede – Cina
Dopo aver inviato una lettera circolare a tutti i cardinali, e aver ricevuto una risposta ufficiale dal Cardinale Giovan Battista Re, decano del Collegio dei Cardinali, il Cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong, ha pubblicato lo scorso 21 febbraio un post sul suo blog personale una estensione della sua risposta.
“La mia impressione personale – ha scritto il cardinale – è che il Cardinale Pietro Parolin manipoli il Papa, almeno nelle questioni riguardanti la Chiesa di Cina”. Il post è intitolato “Supplemento alla mia risposta al Cardinale G.B. Re”, e porta la data dal 10 marzo, sebbene sia stato poi effettivamente pubblicato il 21 marzo.
Nella sua lettera, il Cardinale Re sottolineava che l’accordo Cina – Santa Sede sulla nomina dei vescovi (accordo provvisorio e confidenziale) seguiva la scia delle politiche avviate da San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e che per questo l’opposizione del Cardinale Zen non aveva ragione di esistere.
Il Cardinale Zen aveva già risposto al Cardinale Re con una lettera del 3 marzo, in cui chiedeva di provare che “l’accordo recentemente firmato fosse già stato approvato da Benedetto XVI. Dovrebbe solo mostrarmi il testo dell’accordo, che mi è stato impedito di vedere fino ad ora, e la prova di archivio che quello che dici può essere verificato”.
Nel post del 10 marzo, il Cardinale Zen ha poi specificato che “il problema non è tra me e il Cardinale Re. Il problema è con il cardinale Parolin. È difficile comprendere come quest’uomo sia diventato così potente da dominare tutta la Curia Romana. Ha potuto dimettere la Commissione della Chiesa in Cina senza una parola e nessuno ha protestato contro tale mancanza di considerazione”.
La commissione era stata stabilita da Benedetto XVI e includeva officiali vaticani e leader della Chiesa della zona. Secondo il cardinale Zen, la chiusura della commissione era intesa a silenziare ogni critica.
Lo stesso scopo avevano, secondo il Cardinale Zen, la decisione di inviare l’arcivescovo Savio Hon, precedentemente segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, come nunzio in Grecia. L’arcivescovo Savio era il cinese più alto in grado in Vaticano, e la sua assenza avrebbe facilitato l’accordo.
Oltre all’accordo, il Cardinale Zen ha criticato anche gli orientamenti pastorali dell’accordo, del giugno 2019, definito “immorale perché legittima una Chiesa scismatica”, e soprattutto – secondo il vescovo emerito di Hong Kong – legittima una Chiesa Cattolica Cinese indipendente dalla vigilanza del Papa.
Il Cardinale ha anche accusato che “negli ultimi venti anni, a causa della politica sbagliata della Santa Sede nell’affrontare la Chiesa in Cina, portata avanti da un gruppo di persone che hanno osato non seguire la linea del Papa, la comunità sotterranea è sempre più stata abbandonata, considerata sconveniente e quasi un ostacolo per l’unità, mentre la comunità riconosciuta ufficialmente dal governo, gli opportunisti, sono diventati sempre più numerosi, senza paura e con aria di sfida perché incoraggiati da persone dentro e intorno al Vaticano, intossicati dalla loro illusione di ostpolitik”.