Secondo alcuni osservatori, l’escalation cinese che ha forzato due volte l’accordo a seguito dell’incontro di Papa Francesco con le autorità buddiste mongole a maggio 2022, letto come una eccessiva vicinanza della Chiesa alla causa tibetana.
La Santa Sede vorrebbe stabilire un rappresentante a Pechino per permettere un migliore scambio, e anche fugare dubbi che possono nascere dalle iniziative del Papa. Pechino, però, ancora non ha accettato.
Tuttavia, le parole del Papa sulla Cina sono state apprezzate a Pechino. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha sottolineato che “la Cina è positiva verso il miglioramento delle sue relazioni con il Vaticano e le due parti sono impegnate e mantengono comunicazione. La Cina pratica la politica della libertà di credo religioso, che è consistente con la nostra realtà nazionale e le condizioni reali di varie religioni in Cina.
FOCUS UCRAINA
L'Ucraina, la mediazione papale e la risposta IOR
In una intervista concessa a un organo di stampa ucraino, Mychajlo Podoljak, consigliere del presidente ucraino Volodymir Zelensky, ha respinto con forza l'idea di una mediazione gestita dalla Santa Sede con la motivazione che il Papa è filo-russo e non è affidabile, e ha alluso ad investimenti dell'Istituto delle Opere di Religione in Russia.
A tale proposito, lo IOR ha inviato una nota sottolineando che "lo IOR non riceve né investe denaro della Russia. Lo IOR respinge con forza le illazioni del Consigliere, secondo cui lo IOR starebbe investendo denaro russo".
Nella nota, lo IOR spiega che "oltre a non corrispondere a verità, una simile attività sarebbe altresì impossibile in considerazione delle stringenti politiche dello IOR e delle sanzioni internazionali che si applicano anche al settore finanziario".
"In primo luogo- continua la nota - lo IOR non accetta, come clienti, istituzioni o persone fisiche che non abbiano una stretta relazione con la Santa Sede e la Chiesa Cattolica. In secondo luogo, lo IOR è un intermediario finanziario soggetto a vigilanza, che opera tramite banche corrispondenti internazionali di altissimo livello e di impeccabile reputazione tenute al rispetto delle norme internazionali".
Insomma, conclude lo IOR, "le dichiarazioni rese in senso contrario sulla stampa si basano sul nulla e vanno, quindi, considerate come tali".
Sarebbe comunque da precisare che sul piano tecnico quelle contro la Russia non sono sanzioni internazionali, che possono essere imposte solo dalle Nazioni Unite. Si tratta invece di sanzioni secodarie, imposte dai singoli Stati e dall'Unione Europea. in più, lo IOR, come altre istituzioni finanziarie, non è obbligato a non operare con un soggetto solo perché russo. L'obbligo riguarda solo i soggetti indicati dalle sanzioni secondarie.
Il Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la rilevanza diplomatica
Due eventi al Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che si tiene a Roma dal 3 al 13 settembre, hanno avuto una particolare rilevanza diplomatica. Il primo è la relazione del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
Il Cardinale aveva già relazionato all’incontro interdicasteriale voluto dal Papa a luglio 2019, parlando tra i primissimi di una “guerra ibrida” in atto in Ucraina. Il suo discorso al Sinodo Greco Cattolico ucraino ha voluto ancora una volta mostrare la vicinanza della Segreteria di Stato alla situazione in Ucraina, osservata con una certa attenzione.
Il discorso del Cardinale Parolin era denso di citazioni. Il riferimento alle relazioni millenarie tra Kyiv e Roma, e il fatto che queste non siano state interrotte nemmeno dello scisma del 1054, è anche una risposta alla narrativa sulla “Grande Russia”, nonché sull’ideologia del “Mondo Russo” che danno una base ideologica alla guerra. Di fatto, Kyiv era la capitale della Rus’, mentre la Russia come entità venne dopo.
Ma c’è anche un riferimento diretto, con lunga citazione, all’intervista che Sua Beatitudine Shevchuk aveva dato alla rivista ucraina Glavkom. Il testo era stato al centro di una polemica per via di alcune frasi particolarmente critiche riguardo la Santa Sede, ma andava piuttosto contestualizzato e spiegato, anche perché era stato diffuso in una traduzione non ufficiale e non accurata.
Il Cardinale Parolin ha preso il passaggio in cui si sottolineava che per i greco cattolici ucraini “la Sede Apostolica non è tanto [una realtà] politica, non è una componente di informazione, bensì è una concreta espressione della natura stessa della Chiesa di Cristo. Siamo cattolici non perché Francesco è il Papa, siamo cattolici non perché il Papa si esprime a ragione o a torto su temi internazionali. Siamo cattolici perché crediamo che l’Apostolo Pietro nel Collegio degli Apostoli e i Successori dell’Apostolo Pietro abbiano un ruolo speciale nella Chiesa”.
