FOCUS EUROPA
La COMECE interviene sull’incendio nel campo d Moria
L’incendio al campo di Moria, a Lesbo, dove vivono oltre 13 mila persone, è stato anche uno dei temi di discussione tra il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della COMECE, e Papa Francesco lo scorso 10 settembre. Il Papa aveva visitato il campo durante il suo viaggio a Lesbos nel 2016.
Il Cardinale Hollerich ha anche rilasciato una dichiarazione ufficiale a seguito dell’incendio, le cui cause sono poco chiare. Nella sua dichiarazione, l’arcivescovo ha sottolineato che “l’identità europea è andata in fiamme insieme al campo di Moria” e che è necessaria “una politica comune per i rifugiati”.
“L’Europa dovrebbe vergognarsi – ha detto il cardinale – perché questo incendio è il risultato della disperazione nel cuore delle persone. Queste persone hanno visto le tenebre, e l’incendio è una conseguenza di questa attitudine, che è alimentata dalla nostra inazione”.
Il Cardinale Hollerich ha anche fatto appello alle “nazioni più ricche di accettare più rifugiati”, mentre “le Chiese in Europa sono chiamata a reagire in maniera più decisiva”.
FOCUS AFRICA
Santa Sede – Costa d’Avorio, cinquanta anni di relazioni diplomatiche
Un francobollo congiunto di Vaticano e Costa d’Avorio, per celebrare i 50 anni di relazioni diplomatiche. Si tratta della prima emissione filatelica del Vaticano in collaborazione con un Paese africano, ed è stato presentato a Papa Francesco al termine dell’udienza generale del 9 settembre dall’ambasciatore di Costa d’Avorio presso la Santa Sede, Louis Léon Bony.
Dagli ambienti diplomatici in Costa d’Avorio è stato sottolineato che questi cinquanta anni di collaborazione con la Santa Sede “hanno portato frutti per entrambi”, e che vengono festeggiati in “un contesto particolare in cui tutti gli attori politici, sociali e religiosi sono chiamati a raccogliere la sfida del perdono, della riconciliazione e della coesione nazionale e della pace per evitare i tragici eventi successivi alle elezioni presidenziali del 2010.
La commemorazione dei cinquanta anni di relazioni diplomatiche vedrà anche, una volta che la pandemia sarà finita, una serie di cerimonie religiose per la pace e la riconciliazione nella Basilica di Nostra Signora della Pace a Yamoussokro, e una conferenza internazionale a Roma e in Costa d’Avorio.
Le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Costa d’Avorio furono aperte nel 1970, e da allora la Costa d’Avorio ha inviato sette ambasciatori residenti presso la Santa Sede. La nunziatura della Santa Sede è ad Abidjan, e il nunzio è l’arcivescovo Paolo Borgia, già assessore della Segreteria di Stato vaticana.
L’attuale presidente, Alassane Outtara, è stato in visita in Vaticano nel novembre 2012, per una udienza con Benedetto XVI, discutendo delle relazioni tra le due nazioni e del ruolo della Chiesa Cattolica in Costa d’Avorio, nonché dei progressi fati dal tempo della crisi ivoriana tra il 2010 – 2011. In quell’occasione, si discusse anche la possibilità di firmare un accordo quadro bilaterale, che ancora non è stato finalizzato.
Entrato in vigore l’accordo Santa Sede – Burkina Faso
Lo scorso 7 settembre, sono stati scambiati gli strumenti di ratifica dell’Accordo tra Santa Sede e Bukrina Faso firmato in Vaticano il 12 luglio 2019, che è così entrato in vigore.
L’accordo – ha spiegato un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede –“garantisce alla Chiesa la possibilità di svolgere la propria missione in Burkina Faso”. In particolare, si legge ancora nelle nota, “viene riconosciuta la personalità giuridica pubblica della Chiesa e delle sue Istituzioni. Le due Parti, pur salvaguardando l’indipendenza e l’autonomia che sono loro proprie, si impegnano a collaborare per il benessere morale, spirituale e materiale della persona umana e per la promozione del bene comune”.
Attualmente, la Santa Sede ha 216 tra concordati e accordi con 76 nazioni diverse. Di questi, 154 accordi sono stati stipulati con 24 nazioni europee.
