“un prontuario per la tua vita di Rappresentante Pontificio, per vivere i tuoi doveri e adempiere alle tue funzioni con la gioia dell’uomo di Chiesa che, riconoscendosi bisognoso della benedizione divina, cerca di ottenerla mediante una vita santa”.
Gli impegni in Ucraina. La prossima visita di Bartolomeo
Kulbokas arriverà in una Ucraina profondamente al centro dell’attenzione del Papa. Dal Maidan del 2013, il Papa ha seguito costantemente la situazione in Ucraina, ha lanciato l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” (la colletta straordinaria nel 2017), mentre i rappresentanti della Santa Sede hanno visitato a più riprese il Paese (il Cardinale Pietro Parolin, il Cardinale Sandri) e il Papa è arrivato a convocare i vescovi del Sinodo Greco Cattolico Ucraino per un incontro interdicasteriale in Vaticano nel luglio 2019, senza aver paura di definire “guerra” il conflitto che imperversava e imperversa ancora nella nazione, con autoproclamate repubbliche indipendenti e una Crimea ormai annessa alla Russia.
La situazione si è inasprita con il cosiddetto “scisma ortodosso”, causato dalla decisione del Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli di concedere l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina, considerata dal patriarcato di Mosca come suo territorio canonico. Ora, il Patriarca Bartolomeo è atteso in Ucraina, e saranno gli effetti di questo viaggio il primo banco di prova diplomatico per il nuovo nunzio.
Bartolomeo I sarà in Ucraina dal 20 al 24 agosto. Il viaggio, al di là dei possibili significati politici, sembra essere anche l’espressione di una volontà pastorale. Incurante del fatto che Mosca lo accusi di voler agire da Papa, Bartolomeo – il cui entourage sottolinea che avrebbe potuto più e più volte già in precedenza consentire agli ucraini la creazione di una Chiesa autocefale – non mancherà di incontrare anche le altre Chiese, nella consapevolezza che comunque la sua decisione ha dato respiro ad una popolazione in cerca di identità nazionale, esasperata dalla dominazione sovietica prima e quindi da un conflitto che viene percepito come una invasione estera.
Cosa farà Bartolomeo durante il suo soggiorno? Il 20 agosto è solo il giorno dell’arrivo, previsto in tarda serata.
Quindi, il 21 agosto, Bartolomeo I andrà a deporre prima di tutto fiori al monumento delle vittime dell’Holodomor del 1923 – 1933. L’Holodomor è lo sterminio della popolazione ucraina, avvenuto attraverso una carestia provocata su ordine di Stalin.
Quindi, si prevede una preghiera breve in piazza San Michele, e l’incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Zelensky recentemente ha dimostrato molto attivismo nel dialogare con la Santa Sede, ribadendo nei comunicati ufficiali (dopo una telefonata al Papa e dopo uno scambio tra il suo capo ufficio di presidenza e il Cardinale Parolin) anche l’intenzione di promuovere la beatificazione dell’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Andriy Sheptytsky. Un modo per mostrare una vicinanza alla Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che fino ad ora si è chiamata fuori sia dai temi dello scisma ortodosso che da quelli politici, pur manifestando simpatia per ogni iniziativa di tipo nazionale.
Dopo l’incontro con Zelensky e il pranzo ufficiale, Bartolomeo dovrebbe incontrare con il presidente della Verkhovna Rada (il Parlamento ucraino) e quindi una Divina Liturgia.
Il 22 agosto, il Patriarca di Costantinopoli celebrerà la Divina Liturgia insieme al metropolita Epifanyi di Kiev, il capo della Chiesa ortodossa ucraina. Quindi, ci potrebbe essere un incontro con i figli delle vittime del conflitto russo-ucraino, e un incontro (pranzo di lavoro) con le autorità civili di Ucraina.
Un altro appuntamento dovrebbe essere la partecipazione ad una azione ecologica con piantumazione di alberi, cui farà seguito un incontro con il Primo Ministro dell’Ucraina Denys Shmyhal, che recentemente è stato in visita in Vaticano. In seraat, Bartolomeo parteciperà a un ricevimento ufficiale, in cui gli dovrebbe essere conferita una laurea “honoris causa”.
Il 23 agosto, la giornata di Bartolomeo dovrebbe cominciare con una visita all’ambasciata turca e poi una all’ambasciata greca, per incontrare i rappresentanti governativi, ma anche i membri della diaspora greca.
Nel pomeriggio, è previsto un incontro con i membri del Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e Organizzazioni religiose, quindi con la società biblica ucraina, e infine con la Chiesa Greco Cattolica Ucraina.
Il 24 agosto è il giorno del congedo. Il Patriarca Bartolomeo parteciperà alle celebrazioni per l’indipendenza (l’Ucraina si proclamò indipendente il 24 agosto 1991), inclusa la recita di una “Preghiera per l’Ucraina”. Tra le celebrazioni, previsto anche un pranzo. Quindi, il Patriarca in serata farà ritorno a Istanbul.
Se questi saranno gli appuntamenti confermati, sarà da vedere come reagirà Mosca a questo viaggio. E la diplomazia pontificia potrebbe avere un ruolo importante, se non altro come interprete terzo di una situazione che è diventata complicata.