La citazione aveva significato, perché da una parte mostrava di accettare le critiche dell’arcivescovo maggiore Shevchuk ad una certa impostazione diplomatica, e dall’altra ne riconosceva la buona fede nelle sue affermazioni.
Altro tema diplomatico riguarda gli sforzi della Santa Sede per la sorte di Padre Ivan Levitskyi e Padre Bogdan Heleta, due padri redentoristi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina scomparsi dopo il loro arresto nel novembre 2022.
Il Cardinale Parolin ha anche concluso sottolineando la vicinanza della Santa Sede e ricapitolando tutte le azioni fatte dal Papa per l’Ucraina, che rendono “ingiusto” dubitare dell’affetto del Papa per l’Ucraina.
Soprattutto, il Cardinale Parolin ha messo in luce l’attenzione della Segreteria di Stato, anche sulla questione dello scambio dei prigionieri e sul rimpatrio dei bambini inviati in Ucraina, ma anche riguardo “l’accordo sull’esportazione del grano, degli aspetti umanitari del piano di pace proposto dalle Autorità ucraine”.
Infine, ha annunciato un incontro con rappresentanti della Chiesa Greco Cattolica e Latina ed esperti per approfondire le tematiche legate alla guerra. Inizialmente, si parlava più di una commissione permanente.
Altra visita dal profondo carattere diplomatico è stata quella del Cardinale Matteo Zuppi. Questi ha parlato di sinodalità, di cercare un aiuto verticale e orizzontale, sottolineando la necessità di trovare una soluzione per la pace.
FOCUS EUROPA
Francia, rimandata la legge sul fine vita
La proposta di legge sul fine vita in Francia è pronta, e aprirà al diritto all’assistenza attiva al morire riservata agli adulti. Il testo doveva essere presentato il 21 settembre. Il 22 settembre, però, è previsto l’arrivo di Papa Francesco a Marsiglia, per gli Incontri del Mediterraneo. Non sarà una visita in Francia, ma a Marsiglia. Nonostante tutto, Emmanuel Macron, presidente francese, sarà comunque ad accogliere personalmente Papa Francesco all’arrivo sul suolo francese.
Tuttavia, la presentazione della legge sul fine vita potrebbe creare un caso diplomatico. La Conferenza Episcopale Francese si è già pronunciata con forza riguardo la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito.
Per questo, si è deciso di non presentare il disegno di legge il giorno prima dell’arrivo del pontefice, per evitare polemiche. La legge sarà così presentata tra il 26 e il 28 settembre.
È un piccolo spostamento di data, che non cambierà nulla. Macron, tra l’altro, vuole continuare a mostrare vicinanza a Papa Francesco, che ha già visitato per tre volte. Macron ha parlato con Papa Francesco del disegno di legge durante l’ultimo incontro faccia a faccia, il 24 ottobre. Papa Francesco aveva risposto: “So che non farai niente di stupido”. Sarà così?
Il Primo ministro portoghese sarà da Papa Francesco il 28 settembre
Il prossimo 28 settembre, Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, avrà una udienza privata con Papa Francesco. Costa ha dichiarato di aver chiesto udienza al Papa per ringraziarlo personalmente di aver scelto il Portogallo per ospitare la Giornata Mondiale della Gioventà, che si è tenuta a Lisbona dall’1 al 6 agosto scorsi.
Il primo ministro incontrerà anche il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Lo ha reso noto una nota della presidenza del Consiglio portoghese.
Il Patriarca di Lisbona ricevuto dal presidente della Camera e dal Primo Ministro
Il 5 settembre il Patriarca di Lisbona Rui Valerio, che ha da poco sostituio il patriarca emerito clemente, è stato ricevuto da Augusto Santos Silva, presidente dell’Assemblea della Repubblica, e da Antonio Costa, primo ministro del Portogallo.
Le udienze hanno avuto luogo presso il Parlamento portoghese e nella residenza ufficiale del Primo Ministro, Palazzo Sao Bento.
Rui Valerio si è insediato lo scorso 2 settembre come diciottesimo patriarca di Lisbona, e il 3 settembre ha avuto luogo la solenne messa di ingresso al monastero dei Jerónimos. Il nuovo patriarca ha voluto, nelle prime battute con i giornalisti dopo l’insediamento, esprimere solidarietà per le vittime di abusi, parlando anche della possibile compensazione delle vittime. “Se – ha detto - la compensazione monetaria è un sostegno affinché la persona si senta ristabilita nella sua intera condizione di essere umano, nella sua capacità di ricostruire la sua vita, dobbiamo percorrere questa strada”.
Il neo-Patriarca ha anche detto di volere essere un “vescovo di strada” dando “alla Chiesa di Lisbona quello che ho sempre dato durante la mia vita sacerdotale e poi come vescovo: la mia presenza, la mia vicinanza”.
FOCUS NORD AMERICA
Una lettera pastorale sulle migrazioni dei vescovi al confine tra Messico e Stati Uniti
Dall’1 al 3 settembre, i vescovi alla frontiera tra Texas e Messico si sono riuniti nella diocesi messicana di Ciudad Juarez per parlare di affari riguardanti la migrazione.