FOCUS ASIA
Accordo Cina – Santa Sede per la nomina dei vescovi, la posizione cinese
Il 10 settembre, parlando con la tv cinese “Phoenix Tv”, Zhao Lijian, uno dei protavoce del ministero degli Esteri cinese, ha sottolineato che “l’accordo sino-vaticano è stato implementato con successo”.
Le dichiarazioni del portavoce degli Esteri arrivano alla vigilia del probabile rinnovo dell’accordo Cina – Santa Sede per la nomina dei vescovi, che è stato siglato il 22 settembre 2018 e che sarebbe durato due anni.
L’implementazione è avvenuta con “sforzi concertati”. Il ministro degli Esteri, dando per scontato il rinnovo dell’accordo, ha parlato anche di passi avanti nelle relazioni diplomatiche.
In realtà, più che un accordo diplomatico – che la obbligherebbe a chiudere i rapporti con Taiwan – la Santa Sede punta semplicemente ad un rinnovo dell’accordo sui vescovi, ben consapevole anche dei vari problemi sul tema della libertà religiosa di Pechino.
Recentemente, è stata proposta una nuova legge che rafforza il controllo del Partito Comunista Cinese sugli insegnanti, cui viene impedito qualunque tipo di insegnamento religioso. Conformemente al programma di sinizzazione portato avanti dal Partito Comunista Cinese, in Cina si è continuato comunque a demolire croci.
La sinizzazione delle religioni non riguarda solo il cristianesimo, ma anche i musulmani: si riporta che ci sono almeno 900 mila uiguri in campi di internamento.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yii è stato in Italia due settimane fa, nel primo viaggio internazionale dallo scoppio della pandemia di coronavirus. Dopo l’incontro di febbraio con il suo omologo vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher – l’incontro di più alto livello tra Santa Sede e Cina da quando la Cina ha interrotto i rapporti diplomatici – alcuni avevano anche pensato che ci sarebbe stato un incontro durante questa visita del ministro in Italia, considerato che Santa Sede e Cina stanno negoziando il rinnovo dell’accordo confidenziale sulla nomina dei vescovi.
Ufficialmente, questo incontro non c’è stato, confermando anche l’idea che la Cina preferisca gli incontri in territori “neutri” o cinesi, piuttosto che una visita in Vaticano che avrebbe una serie di implicazioni. Secondo il portale Religion Digital, un incontro avrebbe avuto luogo presso l’ambasciata cinese in Italia.
Nonostante molti critici dell’accordo sino-vaticano, Ian Johnson, giornalista esperto nei rapporti con la Cina, ha difeso l’accordo in una intervista rilasciata al programma tedesco “Religion Aktuell” (Radio ORF).
Nell’intervista, Johnson ha detto che in Cina c’erano sempre meno religiosi e sacerdoti, e che “quando è difficile consacrare vescovi oppure ordinare preti o quando non si hanno preti legittimi per fare andare avanti la Chiesa, allora diventa molto difficile per la Chiesa progredire”.
Johnson ha rilevato che magari l’accordo non ha funzionato come si sperava, ma è ancora troppo presto, specialmente quando l’interlocutore è un governo “forte e autoritario” come quello di Xi Jinping, che tra l’altro punta ad una “uscita allo scoperto della Chiesa sotterranea”, per tenere tutti sotto il controllo dello Stato.
Malesia, un vescovo nel comitato di unità nazionale
L’arcivescovo Simon Peter Poh Hoon Seng, arcivescovo di Kuching (Malesia) è stato nominato membro dello speciale Comitato Federale per il Piano di Azione per l’Unità Nazionale, che sarà in carica dal 2021 al 2025. L’arcivescovo è stato nominato tra i 20 rappresentanti del Sarawak, unico stato della federazione della Malesia a maggioranza cristiana. Il comitato ha il compito di assistere e sostnere il ministero dell’Unità Nazionale nella sua azione di rafforzare l’armonia tra i cittadini della società malese.
L’arcivescovo Seng è stato tra coloro che hanno partecipato al lancio del sondaggio popolare tra i cittadini, chiamati a dire come pensano di applicare i “Principi Nazionali” approvati nel 1970, che sono la filosofia alla base della nazione. L’arcivescovo ci ha tenuto a sottolineare che il Piano per l’Unità non debba essere percepito come “calato dall’alto”, ma divenga una reale espressione della volontà popolare”.
