Dal 14 al 22 gennaio prossimo, ci sarà anche negli Stati Uniti l’iniziativa “Nove giorni per la vita”, contro la cultura dello scarto e per ricordare la sentenza della Corte Suprema sul caso Roe vs Wade del 22 gennaio 1973, una delle due sentenze attraverso il quale si è legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. Jane Roe, il cui vero nome era Norma McCovey, è morta nel 2017. Dopo la sentenza, si era convertita ed era diventata attivista pro-life, lottando per cambiare la sentenza.
L’Osservatore Romano, organo della Santa Sede, ha supportato l’iniziativa della Conferenza Episcopale USA, sottolineando che dal giorno della sentenza Roe vs Wade, “la vita di circa 56 milioni di bambini è stata soppressa”, e denunciato che “purtroppo la cultura dello scarto, spesso additata da Papa Francesco, continua ad espandersi coinvolgendo non solo bambini, ma anche anziani e persone più deboli”.
L’Osservatore Romano ha anche segnalato la Marcia per la Vita di Washington, che avrà luogo il prossimo 18 gennaio.
Imam per Asia Bibi: la dichiarazione di Islamabad
Nella scorsa settimana, più di 500 predicatori islamici pakistani hanno firmato la “Dichiarazione di Islamabad” contro il terrorismo islamico, le violenze compiute in nome della religione e le fatwa emanate dagli ulema locali. La dichiarazione è stata firmata a Islamabad nel corso della Seerat-e-Rehmat-ul-Alameen Conference, riunita dal Consiglio Pakistano degli ulema.
Si tratta di una iniziativa storica per il Pakistan, dove sono stati frequenti gli attentati contro le minoranze, e dove la legge sulla blasfemia ha creato moltissime vittime. Nel documento, anche un riferimento ad Asia Bibi, la madre cristiana condannata a morte e poi assolta, dopo nove anni trascorsi in prigione, dall’accusa di blasfemia. I radicali islamici hanno ottenuto una revisione del caso, ma gli ulema chiedono di affrontarlo con “la massima priorità”.
Composta di 7 punti, la dichiarazione condanna gli omicidi compiuti a nome della religiosa, il divieto di pubblicare materiale che inciti all’odio, il diritto di tutte le organizzazioni religiose a vivere nel Paese in base alle proprie norme culturali e dottrinali, riconosce che il Paese è multi-etnico e multi-religioso e sottolinea che “è responsabilità del governo proteggere la vita e le proprietà dei non musulmani che vivono in Pakistan”, secondo le legge della Sharia.
La dichiarazione di Islamabad sottolinea anche l’importanza di applicare il piano di azione nazionale nella lotta al fondamentalismo, e decreta il 2019 l’anno dedicato a sradicare il terrorismo, l’estremismo e la violenza settaria nel Paese”.
Relazioni Bielorussia – Vaticano
Lo scorso 8 gennaio, Sergei Aleinik, ambasciatore di Bielorussia presso il Regno Unito e l’Irlanda, ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano: lo ha annunciato un tweet dell’Ambasciata di Bielorussia presso il Regno Unito. Aleinik era stato ambasciatore non residente di Bielorussia presso la Santa Sede dal 2008 al 2009.
Secondo il tweet dell’ambasciata, la discussione tra Aleinik e il Cardinale Parolin sarebbe stata fruttuosa, e centrata sulla cooperazione tra Bielorussia e Vaticano. La Santa Sede ha inaugurato la nuova sede della nunziatura a Minsk il 4 ottobre 2017. Nel suo discorso di inaugurazione, Angelo Becciu, allora sostituto della Segreteria di Stato, sottolineò la “nutrita presenza di cattolici locali” che non fa sentire la Santa Sede straniera presso il popolo bielorusso. Si festeggiano i 25 anni di relazioni diplomatiche, ed è un felice caso che questo avvenga nell’anno in cui si celebrano anche i 500 anni della pubblicazione del primo libro stampato in Bielorusso, la Bibbia di Francesco Skavyna, ricordata dal numero due della Segreteria di Stato”.
I ventanni di ordinazione episcopale del primo nunzio proveniente da Taiwan
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Il 20 dicembre, l’arcivescovo Thomas Yeh Sheng-nan ha festeggiato i 20 anni di ordinazione episcopale. Primo nunzio proveniente da Taiwan, è stato “ambasciatore del Papa” in Sri Lanka dal 1998 al 2004, e poi dal 2004 al 2015 in Algeria e Tunisia.
Prima del suo ritiro, l’arcivescovo Yeh ha suggerito alla Santa Sede di scegliere sacerdoti cinesi perché diventassero “diplomatici della Santa Sede”.
Nell’omelia per il suo ventennale di ordinazione, l’arcivescovo Yeh ha sottolineato che “Dio si prenderà cura di ogni cosa”, e sottolineato come molti dei suoi compagni di corso hanno posizione chiave.
Elezione nella Repubblica Democratica del Congo, cosa dicono i vescovi
È con un secco comunicato del 10 gennaio che i vescovi della Repubblica Democratica del Congo prendono posizione sul risultato delle elezioni presidenziali, che si sono tenute lo scorso 30 dicembre. La commissione elettorale (CENI) ha assegnato la vittoria a Felix Tshisekendi, candidato dell’opposizione, che avrebbe battuto sia l’altro candidato di opposizione Martin Fayulu Madidi che Emmanuel Ramazani Shadary, candidato sostenuto dal presidente uscente Joseph Kabila. Fayulu ha denunciato una frode elettorale, e ha detto di essere lui il vincitore.
Nel comunicato, i vescovi dicono di “prendere atto dei risultati provvisori dell’elezione presidenziale”, ma sottolineano che i risultati pubblicati dalla CENI “non corrispondono a quelli raccolti dai circa 40 mila osservatori elettorali della commissione episcopale Giustizia e Pace.