Parlando con Vida Nueva, Eugenio Lira Rugarcia, vescovo della diocesi di Matamamoros, ha annunciato che ci sarà una riflessione pastorale congiunta dei vescovi di Messico e Stati Uniti che sarà presentata all’inizio del 2024.
La dichiarazione è in preparazione – ha detto il vescovo – “in occasione del XX anniversario della storica dichiarazione Insieme nel cammino di speranza, non siamo più stranieri”.
Durante l’incontro, i vescovi hanno parlato della sicurezza integrale dei migranti, così come della volontà di coniugare il diritto dei Paesi a garantire la sicurezza delle loro frontiere “con il rispetto della vita, la dignità, i diritti di ogni persona”.
FOCUS AMERICA LATINA
Corte Suprema del Messico depenalizza l’aborto nel Paese
La Corte Suprema del Messico ha depenalizzato l’aborto a livello federale, legalizzando l’interruzione di gravidanza in tutto il Paese. È stata una scelta arrivata con l’unanimità dei tre giudici della Corte Suprema, andando oltre anche la sentenza della Corte del 2021, quando dichiarò incostituzionale considerare l’aborto un crimine.
Ora, con la modifica del Codice Penale Federale, tutte le istituzioni sanitarie federali, che danno assistenza al 70 per cento della popolazione, sono obbligate a prestare servizio di aborto. La sentenza, comunque non riguarda 21 delle 32 entità federali del Paese in cui non hanno avuto luogo le modifiche ai codici penali statali in materia di aborto. Secondo la Corte, le norme che penalizzano l’aborto volontario vanno sia contro chi esegue l’aborto che contro la donna che se lo autoprocura, e sono “incostituzionale, perché annullano integralmente il diritto a decidere”. Considerare l’aborto criminale, ha proseguito la Corte, costituisce “un atto di violenza e discriminazione di genere”, mentre è considerato incostituzionale anche il regolamento che impone la sospensione dell’esercizio della professione ai medici o infermiere che praticano l’aborto.
La Corte ha quindi intimato al Congresso di derogare le norme contenute nel Codice Penale Federale che criminalizzano l’aborto volontario.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede alla Conferenza OSCE sulla uguaglianza di gender
Il 6 settembre, la Macedonia del Nord, presidente di turno dell’OSCE, ha organizzato una conferenza sull’uguaglianza di genere e il rafforzamento del ruolo della donna. La Santa Sede è intervenuta nella sessione conclusiva con un discorso pronunciato da Anne-Jolie Kerhuel, esperta della Santa Sede e officiale della Santa Sede.
Kerhouel ha sottolineato che la delegazione della Santa Sede supporta l’idea che “la piena e vera eguaglianza tra donne e uomini è un aspetto fondamentale di una società giusta e democratica”.
Allo stesso tempo, riconosce con il paper OSCE che l’organizzazione delle società ancora non riflette il fatto che le donne hanno la stessa dignità e diritti degli uomini”.
Secondo la Santa Sede, uno dei passi principali verso l’eguaglianza è la promozione della partecipazione delle donne in tutti gli aspetti della vita culturale, pubblica, politica ed economica”.
Secondo la Santa Sede, “è innegabile che la partecipazione delle donne in ogni ambiente di lavoro e nella vita istituzionale possa portare un salutare bilanciamento nel processo decisionale”.
La Santa Sede nota anche che dare più forza alle donne può “essere un modo di successo per combattere la corruzione”, perché “quando le donne hanno più voce nei processi decisionali, c’è frequentemente maggiore presa di responsabilità, trasparenza e minore tolleranza di pratiche corrotte”.
Kerhouel ha detto che “le attuali situazioni di crisi e i conflitti che si protraggono, come la guerra in Ucraina, mettono in luce il terribile fatto che donne e uomini si trovano esposte a crescenti rischi di abusi e violenza, così come ai pericoli di tratta e di sfruttamento sessuale”.
Le donne, invece, possono “giocare un ruolo costruttivo e contribuire realmente alla prevenzione dei conflitti, alla gestione delle crisi, alla riabilitazione post-conflitto e ai processi di ricostruzione”.
Tuttavia, la Santa Sede rimarca che la questione dell’eguaglianza del documento deve “essere limitate alle parti rilevanti che cadono nello scopo dell’impegno dell’OSCE basato sul consenso, e quindi sulla promozione delle donne nella pace e in sicurezza”. Indirettamente, la Santa Sede mette in guardia dall’utilizzo dei temi della gender equality per promuovere l’ideologia gender, o forzare gli Stati ad applicare delle politiche gender oriented.
La Santa Sede, allo stesso tempo, assicura “il suo continuo supporto agli sforzi e l’impegno dell’OSCE per l’eguaglianza tra uomini e donne, in armonia con le loro differenze e reciprocità in natura”.