Il Sarawak è lo Stato più grande della federazione malese, con grande pluralismo etnico, culturale, linguistico e religioso. I cristiani sono il 42,6 per cento, più dei musulmani che si fermano al 32,2 per cento. Presenti anche buddisti, induisti, culti tradizionali o animisti.
FOCUS AMERICA LATINA
Arrivato il nunzio in Argentina
L’arcivescovo Miroslaw Adamczyk, nunzio in Argentina, è arrivato a Buenos Aires lo scorso 6 luglio, poco dopo aver avuto una udienza privata con Papa Francesco il 4 luglio.
Al suo arrivo, è stato accolto in aeroporto dall’ambasciatore Cristian Roberto Dellepian Rawson, direttore del Cerimoniale del Ministero degli Affari Esteri, Commercio Internazionale e Culto, e dal Cardinale Mario Poli, arcivescovo di Buenos Aires, nonché il vescovo Carlos Malfa di Chascomus, segretario generale della Conferenza Episcopale.
Al momento, l’arcivescovo Adamczyk è in nunziatura e sta seguendo i protocolli di quarantena dopo l’ingresso nel Paese.
Colombia, problemi nella regione del Chocò
La Chiesa Cattolica e altre organizzazioni sociali del dipartimento di Chocò, in Colombia, hanno denunciato “le difficili condizioni” dei diritti umani che affronta la popolazione civile a causa dei gruppi armati che imperversano nella regione.
La denuncia della Chiesa è arrivata in un comunicato diffuso dalla diocesi di Apartadò, firmato con altre 12 organizzazioni, in cui si sottolinea che gli attacchi continuano “a causa della mancata presenza dello Stato, dell’incremento delle aggressioni degli attori armati e della corruzione che frena lo sviluppo delle comunità”.
Nel comunicato, si mette in luce come anche in altre regioni del Paese persistano azioni illegali, inclusi assassinii e intimidazioni di leader e comunità. Nella comunicazione, si nota anche come l’ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha ripreso da settembre le missioni umanitarie di monitoraggio, accompagnamento e verifica dei territori per “ascoltare, documentare e visualizzare le differenti situazioni che ostacolano il raggiungimento reale dei diritti delle comunità espresso a viva voce dai suoi leader e autorità etniche”.
La Chiesa di Apartadò reclama anche l’attenzione delle organizzazioni di controllo e delle entità di protezione dei diritti umani, e annuncia che appoggerà “il Patto per la Vita e per la Pace sottoscritto a partire dal 10 settembre 2020 dalla Costa pacifica e del Sudovest della Colombia”.
FOCUS AMBASCIATE
L’ambasciatore di Iraq presso la Santa Sede presenta le lettere credenziali
L’11 settembre, Rahman Farhan Abdullah Al-Ameri, ambasciatore di Iraq presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Papa Francesco. Classe 1962, insegnante di chimica fino al 1986, è poi entrato nella carriera politica, dove ha servito prima al ministero per la Gioventù e lo Sport e poi nel ministero degli Affari Esteri. Dal 2006 al 2010 è stato diplomatico all’ambasciata in Oman, quindi direttore della sezione Golfo Persico e Medio Oriente e vice direttore del Dipartimento dei Paesi arabi, e console generale a Manchester, nel Regno Unito. Tra il 2018, e il 2020, ha guidato (come vice e poi come direttore) il dipartimento per le organizzazioni e i congressi internazionali al ministero degli Affari Esteri di Baghdad.
Memoriale 11 settembre, le parole dell’Ambasciatore Gingrich
Callista Gingrich, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, è intervenuta lo scorso 11 settembre al memoriale per gli attentati negli Stati Uniti organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio.
Nel suo intervento, l’ambasciatore Gingrich ha sottolineato che “l’11 settembre è un giorno solenne di memoria”, il giorno in cui “quasi 3 mila uomini, donne e bambini innocenti sono morti a causa dei terroristi a New York, in Virginia e in Pennsylvania”.
L’ambasciatore ha ricordato che “lo shock e il dolore che gli americani hanno sentito l’11 settembre ha velocemente varcato i confini, e portato ad un moto internazionale per sconfiggere il terrorismo e proteggere gli innocenti”.