FOCUS AMERICA LATINA
El Salvador, cosa ha detto il Cardinale Gregorio Rosa Chavez
È stata una intervista dura, e dibattuta, quella che il Cardinale Gregorio Rosa Chavez, ausiliare di San Salvador, ha concesso a Vatican News, descrivendo la situazione del Paese.
Il Cardinale Rosa Chavez ha sottolineato che il Paese “vive un terremoto politico”, che si aggiunge alla pandemia. Il Paese – ha detto il Cardinale – “vive una crisi politica molto grave, perché non abbiamo in questo momento uno Stato di dirittoche funzioni, non abbiamo l’indipendenza dei poteri, non ci sono figure politiche in cui confidare, non abbiamo una legge che dobbiamo rispettare, c’è più paura di quanta non ci sia legge, e dunque non c’è vera giustizia”.
Non solo. Il porporato ha anche detto che non c’è “nemmeno tolleranza con chi la pensa in maniera differentemente”, mentre c’è un settore che si dice “contento perché gli sembra che alla fine si sia posto ordine”.
Il Cardinale si dice preoccupato per il futuro del Salvador, e che la data chiave sarà il 15 settembre, quando si celebrerà il Bicentenario dell’Indipendenza del Paese, quando il presidente parlerà “di quale è il suo progetto per il Paese, in che direzione dobbiamo andare, e così allora cammineremo”.
Il Cardinale ha notato che al momento “c’è anche una preoccupazione internazionale, perché si sente che siamo un Paese in cui le istituzioni democratiche non funzionano realmente, non c’è una separazione di poteri e una cultura democratica”. Ma questo – ha detto il Cardinale – “può e deve cambiare”.
Sono parole che non hanno lasciato indifferenti, e che hanno suscitato reazioni molto dure. L’ultimo è stato Walter Araujo, leader del pArtito Nuevas Ideas, che ha parlato spesso esplicitamente di “preti rossi”.
Nicaragua, la denuncia della Commissione Giustizia e Pace
La Commissione Giustizia e Pace dell’arcidiocesi di Managua, capitale del Nicaragua, ha denunciato “la grave situazione di persecuzione” che sta avvenendo nel Paese in vista delle prossime elezioni di novembre, scatenate dal presidente Daniel Ortega e che hanno incluso anche “minacce alla Chiesa cattolica, offese ai suoi sacerdoti e vescovi, limitazioni nel rilascio di visti o della residenza a sacerdoti stranieri, le vessazioni di parrocchiani laici e altre azioni illegale e intimidatorie”.
Tutto questo – scrive la commissione – impedisce al popolo nicaraguense “di esprimere la propria preferenza nel voto di novembre”, perché “non ci sono le condizioni per elezioni democratiche”, mentre la commissione lancia anche l’allarme sulla nuova “ondata di migrazioni nicaraguensi, per lo più giovani, che sono costretti a lasciare la loro patria a causa dell'insicurezza, della disoccupazione, dell'incertezza sul futuro del Paese".
L’agenzia Fides, della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nota che la presidenza Ortega: detiene sette candidati alla presidenza; ha inibito Berenice Quezada, candidata alla vicepresidenza ufficialmente iscritta al Consiglio Supremo Elettorale (CSE); e ha cancellato la personalità giuridica del partito Cittadini per la Libertà (CxL)”.
Secondo varie organizzazioni internazionali, l’amministrazione Ortega tiene più di 140 prigionieri politici, tra i quali “più di 30 attivisti, candidati, intellettuali, ex guerriglieri sandinisti, uomini d'affari, ex diplomatici e giornalisti che sono stati imprigionati nel contesto del processo elettorale che dovrebbe culminare il 7 novembre”.
FOCUS MEDIO ORIENTE
Libano, il presidente difende il patriarca Rai
Il Cardinale Bechara Rai, patriarca dei maroniti, ha ancora una volta criticato pubblicamente Hezbollah, suscitando varie violente reazioni che gli sono valse la difesa del presidente del Libano Michel Aoun.
Il Patriarca Bechara Rai aveva espresso le sue critiche nella omelia dell’8 agosto, a seguito di un conflitto tra i confini tra Israele e Hezbollah, sottolieando che nessun gruppo dovrebbe decidere sulla guerra e sulla pace e chiedendo all’esercito di fermare il lancio di razzi dal Sud.
Le parole del Cardinale Rai non sono passate inosservate e hanno subito critiche, ma il presidente Aoun (maronita e alleato di Hezbollah) ha comunque difeso il patriarca, sottolineando che tutto ciò che aveva detto rientrava nel diritto alla libertà di espressione in una telefonata personale avuta con lo stesso Cardinale. Per l’esattezza, il Cardinale Rai era stato accusato di sionismo, in particolare per aver detto che “mentre il Libano non ha ancora deciso di fare pace con Israele, non ha nemmeno deciso di andare in guerra, e il Libano non vuole essere intrappolato in azioni militari che vogliono suscitare una distruttiva risposta da parte di Israele”.